venerdì, novembre 23, 2012
Il sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra ha votato contro l'ordinazione delle donne vescovo. Sia l'attuale arcivescovo di Canterbury Rowan Williams che Justin Welby, arcivescovo designato che assumerà la guida della Chiesa d'Inghilterra a marzo, si erano detti favorevole alla modifica.  

Città Nuova - Alla fine, ma solo in tarda serata e dopo ore di dibattito serrato, mercoledì 20 novembre il Sinodo generale della Chiesa di Inghilterra ha votato no alla ordinazione delle donne vescovo. Una sorpresa. Sì, perché alla vigilia, un sì alla legislazione sembrava dato per certo, insomma, scontato. In fin dei conti, la maggioranza del Paese e delle 44 diocesi era d’accordo. Ma durante il dibattito in aula molti hanno cominciato a manifestare dissensi, perplessità. E alla fine la maggioranza ha detto no. Mai voto era così atteso. Da giorni i riflettori erano puntati a Londra per vedere se alla fine la Chiesa di Inghilterra avrebbe finalmente preso la decisione di concedere anche alle donne di diventare vescovo, dopo che nel 1992 avevano ottenuto il ministero sacerdotale.

Nei giorni precedenti il Sinodo era addirittura partita una campagna di sensibilizzazione per convincere le persone a dire sì alla legislazione e a porre una volta per tutte le parola fine ad anni di dibattiti, rinvii e rimpalli. A promuovere la campagna era stato lo stesso arcivescovo di Canterbury uscente Rowan Williams, che le aveva dato anche uno slogan significativo, “Enough Waiting”, come dire: “abbiamo aspettato abbastanza”.

In un certo senso si capisce questa campagna, visto che il no alla legislazione lascia oggi in molti inglesi la sensazione di aver cancellato 12 anni di lavoro, rimandando la decisione di ancora 7 anni. C’è poi un dato sociologico da non sottovalutare, e cioè che la Chiesa di Inghilterra, dopo il sì al sacerdozio femminile, si è tinta di rosa: nel 2010, secondo l’annuario della chiesa di Stato inglese, il “Church of England Yearbook”, per la prima volta più donne che uomini sono state ordinate, 290 contro 273. E secondo lo studio “Religious Trends”, entro il 2025 il numero delle donne sarà pari a quello degli uomini, mentre, soltanto sette anni fa, appena il 10 per cento dei 9.500 pastori della chiesa di Inghilterra era costituito da donne.

Il nodo doloroso è sempre stato quello di trovare modi congrui e soprattutto ben accetti a tutti per “accomodare” le persone contrarie all’episcopato femminile. Perché il mondo anglicano è variegato e complesso e al suo interno ci sono tante anime, alcune più liberali e altre più tradizionaliste. Vent’anni fa, con l’arrivo delle donne pastore, alle parrocchie che non erano d’accordo vennero garantiti i cosiddetti “flying bishops”, “Vescovi volanti”, uomini, che non hanno una diocesi ma si spostano per seguire i fedeli a loro affidati. La scelta non evitò, in ogni caso, un esodo sostanzioso verso la Chiesa cattolica.

«Dopo tanti anni di dibattito e di tentativi di compromesso – ha dichiarato alla Bbc il reverendo Rachel Weir - questo è un giorno tragico per la Chiesa d'Inghilterra». Che il voto abbia causato un ulteriore scossone alla già delicata vita della Chiesa inglese, lo dimostra anche il fatto che subito dopo il voto è stata convocata una riunione di emergenza della Casa dei vescovi in seguito alla quale l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha consegnato una dichiarazione presidenziale.

«Qualunque fosse stata la decisione presa ieri – ha detto Williams – oggi sarebbe stata comunque una giornata difficile». Ci sarebbe cioè stato chi si sarebbe sentito nella Chiesa “messo in discussione” e “profondamente vulnerabile, indesiderato e incerto”. Quale allora la priorità per il futuro? «La priorità per oggi e per tutti noi – ha detto Williams - è quello di accettarsi l'un l'altro e alla luce di tale riconoscimento, dare gli uni agli altri la cura di cui abbiamo bisogno». Si riparte da qui. Dall’accoglienza di chi dissente e di chi esprime delusione. Una cosa è certa: la strada è tutta in salita e che a condurre il mondo anglicano in questo difficile momento di transizione sarà il nuovo arcivescovo Justin Welby.

di Maria Chiara Biagioni


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