Il 5 dicembre si insedierà il Consiglio regionale presieduto da Crocetta. Esordisce con 15 deputati il Movimento 5 stelle, mentre il centrodestra egemone nelle ultime legislature si colloca ai margini della politica isolana. I dibattiti interni alle varie formazioni elette non devono dimenticare la povertà di giovani e famiglie
Città Nuova - Il prossimo 5 dicembre, su convocazione del neoeletto governatore Rosario Crocetta si terrà la prima seduta del Parlamento siciliano. Inizia la XVI legislatura nel Palazzo detto dei “Normanni”. I normanni, grandi guerrieri vichinghi, giunsero in Sicilia prima ancora di sbarcare in Gran Bretagna e la loro venuta portò il regime feudale, con un Parlamento gestito inizialmente solo dai nobili, laici e religiosi. Con l’incoronazione a re di Ruggero II nel 1130, per la prima volta nella storia di tutta Europa, venne convocato il Parlamento siciliano.
La convocazione del Parlamento in Sicilia non fu la prima, ma certamente la più importante, dal momento che furono ammessi, anche se in via eccezionale, vari rappresentanti del popolo. La prima assise era avvenuta, infatti, nel 1097 a Mazara del Vallo, sotto la guida di Ruggero d’Altavilla, fratello del Guiscardo che, scacciando i Saraceni dall’isola, aveva dato il via alla secolare storia dell’autonomia e del Parlamento siciliano.
Il 5 dicembre prossimo, quindi, si riunirà il nuovo Parlamento che dovrebbe eleggere il suo presidente, mentre giureranno i 90 deputati che siederanno a Palazzo dei Normanni. Bisogna ricordare che 80 sono stati eletti con il sistema proporzionale nelle varie province dell’isola e dieci nel cosiddetto “listino del presidente”.
Come si ricorderà, a conquistare il maggior numero di seggi è stato il Movimento 5 stelle con 15 deputati, seguito dal Partito democratico con 14, Popolo delle libertà con 12 seggi, Udc con 11, Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo con 10 seggi, Grande Sud 5, lista Crocetta presidente 5, Cantieri popolari 4, lista Nello Musumeci 4 seggi. Tutte le altre liste (Italia dei valori, Sel e Futuro e libertà, ad esempio), rimarranno fuori dal Parlamento, non avendo superato lo sbarramento del cinque per cento.
Questa XVI legislatura inizia con una esposizione mediatica forte. Forse troppa, rispetto alle tragedie singole e di popolo che talvolta non trovano spazio nemmeno in una piccola colonna dei giornali. Non mancano i motivi. Il presidente Crocetta, in queste prime settimane dopo le elezioni, si è dimostrato deciso e con piglio sicuro ha preso notevoli distanze dai suoi predecessori. E questo ha suscitato la curiosità dei media.
Ma vi sono anche altri motivi: il “ciclone” Grillo e soprattutto il Movimento 5 stelle con i suoi 15 deputati. Il centrosinistra siciliano che ha ripreso un po’ di fiato dopo le primarie. In Sicilia hanno votato 140 mila persone in 500 seggi sparsi in tutta la Sicilia. Il centrodestra che fino a qualche tempo fa era assolutamente egemone (è qui in Sicilia che si è consumato il famoso risultato dei 61 seggi conquistati a fronte dello 0 per il centrosinistra) e che oggi si trova quasi ai margini della politica, ma con una grande voglia di riscatto. Il centro, anch’esso in movimento nel voler mettere in piedi la casa comune dei moderati, si spinge a una probabile alleanza con i progressisti. Crocetta, non dimentichiamolo, è stato sostenuto da una coalizione per certi versi nuova, che ha visto alleati il Partito democratico e l’Unione di centro.
Insomma, non mancano i motivi per una sovraesposizione mediatica. Non ne mancano nemmeno, per la verità, per incrementare le luci sul palcoscenico. Crocetta, poi, sembra incarnare una necessità estremizzata di dare continui segni di discontinuità dal punto di vista di immagine, e queste differenze pagano in consenso e però spostano sempre più avanti l’asticella dell’agire. Invece servirebbe una vera “cura da cavallo” per una regione vicina al default finanziario.
Perché la vera continuità – da cui bisogna prendere le distanze con provvedimenti efficaci – è il continuo scivolamento di parte della classe media siciliana al di sotto della soglia di povertà. Assieme a questo disagio c’è quello di tantissimi giovani che si trovano privati del loro vero patrimonio: il futuro.
In buona sostanza, la giunta Crocetta ha fatto bene a compiere atti in discontinuità con i precedenti presidenti (Cuffaro e Lombardo sono accomunati dall’essere uno condannato per associazione esterna alla mafia e l’altro sotto processo per lo stesso reato), ma oggi deve preoccuparsi di compiere atti in discontinuità da questa soglia di povertà e dalla possibile privazione di possibilità di futuro. Da qui bisogna ripartire. Il dialogo, onesto e sincero, è una condizione irrinunciabile insieme a un altro valore oggi quasi dimenticato, la concordia.
Penso che di questo abbiamo bisogno oggi: un impegno corale, di popolo che possa riportare al centro gli interessi del bene comune, avendo ben piantati i due valori della giustizia e della legalità.
Città Nuova - Il prossimo 5 dicembre, su convocazione del neoeletto governatore Rosario Crocetta si terrà la prima seduta del Parlamento siciliano. Inizia la XVI legislatura nel Palazzo detto dei “Normanni”. I normanni, grandi guerrieri vichinghi, giunsero in Sicilia prima ancora di sbarcare in Gran Bretagna e la loro venuta portò il regime feudale, con un Parlamento gestito inizialmente solo dai nobili, laici e religiosi. Con l’incoronazione a re di Ruggero II nel 1130, per la prima volta nella storia di tutta Europa, venne convocato il Parlamento siciliano.
La convocazione del Parlamento in Sicilia non fu la prima, ma certamente la più importante, dal momento che furono ammessi, anche se in via eccezionale, vari rappresentanti del popolo. La prima assise era avvenuta, infatti, nel 1097 a Mazara del Vallo, sotto la guida di Ruggero d’Altavilla, fratello del Guiscardo che, scacciando i Saraceni dall’isola, aveva dato il via alla secolare storia dell’autonomia e del Parlamento siciliano.
Il 5 dicembre prossimo, quindi, si riunirà il nuovo Parlamento che dovrebbe eleggere il suo presidente, mentre giureranno i 90 deputati che siederanno a Palazzo dei Normanni. Bisogna ricordare che 80 sono stati eletti con il sistema proporzionale nelle varie province dell’isola e dieci nel cosiddetto “listino del presidente”.
Come si ricorderà, a conquistare il maggior numero di seggi è stato il Movimento 5 stelle con 15 deputati, seguito dal Partito democratico con 14, Popolo delle libertà con 12 seggi, Udc con 11, Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo con 10 seggi, Grande Sud 5, lista Crocetta presidente 5, Cantieri popolari 4, lista Nello Musumeci 4 seggi. Tutte le altre liste (Italia dei valori, Sel e Futuro e libertà, ad esempio), rimarranno fuori dal Parlamento, non avendo superato lo sbarramento del cinque per cento.
Questa XVI legislatura inizia con una esposizione mediatica forte. Forse troppa, rispetto alle tragedie singole e di popolo che talvolta non trovano spazio nemmeno in una piccola colonna dei giornali. Non mancano i motivi. Il presidente Crocetta, in queste prime settimane dopo le elezioni, si è dimostrato deciso e con piglio sicuro ha preso notevoli distanze dai suoi predecessori. E questo ha suscitato la curiosità dei media.
Ma vi sono anche altri motivi: il “ciclone” Grillo e soprattutto il Movimento 5 stelle con i suoi 15 deputati. Il centrosinistra siciliano che ha ripreso un po’ di fiato dopo le primarie. In Sicilia hanno votato 140 mila persone in 500 seggi sparsi in tutta la Sicilia. Il centrodestra che fino a qualche tempo fa era assolutamente egemone (è qui in Sicilia che si è consumato il famoso risultato dei 61 seggi conquistati a fronte dello 0 per il centrosinistra) e che oggi si trova quasi ai margini della politica, ma con una grande voglia di riscatto. Il centro, anch’esso in movimento nel voler mettere in piedi la casa comune dei moderati, si spinge a una probabile alleanza con i progressisti. Crocetta, non dimentichiamolo, è stato sostenuto da una coalizione per certi versi nuova, che ha visto alleati il Partito democratico e l’Unione di centro.
Insomma, non mancano i motivi per una sovraesposizione mediatica. Non ne mancano nemmeno, per la verità, per incrementare le luci sul palcoscenico. Crocetta, poi, sembra incarnare una necessità estremizzata di dare continui segni di discontinuità dal punto di vista di immagine, e queste differenze pagano in consenso e però spostano sempre più avanti l’asticella dell’agire. Invece servirebbe una vera “cura da cavallo” per una regione vicina al default finanziario.
Perché la vera continuità – da cui bisogna prendere le distanze con provvedimenti efficaci – è il continuo scivolamento di parte della classe media siciliana al di sotto della soglia di povertà. Assieme a questo disagio c’è quello di tantissimi giovani che si trovano privati del loro vero patrimonio: il futuro.
In buona sostanza, la giunta Crocetta ha fatto bene a compiere atti in discontinuità con i precedenti presidenti (Cuffaro e Lombardo sono accomunati dall’essere uno condannato per associazione esterna alla mafia e l’altro sotto processo per lo stesso reato), ma oggi deve preoccuparsi di compiere atti in discontinuità da questa soglia di povertà e dalla possibile privazione di possibilità di futuro. Da qui bisogna ripartire. Il dialogo, onesto e sincero, è una condizione irrinunciabile insieme a un altro valore oggi quasi dimenticato, la concordia.
Penso che di questo abbiamo bisogno oggi: un impegno corale, di popolo che possa riportare al centro gli interessi del bene comune, avendo ben piantati i due valori della giustizia e della legalità.
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