giovedì, novembre 22, 2012
Se non verranno recepite le modifiche alla legge di stabilità fatte dai comuni, i sindaci dell'Anci presenteranno le dimissioni al governo. Mercoledì manifestazione di protesta a Milano, con lo slogan "Liberiamo i Comuni dal patto di stupidità, scriviamo un nuovo patto per la crescita".

Città Nuova - Milano ore 10, piazza Santa Maria delle Grazie, più di cinquecento sindaci danno vita al corteo che raggiungerà piazza della Scala. Sono davvero molti, da tutta Italia, venuti a manifestare contro i tagli ai trasferimenti, ormai ripetuti e crescenti, la perdita delle risorse derivanti dall'Imu, l'assoggettamento dei piccoli Comuni alle regole del patto di stabilità e all'obbligo delle gestioni associate delle funzioni fondamentali.

Apriva il corteo uno striscione, dal quale traspariva tutta la rabbia dei primi cittadini d’Italia e che recitava: "Liberiamo i Comuni dal patto di stupidità, scriviamo un nuovo patto per la crescita". Subito dietro, l’uno al fianco dell’altro, i sindaci di centrodestra e di centrosinistra: c’è Giuliano Pisapia di Milano, Gianni Alemanno da Roma, Piero Fassino da Torino, Giorgio Orsoni da Venezia.

Sindaci con gonfalone e fascia tricolore che recitano tutti la stessa identica protesta come racconta Graziano Delrio presidente dell’Anci: «Abbiamo già espresso al Governo ed al Parlamento le nostra preoccupazioni, ma ad oggi non registriamo alcuna concreta apertura in tal senso. Come comparto Comuni abbiamo già dato, i tagli sopportati negli ultimi anni sono evidenti e a tutti noti, come la riduzione consistente della spesa complessiva».

E altri continuano spiegando che «non possono permettere che i nostri Comuni si trovino nelle condizioni di non poter rispondere più in alcun modo ai bisogni dei cittadini. Si rischia il blocco sia finanziario che funzionale delle amministrazioni. Dobbiamo dimetterci tutti, in maniera globale, e poi dare al governo 20 giorni di possibilità per trattare», strilla dal palco in piazza Scala Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia.

«La nostra voce deve dire che non ne possiamo piu. E dobbiamo fare scelte difficili - spiega Pisapia -. Credo che la restituzione del tricolore per un certo periodo e la sospensione, se non le dimissioni, siano oggi un gesto forte. Ma quando dall'altra parte il silenzio è assordante i gesti forti sono passi avanti». Voglia di scontro istituzionale, trapela da questa protesta sensata e giusta, dove chi deve governare, è ormai sul lastrico, e non ha più quattrini per far fronte alle tante spese di una amministrazione, e non c’è differenza, tra grandi e piccole.

Per il sindaco della capitale Alemanno la manifestazione «è un grande argine per la difesa dei cittadini contro un parlamento di nominati che sta andando a casa e che non sta dando risposte. Bisogna evitare il grande imbroglio. Siamo a fine legislatura ed è il momento più pericoloso. È il tempo dei saldi di fine stagione, è il tempo di possibili grandi fregature». Poi fa notare che in piazza ci sono sindaci del Nord, del Centro e del Sud, di centrodestra e centrosinistra. Esempio di unità seria su cose concrete, un vero «messaggio al Paese».

Piero Fassino sindaco di Torino, ce l’ha con il decreto sulla spending review, dice che ha come titolo una cosa che suona come beffa: «Provvedimenti per il contenimento della spesa a invarianza dell'offerta dei servizi. È una beffa: «l'invarianza dei servizi è diventata irrealistica». Una delegazione ha incontrato in prefettura il ministro per i Rapporti con il parlamento, Piero Giarda, confermando l'ipotesi delle dimissioni in massa. E il presidente nazionale dell'Anci, Graziano Delrio, ha precisato che: «Se non verranno recepite le modifiche alla legge di stabilità fatte dai comuni, i sindaci dell'Anci presenteranno le dimissioni al governo. Il Senato è l'ultima occasione, poi avranno le nostre dimissioni sul tavolo».

di Silvano Gianti


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