In serata l'Egitto ha annunciato il cessate il fuoco fra Israele e Hamas a partire dalle 21 locali, le 20 italiane. L'annuncio è stato fatto dal ministro degli esteri egiziano Kamel Amr nel corso di una conferenza stampa al Cairo alla quale ha partecipato anche il segretario di stato americano Hillary Clinton. Subito dopo il presidente degli Stati Uniti Obama ha ringraziato il premier israeliano Netanyahu che ha detto di aver voluto dare "un'opportunità alla proposta egiziana". Quella di oggi era stata un’altra giornata di violenze.
Radio Vaticana - Stavolta l’annuncio non è stato fallace, come ieri quando proveniva da fonti giornalistiche: a farlo sono stati in una conferenza stampa il segretario di stato americano e il ministro degli esteri egiziano, grandi mediatori rispettivamente delle posizioni di Israele e dei fondamentalisti islamici di Hamas. L’ accordo si è potuto raggiungere soprattutto perché se ne è fatto garante l’Egitto come ancora ieri aveva chiesto il primo ministro israeliano Netanyahu a Hillary Clinton. Non sembra che sia riuscita a far accettare il mantenimento da parte di Israele del blocco totale della Striscia, si è invece delineato un suo allentamento, i particolari si conosceranno fra breve. Restano gli interrogativi sulla capacità di Hamas di controllare le attività di gruppi oltranzisti di Gaza, finora non c’è mai riuscito. Un successo quindi degli sforzi spiegati incessantemente dal presidente degli Stati Uniti Obama, con i suoi ripetuti colloqui telefonici con il presidente egiziano Morsi, accentuati dal viaggio nella regione del segretario di stato. Quest’ultima ieri a Gerusalemme aveva parlato con Netanyahu e poi a Ramallah con il presidente Abu Mazen, al quale aveva chiesto, sembra invano, che soprassedesse alla richiesta all’imminente assemblea generale dell’ONU di ammettere la Palestina come stato non membro. Ma un successo pure del segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki moon in missione di pace nella regione e che oggi aveva incontrato proprio insieme con la signora Clinton il presidente Morsi. La svolta si è concretizzata sullo sfondo di uno scenario immutato di guerra, con altre vittime, una decina, e nuove distruzioni per i raid israeliani su Gaza, da un lato, accompagnati da bombardamenti di unità navali: cento gli obiettivi colpiti, fra i quali il ministero della sicurezza di Hamas; dall’altro per i lanci di missili palestinesi su Israele con l’aggravante tuttavia dall’attentato terroristico su un autobus a Tel Aviv, addirittura non lontano dal ministero della Difesa, che ha provocato più di venti feriti, tre dei quali gravi. L’autore sembra sia stato un individuo che aveva deposto una borsa sotto un sedile. L’attentato è stato accolto con esultanza a Gaza: esponenti di Hamas lo hanno definito “una reazione naturale all’aggressione sionista”.Per Radio Vaticana, Graziano Motta
Radio Vaticana - Stavolta l’annuncio non è stato fallace, come ieri quando proveniva da fonti giornalistiche: a farlo sono stati in una conferenza stampa il segretario di stato americano e il ministro degli esteri egiziano, grandi mediatori rispettivamente delle posizioni di Israele e dei fondamentalisti islamici di Hamas. L’ accordo si è potuto raggiungere soprattutto perché se ne è fatto garante l’Egitto come ancora ieri aveva chiesto il primo ministro israeliano Netanyahu a Hillary Clinton. Non sembra che sia riuscita a far accettare il mantenimento da parte di Israele del blocco totale della Striscia, si è invece delineato un suo allentamento, i particolari si conosceranno fra breve. Restano gli interrogativi sulla capacità di Hamas di controllare le attività di gruppi oltranzisti di Gaza, finora non c’è mai riuscito. Un successo quindi degli sforzi spiegati incessantemente dal presidente degli Stati Uniti Obama, con i suoi ripetuti colloqui telefonici con il presidente egiziano Morsi, accentuati dal viaggio nella regione del segretario di stato. Quest’ultima ieri a Gerusalemme aveva parlato con Netanyahu e poi a Ramallah con il presidente Abu Mazen, al quale aveva chiesto, sembra invano, che soprassedesse alla richiesta all’imminente assemblea generale dell’ONU di ammettere la Palestina come stato non membro. Ma un successo pure del segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki moon in missione di pace nella regione e che oggi aveva incontrato proprio insieme con la signora Clinton il presidente Morsi. La svolta si è concretizzata sullo sfondo di uno scenario immutato di guerra, con altre vittime, una decina, e nuove distruzioni per i raid israeliani su Gaza, da un lato, accompagnati da bombardamenti di unità navali: cento gli obiettivi colpiti, fra i quali il ministero della sicurezza di Hamas; dall’altro per i lanci di missili palestinesi su Israele con l’aggravante tuttavia dall’attentato terroristico su un autobus a Tel Aviv, addirittura non lontano dal ministero della Difesa, che ha provocato più di venti feriti, tre dei quali gravi. L’autore sembra sia stato un individuo che aveva deposto una borsa sotto un sedile. L’attentato è stato accolto con esultanza a Gaza: esponenti di Hamas lo hanno definito “una reazione naturale all’aggressione sionista”.Per Radio Vaticana, Graziano Motta
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