Alla scoperta del laboratorio della legalità, nato nella casa confiscata al boss Bernardo Provenzano
Liberainformazione - Accade spesso che l’impossibile, attraverso il coraggio e l’impegno degli uomini, divenga “possibile”. Pensare che un bene confiscato alla mafia possa diventare un luogo di tutti, ormai, non è per fortuna evento raro, ma che questo avvenga nella terra dei boss per eccellenza non è cosa da poco. Nella piccola città di Corleone, tristemente nota per i fatti mafia, oggi è possibile entrare nella casa confiscata alla famiglia del boss Bernardo Provenzano, che porta adesso il nome di Laboratorio della Legalità. Ristrutturato con i fondi del Pon Sicurezza, grazie all’impegno del Comune di Corleone, il bene confiscato è assurto a luogo simbolo ed ospita al suo interno le opere del maestro partinicese Gaetano Porcasi. Le opere del maestro, ormai famose in tutto il mondo ed esposte anche al Parlamento Europeo di Bruxelles, conducono il visitatore a compiere un percorso emozionale della vicenda umana di cui ogni opera collocata all'interno ne costituisce una tappa. Un viaggio attraverso un preciso spaccato di storia e memoria, un itinerario in una scissione temporale che solo apparentemente segue la linea cronologica attraverso una precisa numerazione voluta dall'artista, il quale marchia le opere incorniciando gli anni degli avvenimenti che cosi raffigurati diventano i numeri civici di un violento tragitto. Che cosa emerge dal seguire con lo sguardo le opere e le testimonianze documentarie all'interno se non l'itinerario storico di una rivoluzione politico-culturale che ha investito in particolar modo la Sicilia? Il viaggio, attraverso le opere di Gaetano Porcasi, parte dallo sbarco degli Americani, nel luglio del 1943, consumato grazie all'appoggio dei mafiosi (Calogero Vizzini di Villalba, Genco Russo di Mussomeli, Lucky Luciano di Lercara Friddi) e che prosegue, percorrendo le varie sezioni museali, con Portella della Ginestra (1maggio 1947), la prima grande strage dell'era repubblicana. In questa sezione trovano posto le tele raffiguranti vari uomini uccisi dalla mafia, come il sindacalista corleonese Placido Rizzotto. È così ritratta la commistione tra mafia e alcuni politici della Democrazia Cristiana. Ecco scorrere le stragidegli anni '60, a Ciaculli (1963), frazione di Palermo, Bellolampo, per passare all'uccisione del sindaco di Cattolica Eraclea (AG) Giuseppe Spagnolo nel 1955, a quella di Peppino Impastato,nel 1978, fino ad arrivare ai nostri giorni, con l'assassinio del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982), del parroco di Brancaccio Don Pino Puglisi (1992), dei Giudici Falcone e Borsellino, unitamente agli uomini delle loro scorte, nelle terribili stragi del 1992.
Si va avanti con la strage dei Gergofili, a Firenze, il duro monito di condanna contro i mafiosi di Giovanni Paolo II (maggio 1993) nella valle dei templi ad Agrigento, per finire, oltre le vittime, con gli arresti dei loro carnefici. La pittura come strumento di denuncia conduce l'artista a sperimentare contrasti esprimendo così l'eterna lotta tra bene e male. I dipinti sono elaborati con colori sgargianti e tratti marcati, ma questo non basta, all'artista serve incidere la propria opera con la presenza della cronaca, il dipinto spesso nasce da un mosaico composto riproducendo i ritagli dei quotidiani. Nell'intera opera i titoli in grassetto della prima pagina dei giornali, i moniti, le scritte sui muri fanno parte di una “pittura urlata” che come la parola non deve avere paura, ma nominare l'essenziale, riprodurre il senso del visibile e attribuire significati. La mostra è il “cuore” del Laboratorio, all’interno del quale opera una vera e propria officina culturale. Dal momento della sua inaugurazione (15 agosto 2008), avvenuta alla presenza di tutte le più alte cariche dello stato, l’ associazione ha realizzato un numero altissimo di eventi: presentazioni di libri, incontri con le associazioni del territorio, momenti di cultura con rappresentanti della politica estera. Non sono mancati interventi nel settore della ricerca, condotta di concerto con l’Università degli Studi di Palermo. Nonostante la strada sia lunga ancora da compiere, il cammino è ormai tracciato, poiché l’associazione dedica la maggior parte delle attività ad investire sui giovani e a trasmettere loro una cultura della legalità, che rendendoli cittadini attivi potrà garantire loro la conquista della libertà.
Liberainformazione - Accade spesso che l’impossibile, attraverso il coraggio e l’impegno degli uomini, divenga “possibile”. Pensare che un bene confiscato alla mafia possa diventare un luogo di tutti, ormai, non è per fortuna evento raro, ma che questo avvenga nella terra dei boss per eccellenza non è cosa da poco. Nella piccola città di Corleone, tristemente nota per i fatti mafia, oggi è possibile entrare nella casa confiscata alla famiglia del boss Bernardo Provenzano, che porta adesso il nome di Laboratorio della Legalità. Ristrutturato con i fondi del Pon Sicurezza, grazie all’impegno del Comune di Corleone, il bene confiscato è assurto a luogo simbolo ed ospita al suo interno le opere del maestro partinicese Gaetano Porcasi. Le opere del maestro, ormai famose in tutto il mondo ed esposte anche al Parlamento Europeo di Bruxelles, conducono il visitatore a compiere un percorso emozionale della vicenda umana di cui ogni opera collocata all'interno ne costituisce una tappa. Un viaggio attraverso un preciso spaccato di storia e memoria, un itinerario in una scissione temporale che solo apparentemente segue la linea cronologica attraverso una precisa numerazione voluta dall'artista, il quale marchia le opere incorniciando gli anni degli avvenimenti che cosi raffigurati diventano i numeri civici di un violento tragitto. Che cosa emerge dal seguire con lo sguardo le opere e le testimonianze documentarie all'interno se non l'itinerario storico di una rivoluzione politico-culturale che ha investito in particolar modo la Sicilia? Il viaggio, attraverso le opere di Gaetano Porcasi, parte dallo sbarco degli Americani, nel luglio del 1943, consumato grazie all'appoggio dei mafiosi (Calogero Vizzini di Villalba, Genco Russo di Mussomeli, Lucky Luciano di Lercara Friddi) e che prosegue, percorrendo le varie sezioni museali, con Portella della Ginestra (1maggio 1947), la prima grande strage dell'era repubblicana. In questa sezione trovano posto le tele raffiguranti vari uomini uccisi dalla mafia, come il sindacalista corleonese Placido Rizzotto. È così ritratta la commistione tra mafia e alcuni politici della Democrazia Cristiana. Ecco scorrere le stragidegli anni '60, a Ciaculli (1963), frazione di Palermo, Bellolampo, per passare all'uccisione del sindaco di Cattolica Eraclea (AG) Giuseppe Spagnolo nel 1955, a quella di Peppino Impastato,nel 1978, fino ad arrivare ai nostri giorni, con l'assassinio del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982), del parroco di Brancaccio Don Pino Puglisi (1992), dei Giudici Falcone e Borsellino, unitamente agli uomini delle loro scorte, nelle terribili stragi del 1992.
Si va avanti con la strage dei Gergofili, a Firenze, il duro monito di condanna contro i mafiosi di Giovanni Paolo II (maggio 1993) nella valle dei templi ad Agrigento, per finire, oltre le vittime, con gli arresti dei loro carnefici. La pittura come strumento di denuncia conduce l'artista a sperimentare contrasti esprimendo così l'eterna lotta tra bene e male. I dipinti sono elaborati con colori sgargianti e tratti marcati, ma questo non basta, all'artista serve incidere la propria opera con la presenza della cronaca, il dipinto spesso nasce da un mosaico composto riproducendo i ritagli dei quotidiani. Nell'intera opera i titoli in grassetto della prima pagina dei giornali, i moniti, le scritte sui muri fanno parte di una “pittura urlata” che come la parola non deve avere paura, ma nominare l'essenziale, riprodurre il senso del visibile e attribuire significati. La mostra è il “cuore” del Laboratorio, all’interno del quale opera una vera e propria officina culturale. Dal momento della sua inaugurazione (15 agosto 2008), avvenuta alla presenza di tutte le più alte cariche dello stato, l’ associazione ha realizzato un numero altissimo di eventi: presentazioni di libri, incontri con le associazioni del territorio, momenti di cultura con rappresentanti della politica estera. Non sono mancati interventi nel settore della ricerca, condotta di concerto con l’Università degli Studi di Palermo. Nonostante la strada sia lunga ancora da compiere, il cammino è ormai tracciato, poiché l’associazione dedica la maggior parte delle attività ad investire sui giovani e a trasmettere loro una cultura della legalità, che rendendoli cittadini attivi potrà garantire loro la conquista della libertà.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.