Un'altra giornata di alta tensione in Egitto. Al Cairo, davanti al palazzo presidenziale sono in corso scontri con lanci di molotov fra sostenitori islamisti del presidente Morsi e il fronte laico.
Radio Vaticana - Almeno due persone hanno perso la vita e una quindicina sono rimaste ferite. Per i morti di oggi tre consiglieri del presidente si sono dimessi. Schierata la polizia antisommossa che sta cercando di dividere i manifestanti. L’opposizione chiede da giorni il ritiro del decreto con cui Morsi si è attribuito poteri quasi illimitati e la carta costituzionale, che ha al proprio centro la sharia come base della legge. E in serata ha deciso che sarà Mohamed el Baradei a coordinarla. La presidenza egiziana cerca, intanto, di stemperare i toni mentre il segretario di stato americano Hillary Clinton chiede un dialogo trasparente fra tutte le parti. Il servizio di Marina Calculli: ascolta
Dopo lo sfogo dei liberali, oggi è arrivata fin troppo prevedibilmente la risposta degli islamisti. Di fronte al palazzo presidenziale di Hittihadiyya i manifestanti del fronte liberale, che per tutta la notte sono rimasti accampati di fronte alla sede del presidente, hanno affrontato i sostenitori di Mursi, i quali ripetono a gran voce di essere lì a difendere la legittimità del loro presidente. Una legittimità contestata però da molti, tra cui anche i politici Mohammed el Baradei e Amr Moussa oggi pubblicamente accusati di fomentare l’odio sociale. Dal suo canto il presidente, attento a non ripetere gli errori fatali dei suoi predecessori, ha detto di voler dialogare con i manifestanti, ha annunciato che non userà i poteri straordinari che lui stesso si era attribuito seppur temporaneamente il 22 novembre. E tuttavia il governo ha ribadito che il referendum sul testo costituzionale previsto per il 15 dicembre non verrà posticipato. Una risposta fin troppo chiara alle richieste dei manifestanti che rivendicavano prima della chiamata alle urne una revisione della bozza costituzionale, da cui non si sentono tutelati. E adesso promettono che il braccio di ferro continuerà a oltranza.
Radio Vaticana - Almeno due persone hanno perso la vita e una quindicina sono rimaste ferite. Per i morti di oggi tre consiglieri del presidente si sono dimessi. Schierata la polizia antisommossa che sta cercando di dividere i manifestanti. L’opposizione chiede da giorni il ritiro del decreto con cui Morsi si è attribuito poteri quasi illimitati e la carta costituzionale, che ha al proprio centro la sharia come base della legge. E in serata ha deciso che sarà Mohamed el Baradei a coordinarla. La presidenza egiziana cerca, intanto, di stemperare i toni mentre il segretario di stato americano Hillary Clinton chiede un dialogo trasparente fra tutte le parti. Il servizio di Marina Calculli: ascolta
Dopo lo sfogo dei liberali, oggi è arrivata fin troppo prevedibilmente la risposta degli islamisti. Di fronte al palazzo presidenziale di Hittihadiyya i manifestanti del fronte liberale, che per tutta la notte sono rimasti accampati di fronte alla sede del presidente, hanno affrontato i sostenitori di Mursi, i quali ripetono a gran voce di essere lì a difendere la legittimità del loro presidente. Una legittimità contestata però da molti, tra cui anche i politici Mohammed el Baradei e Amr Moussa oggi pubblicamente accusati di fomentare l’odio sociale. Dal suo canto il presidente, attento a non ripetere gli errori fatali dei suoi predecessori, ha detto di voler dialogare con i manifestanti, ha annunciato che non userà i poteri straordinari che lui stesso si era attribuito seppur temporaneamente il 22 novembre. E tuttavia il governo ha ribadito che il referendum sul testo costituzionale previsto per il 15 dicembre non verrà posticipato. Una risposta fin troppo chiara alle richieste dei manifestanti che rivendicavano prima della chiamata alle urne una revisione della bozza costituzionale, da cui non si sentono tutelati. E adesso promettono che il braccio di ferro continuerà a oltranza.
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