È quanto ha affermato Benedetto XVI nella catechesi per l’Udienza del mercoledì nell’Aula Paolo VI
“La tradizione cattolica ha sin dall’inizio rigettato il fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione”. Lo ha detto stamattina Benedetto XVI, nella catechesi per l’Udienza del mercoledì nell’Aula Paolo VI. Dio “non è assurdo, semmai è mistero” e il mistero “non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità”. Se, guardando al mistero, “la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa”. La fede “permette di guardare il sole di Dio, perché è accoglienza della sua rivelazione nella storia e, per così dire, riceve veramente tutta la luminosità del mistero di Dio, riconoscendo il grande miracolo: Dio si è avvicinato all’uomo e si è offerto alla sua conoscenza, accondiscendendo al limite creaturale della sua ragione. Allo stesso tempo Dio, con la sua grazia, illumina la ragione, le apre orizzonti nuovi, incommensurabili e infiniti. Per questo, la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai e mai quietarsi nella scoperta inesausta della verità e della realtà”.
Perciò, “è falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. È vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato. La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana”. Infatti il fatto straordinario è che la natura sia per noi conoscibile e comprensibile. E ciò rimane un mistero che può essere illuminato solo dalla fede, come viene espresso al n. 13 della Fides et ratio: “In aiuto alla ragione che cerca l’intelligenza del mistero vengono anche i segni presenti nella Rivelazione”. Peraltro il desiderio di conoscere è comune a tutti gli uomini ed è specifico della natura umana. L’uomo cerca la verità nella conoscenza: infatti, come dice Sant’Agostino, “molti ho incontrato che volevano ingannare, ma che volesse farsi ingannare nessuno!”. La conoscenza poi produce gioia e appagamento ed è la base sulla quale la volontà e la ragione possono costruire la saggezza.
Vanno pertanto incoraggiate, ad esempio, “le ricerche poste a servizio della vita e miranti a debellare le malattie. Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo, nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile”. Così “la fede non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso”. Anche per questo “è ragionevole credere: se la scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno”. In tutto questo gioca un ruolo prezioso la filosofia che può, per così dire “fare da arbitro” tra Scienza e Fede. Infatti al n. 56 della Fides et Ratio viene messo bene in evidenza che si è diffusa in particolare nel mondo occidentale e cristiano una radicale sfiducia da parte della filosofia nelle capacità della ragione di operare fuori dalle scienze naturali tanto da parlare di “fine della metafisica”. È per contrastare questa tendenza che Giovanni Paolo II con calore afferma: “Non posso non incoraggiare i filosofi, cristiani o meno, ad avere fiducia nelle capacità della ragione umana e a non prefiggersi mete troppo modeste nel loro filosofare... bisogna non perdere la passione per la verità ultima e l’ansia per la ricerca”. Personalmente credo che occorra rivedere del tutto il ruolo della filosofia nell’attuale società contemporanea. Infatti tale disciplina è necessaria cerniera tra la teologia e la scienza ed è significativo notare che molti di notevoli capacità intellettuali, convinti di poter conoscere anche la realtà meta-scientifica, si indirizzino oggi agli studi filosofici, percepiti come un campo nuovo da esplorare in cerca di verità, bontà e bellezza, i tre temi fondamentali sui quali si basano gli studi filosofici.
“Ecco perché – dice Benedetto XVI- è decisivo per l’uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo. Nel Vangelo viene inaugurato un nuovo umanesimo, un’autentica grammatica dell’umano e di tutta la realtà”. “Preghiamo - ha concluso - perché tutti ritrovino in Cristo il senso dell’esistenza e il fondamento della vera libertà: senza Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso”.
“La tradizione cattolica ha sin dall’inizio rigettato il fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione”. Lo ha detto stamattina Benedetto XVI, nella catechesi per l’Udienza del mercoledì nell’Aula Paolo VI. Dio “non è assurdo, semmai è mistero” e il mistero “non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità”. Se, guardando al mistero, “la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa”. La fede “permette di guardare il sole di Dio, perché è accoglienza della sua rivelazione nella storia e, per così dire, riceve veramente tutta la luminosità del mistero di Dio, riconoscendo il grande miracolo: Dio si è avvicinato all’uomo e si è offerto alla sua conoscenza, accondiscendendo al limite creaturale della sua ragione. Allo stesso tempo Dio, con la sua grazia, illumina la ragione, le apre orizzonti nuovi, incommensurabili e infiniti. Per questo, la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai e mai quietarsi nella scoperta inesausta della verità e della realtà”.
Perciò, “è falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. È vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato. La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana”. Infatti il fatto straordinario è che la natura sia per noi conoscibile e comprensibile. E ciò rimane un mistero che può essere illuminato solo dalla fede, come viene espresso al n. 13 della Fides et ratio: “In aiuto alla ragione che cerca l’intelligenza del mistero vengono anche i segni presenti nella Rivelazione”. Peraltro il desiderio di conoscere è comune a tutti gli uomini ed è specifico della natura umana. L’uomo cerca la verità nella conoscenza: infatti, come dice Sant’Agostino, “molti ho incontrato che volevano ingannare, ma che volesse farsi ingannare nessuno!”. La conoscenza poi produce gioia e appagamento ed è la base sulla quale la volontà e la ragione possono costruire la saggezza.
Vanno pertanto incoraggiate, ad esempio, “le ricerche poste a servizio della vita e miranti a debellare le malattie. Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo, nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile”. Così “la fede non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso”. Anche per questo “è ragionevole credere: se la scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno”. In tutto questo gioca un ruolo prezioso la filosofia che può, per così dire “fare da arbitro” tra Scienza e Fede. Infatti al n. 56 della Fides et Ratio viene messo bene in evidenza che si è diffusa in particolare nel mondo occidentale e cristiano una radicale sfiducia da parte della filosofia nelle capacità della ragione di operare fuori dalle scienze naturali tanto da parlare di “fine della metafisica”. È per contrastare questa tendenza che Giovanni Paolo II con calore afferma: “Non posso non incoraggiare i filosofi, cristiani o meno, ad avere fiducia nelle capacità della ragione umana e a non prefiggersi mete troppo modeste nel loro filosofare... bisogna non perdere la passione per la verità ultima e l’ansia per la ricerca”. Personalmente credo che occorra rivedere del tutto il ruolo della filosofia nell’attuale società contemporanea. Infatti tale disciplina è necessaria cerniera tra la teologia e la scienza ed è significativo notare che molti di notevoli capacità intellettuali, convinti di poter conoscere anche la realtà meta-scientifica, si indirizzino oggi agli studi filosofici, percepiti come un campo nuovo da esplorare in cerca di verità, bontà e bellezza, i tre temi fondamentali sui quali si basano gli studi filosofici.
“Ecco perché – dice Benedetto XVI- è decisivo per l’uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo. Nel Vangelo viene inaugurato un nuovo umanesimo, un’autentica grammatica dell’umano e di tutta la realtà”. “Preghiamo - ha concluso - perché tutti ritrovino in Cristo il senso dell’esistenza e il fondamento della vera libertà: senza Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso”.
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