Cresce in Europa il sentimento di ostilità verso le minoranze. Come arginare questo fenomeno? Le proposte di un centro di ricerca tedesco.
Città Nuova - Cosa sta alle origini degli atteggiamenti xenofobi? E che si può fare contro la discriminazione? Fin dal 2002 l’università di Bielefeld, nella Renania Vestfalia, ha avviato una ricerca approfondita sul fenomeno della crescita dell’ostilità verso le minoranze che comincia a destare scalpore a livello internazionale. Gli scienziati indagano sui modelli di percezione adottati dalla maggioranza nei confronti delle persone di provenienza sociale, etnica e religiosa diversa. Le analisi empiriche mettono in evidenza alcuni risultati rilevanti: «La discriminazione costituisce un ostacolo decisivo all’integrazione. Chi, però, è costretto a vivere continuamente esperienze di emarginazione, non si sente parte integrante della società».
Emerge dalla ricerca una segnalazione allarmante: l’ostilità verso minorità “diverse” è entrata proprio nel cuore della società tedesca.
Secondo il centro universitario di Bielefeld, la vera integrazione si realizza in presenza di un rapporto di cooperazione tra la società che accoglie e gli stessi migranti. Certe volte gli stessi «dibattiti pubblici sui temi dell’integrazione e della migrazione sono spesso caratterizzati da stereotipi e pregiudizi» generando discriminazione. Occorre perciò adottare una strategia efficace contro la tentazione del razzismo e a favore di una giusta convivenza civile. La qualità di una società non si manifesta negli articoli di terza pagina sull’etica, ma attraverso l’atteggiamento verso gruppi apparentemente “deboli”. Decisive si rivelano, pertanto, le manifestazioni di accettazione e stima o, al contrario, di odio e diffidenza verso persone che manifestano stili di vita molto diversi ma che devono convivere all’interno della stessa società.
Indagare sull’origine dei conflitti è la premessa per cercare di adottare le efficaci misure di prevenzione nei casi di xenofobia, discriminazione e violenza. Gli studi del professor Ulrich Wagner, responsabile del gruppo di lavoro sulla “psicologia sociale” e di Andreas Zick, portavoce dell’unità di ricerca sull’ostilità verso le minoranze, mettono in evidenza le scissioni all’interno della società e l’interdipendenza tra tale disintegrazione sociale e la crescita di atteggiamenti xenofobi.
Quali sono i possibili rimedi? Un importante approccio teorico consiste, secondo Wagner, nella “teoria del rapporto”: i rapporti tra le persone appartenenti a gruppi etnici diversi riducono le rispettive riserve e portano a un miglioramento nei rapporti tra questi gruppi. I ricercatori hanno messo in rilievo quattro condizioni che possono essere seguite dagli appartenenti dei diversi gruppi sociali: l’impegno per scopi comuni, la cooperazione reciproca, il dialogo tra pari e la valutazione positiva dei rapporti da parte delle rispettive autorità.
Secondo questa teoria del rapporto, il clima di pregiudizio diminuisce con l’aumento del numero dei migranti in un contesto sociale, mentre cresce il fenomeno della xenofobia in ambienti dove si trovano pochi migranti. Quando si vive in stretto contatto con una minoranza, si riduce l’impressione di sentirsi minacciato e, allo stesso tempo, diminuiscono ignoranza e odio. Questo risultato dovrebbe facilitare l’incontro tra gruppi etnici diversi all’interno dello stesso quartiere. Anche alcuni studi condotti negli Stati Uniti confermano la notevole diminuzione dei pregiudizi in presenza di una mescolanza tra più minoranze in rapporto con gruppi più consistenti. Questo non significa assenza di conflitto, ma che le divergenze possono essere viste come tappe in un processo di maturazione della vita sociale. Un percorso che vale la pena seguire da parte di ogni comunità.
Una pianificazione lungimirante degli spazi sociali è quindi necessaria, secondo Wagner, per ostacolare la segregazione e favorire la convivenza.
Secondo il centro universitario di Bielefeld, la vera integrazione si realizza in presenza di un rapporto di cooperazione tra la società che accoglie e gli stessi migranti. Certe volte gli stessi «dibattiti pubblici sui temi dell’integrazione e della migrazione sono spesso caratterizzati da stereotipi e pregiudizi» generando discriminazione. Occorre perciò adottare una strategia efficace contro la tentazione del razzismo e a favore di una giusta convivenza civile. La qualità di una società non si manifesta negli articoli di terza pagina sull’etica, ma attraverso l’atteggiamento verso gruppi apparentemente “deboli”. Decisive si rivelano, pertanto, le manifestazioni di accettazione e stima o, al contrario, di odio e diffidenza verso persone che manifestano stili di vita molto diversi ma che devono convivere all’interno della stessa società.
Indagare sull’origine dei conflitti è la premessa per cercare di adottare le efficaci misure di prevenzione nei casi di xenofobia, discriminazione e violenza. Gli studi del professor Ulrich Wagner, responsabile del gruppo di lavoro sulla “psicologia sociale” e di Andreas Zick, portavoce dell’unità di ricerca sull’ostilità verso le minoranze, mettono in evidenza le scissioni all’interno della società e l’interdipendenza tra tale disintegrazione sociale e la crescita di atteggiamenti xenofobi.
Quali sono i possibili rimedi? Un importante approccio teorico consiste, secondo Wagner, nella “teoria del rapporto”: i rapporti tra le persone appartenenti a gruppi etnici diversi riducono le rispettive riserve e portano a un miglioramento nei rapporti tra questi gruppi. I ricercatori hanno messo in rilievo quattro condizioni che possono essere seguite dagli appartenenti dei diversi gruppi sociali: l’impegno per scopi comuni, la cooperazione reciproca, il dialogo tra pari e la valutazione positiva dei rapporti da parte delle rispettive autorità.
Secondo questa teoria del rapporto, il clima di pregiudizio diminuisce con l’aumento del numero dei migranti in un contesto sociale, mentre cresce il fenomeno della xenofobia in ambienti dove si trovano pochi migranti. Quando si vive in stretto contatto con una minoranza, si riduce l’impressione di sentirsi minacciato e, allo stesso tempo, diminuiscono ignoranza e odio. Questo risultato dovrebbe facilitare l’incontro tra gruppi etnici diversi all’interno dello stesso quartiere. Anche alcuni studi condotti negli Stati Uniti confermano la notevole diminuzione dei pregiudizi in presenza di una mescolanza tra più minoranze in rapporto con gruppi più consistenti. Questo non significa assenza di conflitto, ma che le divergenze possono essere viste come tappe in un processo di maturazione della vita sociale. Un percorso che vale la pena seguire da parte di ogni comunità.
Una pianificazione lungimirante degli spazi sociali è quindi necessaria, secondo Wagner, per ostacolare la segregazione e favorire la convivenza.
di Bernd Klotz
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