Risolvere il nodo della terra per facilitare il rientro in patria di centinaia di burundesi rifugiati dagli anni della guerra civile nella vicina Tanzania: è la sfida che tocca alle provincie meridionali di Makamba e Bururi, zona di cui molti di loro sono originari
Misna - L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), i governi di Bujumbura e Dar es Salaam hanno annunciato che entro la fine dell’anno dovrebbe essere rimpatriata la maggioranza dei 35.000 burundesi scappati nel 1993, all’inizio del conflitto conclusosi dieci anni dopo. “Il governo farà il possibile per risolvere il problema della proprietà dei terreni che sta riguardando i rifugiati rientrati in patria a partire dal 2005” ha dichiarato il ministro per la Solidarietà, Clotilde Nizigama. Un problema particolarmente sentito nel comune di Rumonge, nella provincia di Bururi, che ha accolto centinaia di cittadini rifugiati fino a pochi mesi fa nei campi tanzaniani di Mtabila, Mutambara, Busembwa e Buzimba. La maggior parte dei titoli di proprietà individuali sono stati rilasciati dalle autorità nel 1972, all’epoca di un altro conflitto etnico tra hutu e tutsi combattuto all’indomani dall’indipendenza dal Belgio. Oltre alle rivalità per l’accesso alla terra, i rifugiati si sono lamentati per l’insicurezza e i pregiudizi subiti una volta di ritorno nei comuni di origine. All’inizio del mese più di 150 rifugiati, di cui 85 bambini, hanno lasciato il campo tanzaniano di Mtabila e sono stati accolti sul sito di Mabanda prima di rientrare nei villaggi nativi. Hanno usufruito di tre mesi di cure e di due anni di istruzione gratuita per i propri figli ma anche di sei mesi di servizi amministrativi senza pagamento per il rilascio di documenti e certificati. Nel campo di Mtabila sono ancora stabiliti decine di migliaia di rifugiati ai quali le autorità di Dar es Salam avevano chiesto di lasciare il paese al più tardi entro il 31 ottobre del 2012. L’instabilità seguita alle elezioni contestate del 2010, con un clima segnato da numerosi episodi di violenza, casi di sparizioni forzate e omicidi, ha influenzato la scelta di molti rifugiati burundesi di rimandare il ritorno in patria.
Misna - L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), i governi di Bujumbura e Dar es Salaam hanno annunciato che entro la fine dell’anno dovrebbe essere rimpatriata la maggioranza dei 35.000 burundesi scappati nel 1993, all’inizio del conflitto conclusosi dieci anni dopo. “Il governo farà il possibile per risolvere il problema della proprietà dei terreni che sta riguardando i rifugiati rientrati in patria a partire dal 2005” ha dichiarato il ministro per la Solidarietà, Clotilde Nizigama. Un problema particolarmente sentito nel comune di Rumonge, nella provincia di Bururi, che ha accolto centinaia di cittadini rifugiati fino a pochi mesi fa nei campi tanzaniani di Mtabila, Mutambara, Busembwa e Buzimba. La maggior parte dei titoli di proprietà individuali sono stati rilasciati dalle autorità nel 1972, all’epoca di un altro conflitto etnico tra hutu e tutsi combattuto all’indomani dall’indipendenza dal Belgio. Oltre alle rivalità per l’accesso alla terra, i rifugiati si sono lamentati per l’insicurezza e i pregiudizi subiti una volta di ritorno nei comuni di origine. All’inizio del mese più di 150 rifugiati, di cui 85 bambini, hanno lasciato il campo tanzaniano di Mtabila e sono stati accolti sul sito di Mabanda prima di rientrare nei villaggi nativi. Hanno usufruito di tre mesi di cure e di due anni di istruzione gratuita per i propri figli ma anche di sei mesi di servizi amministrativi senza pagamento per il rilascio di documenti e certificati. Nel campo di Mtabila sono ancora stabiliti decine di migliaia di rifugiati ai quali le autorità di Dar es Salam avevano chiesto di lasciare il paese al più tardi entro il 31 ottobre del 2012. L’instabilità seguita alle elezioni contestate del 2010, con un clima segnato da numerosi episodi di violenza, casi di sparizioni forzate e omicidi, ha influenzato la scelta di molti rifugiati burundesi di rimandare il ritorno in patria.
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