Venditori e rappresentanti nella bufera, ma nessuna voce si leva in loro difesa…
di Silvio Foini
Nessuno ne parla. Solamente Di Pietro aveva accennato al problema tempo fa, ma la questione fu subito messa nel cassetto sotto altre faccende reputate più attuali. Eppure chi fa questo lavoro si vede abbandonato dalle istituzioni: guadagna meno e subisce in silenzio angherie d’ogni genere, in particolare tasse come fosse un milionario. Un elenco esplicativo? In primo piano quelle spremute dall’I.N.P.S. per una pensione che forse non percepirà mai, poi quelle della dichiarazione dei redditi (più le spese assurde per il commercialista, spese che, se anche il poveretto ha solo uno o due fornitori, si aggirano intorno a 150 € per la redazione dell’elenco fornitori: una rapina bella e buona!). Poi le spese vive per carburanti, treni di gomme, deperimento macchina, telefono e telefonino, pasti fuori casa (che nessuno gli rimborsa) quando non i pernottamenti. Aziende che chiudono infischiandosene di pagare le provvigioni maturate.
Quando poi, per esempio nel settore edile, il venditore incappa in una ditta costruttrice con infiltrazioni mafiose, il gioco è fatto: il suo lavoro costante e snervante di convinzione alla fornitura dei suoi prodotti se ne va in fumo, insieme tutte le spese che ha sostenuto per portare a compimento il proprio lavoro. Un avvocato scrive che l’impresa è fallita e tutto va a farsi benedire.
Tutele quindi? Zero! Cassa integrazione? Impossibile, si tratta di un lavoratore autonomo: si dia da fare con altri settori merceologici, no? Come si fa presto a dire “arrangiati!”, ma perché invece non si evitano almeno altre tasse? Soldi non ce ne sono più e i risparmi magari di una vita di lavoro sono andati in fumo per ingrassare i farabutti che dovrebbero fare leggi con equità sociale e non con Equitalia!
Chi esercita questa professione andrebbe tutelato e con somma cura: i venditori e i rappresentanti sono il motore del commercio. Egregio signor ministro del Lavoro, getti il suo occhio “misericordioso” anche su chi il lavoro se lo inventa ad ogni sorgere del sole e non scende mai nelle piazze! Coraggio, si può fare. Anche questo è un dovere.
di Silvio Foini
Nessuno ne parla. Solamente Di Pietro aveva accennato al problema tempo fa, ma la questione fu subito messa nel cassetto sotto altre faccende reputate più attuali. Eppure chi fa questo lavoro si vede abbandonato dalle istituzioni: guadagna meno e subisce in silenzio angherie d’ogni genere, in particolare tasse come fosse un milionario. Un elenco esplicativo? In primo piano quelle spremute dall’I.N.P.S. per una pensione che forse non percepirà mai, poi quelle della dichiarazione dei redditi (più le spese assurde per il commercialista, spese che, se anche il poveretto ha solo uno o due fornitori, si aggirano intorno a 150 € per la redazione dell’elenco fornitori: una rapina bella e buona!). Poi le spese vive per carburanti, treni di gomme, deperimento macchina, telefono e telefonino, pasti fuori casa (che nessuno gli rimborsa) quando non i pernottamenti. Aziende che chiudono infischiandosene di pagare le provvigioni maturate.
Quando poi, per esempio nel settore edile, il venditore incappa in una ditta costruttrice con infiltrazioni mafiose, il gioco è fatto: il suo lavoro costante e snervante di convinzione alla fornitura dei suoi prodotti se ne va in fumo, insieme tutte le spese che ha sostenuto per portare a compimento il proprio lavoro. Un avvocato scrive che l’impresa è fallita e tutto va a farsi benedire.
Tutele quindi? Zero! Cassa integrazione? Impossibile, si tratta di un lavoratore autonomo: si dia da fare con altri settori merceologici, no? Come si fa presto a dire “arrangiati!”, ma perché invece non si evitano almeno altre tasse? Soldi non ce ne sono più e i risparmi magari di una vita di lavoro sono andati in fumo per ingrassare i farabutti che dovrebbero fare leggi con equità sociale e non con Equitalia!
Chi esercita questa professione andrebbe tutelato e con somma cura: i venditori e i rappresentanti sono il motore del commercio. Egregio signor ministro del Lavoro, getti il suo occhio “misericordioso” anche su chi il lavoro se lo inventa ad ogni sorgere del sole e non scende mai nelle piazze! Coraggio, si può fare. Anche questo è un dovere.
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Sono presenti 3 commenti
Hai messo a nudo una realtà che i nostri ciechi, sordi e oggi tanto odiati politici, non vorranno mai riconoscere.
Armando
sai che bello se chiudessimo le nostre partite iva? Cosa andrebbero a spremere per far cassa?
Penso che arriveremo presto a questo punto. Io sto già pensandoci. Li mettiamo in mutande questi vampiri.
Ada
Non siamo anche piazzisti? Scendiamo in piazza e facciamo casino come gli altri lavoratori. Chiudiamo le partite Iva e a loro gli arriva un bel siluro. Non noi abbiamo più nulla da perdere loro si. Non siamo il salvadanaio del governo.
L'inps si attacchi al tram.
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