Non c’è mai fine al peggio. Mi cadono le braccia. Comincia a girarmi lo stomaco e davvero vorrei vomitare tutta la rabbia che mi sale da dentro. Come ci si può presentare al Senato della Repubblica e dire: “Qualcuno mi ha paragonato al personaggio Cetto La Qualunque che prometteva un pilastro per ogni bambino nato. I veri delinquenti sono state le Istituzioni della Campania che hanno consentito abusi per oltre 20 anni. La nostra proposta è la riapertura del condono edilizio del 2003 contenuta in un nostro disegno di legge”.
Il Fatto Quotidiano - A parlare è il senatore Francesco Nitto Palma, ex ministro della Giustizia nell’ultimo governo Berlusconi e attuale commissario regionale del Pdl in Campania. Non ce la faccio. E’ da tempo che il Pdl ci prova. Si, perché ci hanno provato in tutti i modi a far passare una leggina vergogna, l’ennesima, per sanare migliaia di costruzione abusive distribuite su tutto il territorio campano, isole comprese. Una cocciutaggine politica, figlia di un calcoletto opportunistico pre-elettorale che ancora di più in questi giorni è diventata un “salva vita” per un establishment allo sbando. Dalle parti mie la politica, l’amministrazione della cosa pubblica ha fatto sempre e solo il tifo per i clan della camorra e per le ditte ad essa legate. Cosa sono i boss e i clan senza il politico corrotto, i funzionari infedeli, le connivenze istituzionali, il consenso e la convenienza sociale? Niente. La forza è il mischiarsi. E’ il cocktail shakerato del potere che cerca il potere. E’ la cultura dell’appartenenza che travalica tutto e tutti.
Non ci sono piani regolatori che tengono, non ci sono regole e norme urbanistiche da rispettare, non ci sono vincoli paesaggistici da osservare, non ci sono pareri e pronunciamenti invalicabili, non ci sono controlli e tutori dell’ordine che vedono e intervengono. E’ una giungla, dove ognuno copre l’altro. Un sistema mostruoso ripiegato a tutela di se stesso. Uomini e donne appartenenti alle più disparate formazioni politiche e liste civiche – fatta l’eccezione per qualche piccola storia personale in discontinuità, messa subito ai margini – concentrati nel disegnare e inventare provvedimenti creativi: varianti ai piani urbanistici, varianti al piano regolatore, concessioni con il “pezzotto”, varianti in corso d’opera, espropri mascherati e costruiti a tavolino. Laddove le mani sulla torta sono troppe, ecco che compare il commissariamento retto da funzionari pubblici nominati dal politico nazionale di riferimento di quel territorio e come automi, i sottomessi soddisfano le “voglie” incastrando i tasselli: speculazioni, progetti spartitori, appalti e sub-appalti. Questa la trama. Questa la solita trama.
Il succo è l’illegalità diffusa, la connivenza, la convivenza, gli affari e ancora affari. Una catena di Sant’Antonio con maglie spesse dove tutto si tiene: ricattatori e ricattati, corruttori e corrotti, politici e capibastone, boss e colletti bianchi. Appunto, un sistema di potere dove ogni attore, dal protagonista al figurante, partecipano alla stessa falsa rappresentazione. Allora, scusatemi: la lobby in Parlamento che tenta di vestire – mostruose illegalità – con un abito di legalità a chi risponde davvero? Uno scandalo. Una vergogna. Uno schifo. Le nostre città sono diventate dei cessi. Palazzi mostruosi accatastati l’uno sull’altro senza un criterio. Spazi mangiati da cemento e ancora cemento. Rioni e quartieri dormitorio, senza servizi e con il vuoto attorno dove la socialità è un optional. Brutture che fanno accapponare la pelle. Sorrento, Costiera Amalfitana, Ischia, Capri e Procida sono state sfigurate, violentate, umiliate. Se poi c’è una sentenza di abbattimento esecutiva – il caso di Ischia – centinaia di persone si scagliano contro le forze dell’ordine e sugli operai cacciandoli a colpi di bombe carta. E’ possibile tollerare tutto questo? A Casal di Principe, paese noto alle cronache, svettano ville hollywoodiane (modello Scarface), costruite da padrini codardi e non solo, sono diventate la “normalità”. Camorra chiama camorra. Le costruzioni abusive senza licenza e autorizzazione edilizia sono uno dei capitoli economico e finanziari più remunerativi delle mafie, non solo della camorra. Dalla famigliola che investe i risparmi, all’azienda che deve ampliare i capannoni, all’imprenditore che lancia una lottizzazione, al grande progetto sponsorizzato dagli amici degli amici. Sono i tentacoli della stessa piovra: l’iter burocratico, l’iter delle autorizzazioni, il lascia passare all’intrapresa senza permessi e più concretamente il movimento terra, il calcestruzzo, la fornitura di inerti, la realizzazione dell’opera grezza, le rifiniture, la gestione. Tutto per mano della Camorra Spa che abbraccia mortalmente il “sistema” delle complicità.
Brividi corrono sulla schiena. Il voltastomaco aumenta. Dicevamo: non c’è mai fine al peggio. Eccolo il peggio: ad inizio ottobre, insomma pochi giorni fa, proprio a Casal di Principe tutte le parrocchie con il vescovo di Aversa in testa organizzano una grande fiaccolata contro gli abbattimenti delle case abusive. Una mobilitazione con lo scopo di aprire un dialogo con la Procura generale di Napoli per fermare le esecuzioni delle demolizioni. E gli abusivi presentano anche un manifesto dove scrivono: “Abbiamo sbagliato per il passato, ma vogliamo riparare. Dateci la possibilità di farlo”. E i parroci li aiutano sostenendo: “Non vogliamo giustificare e tollerare l’ abusivismo, al contrario, i cittadini acquistano sempre più consapevolezza dei limiti dell’illegalità, ma invochiamo un aiuto dalla magistratura affinché ci indichi la strada per uscire da situazioni di abusivismo”. Che significa? Non capisco. Forse chiudere un occhio e anche l’altro? Annullare le sentenze di colpevolezza e far finire anni di saccheggio e devastazione a tarallucci e vino? E chi, con onestà e vivendo una vita dignitosa e da vero cristiano, non ha costruito case abusive cosa deve pensare? Un ultimo pensiero a Don Peppino Diana, un parroco-parroco che disse “no” al potere dell’illegalità, che aiutò a far crescere attorno a sé una coscienza civile collettiva e finì martire, massacrato dai killer della camorra cosa penserebbe oggi dei suoi colleghi?
Il Fatto Quotidiano - A parlare è il senatore Francesco Nitto Palma, ex ministro della Giustizia nell’ultimo governo Berlusconi e attuale commissario regionale del Pdl in Campania. Non ce la faccio. E’ da tempo che il Pdl ci prova. Si, perché ci hanno provato in tutti i modi a far passare una leggina vergogna, l’ennesima, per sanare migliaia di costruzione abusive distribuite su tutto il territorio campano, isole comprese. Una cocciutaggine politica, figlia di un calcoletto opportunistico pre-elettorale che ancora di più in questi giorni è diventata un “salva vita” per un establishment allo sbando. Dalle parti mie la politica, l’amministrazione della cosa pubblica ha fatto sempre e solo il tifo per i clan della camorra e per le ditte ad essa legate. Cosa sono i boss e i clan senza il politico corrotto, i funzionari infedeli, le connivenze istituzionali, il consenso e la convenienza sociale? Niente. La forza è il mischiarsi. E’ il cocktail shakerato del potere che cerca il potere. E’ la cultura dell’appartenenza che travalica tutto e tutti.
Non ci sono piani regolatori che tengono, non ci sono regole e norme urbanistiche da rispettare, non ci sono vincoli paesaggistici da osservare, non ci sono pareri e pronunciamenti invalicabili, non ci sono controlli e tutori dell’ordine che vedono e intervengono. E’ una giungla, dove ognuno copre l’altro. Un sistema mostruoso ripiegato a tutela di se stesso. Uomini e donne appartenenti alle più disparate formazioni politiche e liste civiche – fatta l’eccezione per qualche piccola storia personale in discontinuità, messa subito ai margini – concentrati nel disegnare e inventare provvedimenti creativi: varianti ai piani urbanistici, varianti al piano regolatore, concessioni con il “pezzotto”, varianti in corso d’opera, espropri mascherati e costruiti a tavolino. Laddove le mani sulla torta sono troppe, ecco che compare il commissariamento retto da funzionari pubblici nominati dal politico nazionale di riferimento di quel territorio e come automi, i sottomessi soddisfano le “voglie” incastrando i tasselli: speculazioni, progetti spartitori, appalti e sub-appalti. Questa la trama. Questa la solita trama.
Il succo è l’illegalità diffusa, la connivenza, la convivenza, gli affari e ancora affari. Una catena di Sant’Antonio con maglie spesse dove tutto si tiene: ricattatori e ricattati, corruttori e corrotti, politici e capibastone, boss e colletti bianchi. Appunto, un sistema di potere dove ogni attore, dal protagonista al figurante, partecipano alla stessa falsa rappresentazione. Allora, scusatemi: la lobby in Parlamento che tenta di vestire – mostruose illegalità – con un abito di legalità a chi risponde davvero? Uno scandalo. Una vergogna. Uno schifo. Le nostre città sono diventate dei cessi. Palazzi mostruosi accatastati l’uno sull’altro senza un criterio. Spazi mangiati da cemento e ancora cemento. Rioni e quartieri dormitorio, senza servizi e con il vuoto attorno dove la socialità è un optional. Brutture che fanno accapponare la pelle. Sorrento, Costiera Amalfitana, Ischia, Capri e Procida sono state sfigurate, violentate, umiliate. Se poi c’è una sentenza di abbattimento esecutiva – il caso di Ischia – centinaia di persone si scagliano contro le forze dell’ordine e sugli operai cacciandoli a colpi di bombe carta. E’ possibile tollerare tutto questo? A Casal di Principe, paese noto alle cronache, svettano ville hollywoodiane (modello Scarface), costruite da padrini codardi e non solo, sono diventate la “normalità”. Camorra chiama camorra. Le costruzioni abusive senza licenza e autorizzazione edilizia sono uno dei capitoli economico e finanziari più remunerativi delle mafie, non solo della camorra. Dalla famigliola che investe i risparmi, all’azienda che deve ampliare i capannoni, all’imprenditore che lancia una lottizzazione, al grande progetto sponsorizzato dagli amici degli amici. Sono i tentacoli della stessa piovra: l’iter burocratico, l’iter delle autorizzazioni, il lascia passare all’intrapresa senza permessi e più concretamente il movimento terra, il calcestruzzo, la fornitura di inerti, la realizzazione dell’opera grezza, le rifiniture, la gestione. Tutto per mano della Camorra Spa che abbraccia mortalmente il “sistema” delle complicità.
Brividi corrono sulla schiena. Il voltastomaco aumenta. Dicevamo: non c’è mai fine al peggio. Eccolo il peggio: ad inizio ottobre, insomma pochi giorni fa, proprio a Casal di Principe tutte le parrocchie con il vescovo di Aversa in testa organizzano una grande fiaccolata contro gli abbattimenti delle case abusive. Una mobilitazione con lo scopo di aprire un dialogo con la Procura generale di Napoli per fermare le esecuzioni delle demolizioni. E gli abusivi presentano anche un manifesto dove scrivono: “Abbiamo sbagliato per il passato, ma vogliamo riparare. Dateci la possibilità di farlo”. E i parroci li aiutano sostenendo: “Non vogliamo giustificare e tollerare l’ abusivismo, al contrario, i cittadini acquistano sempre più consapevolezza dei limiti dell’illegalità, ma invochiamo un aiuto dalla magistratura affinché ci indichi la strada per uscire da situazioni di abusivismo”. Che significa? Non capisco. Forse chiudere un occhio e anche l’altro? Annullare le sentenze di colpevolezza e far finire anni di saccheggio e devastazione a tarallucci e vino? E chi, con onestà e vivendo una vita dignitosa e da vero cristiano, non ha costruito case abusive cosa deve pensare? Un ultimo pensiero a Don Peppino Diana, un parroco-parroco che disse “no” al potere dell’illegalità, che aiutò a far crescere attorno a sé una coscienza civile collettiva e finì martire, massacrato dai killer della camorra cosa penserebbe oggi dei suoi colleghi?
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