Durante la Convention sulla "Piattaforma Europea contro la Povertà e l’Esclusione Sociale", tenutasi a Bruxelles, si è parlato anche delle ricadute che la crisi economica ha avuto sulle famiglie. Tra le difficoltà maggiori, sicuramente l’impossibilità di pagare il mutuo o l’affitto di una casa; in migliaia ogni mese restano, dunque, senza abitazione, andando ad ingrossare le file dei senza fissa dimora.
Radio Vaticana - Il nostro inviato a Bruxelles, Salvatore Sabatino, ha intervistato Stefano Galliani, vice-presidente della Federazione italiana degli Organismi per le persone senza fissa dimora:
R. – In Italia non è ancora esploso, come in altri Paesi, il tema della perdita della casa per via dell’impossibilità di pagare il mutuo, però continua ad aumentare il numero delle persone che rischiano di essere sfrattate o che già sperimentano l’impossibilità di pagare le utenze come gas, elettricità… Diciamo che noi siamo a un livello per cui gli effetti della crisi ancora non si sentono rispetto al numero complessivo di persone che perdono la casa. Il problema è che c’è un numero sempre maggiore di persone che non riescono a riottenere la casa perché non hanno un reddito sufficiente né dato da un’occupazione, né dato da benefit che sono erogati dai servizi sociali comunali. Quindi abbiamo oggi paradossalmente, in alcuni luoghi, un numero maggiore di offerte abitative rispetto alle persone che possono effettivamente usufruirne. Noi pensavamo che la casa fosse un dato scontato, invece la casa diventa una priorità, non solo in termini di focalizzazione del reddito e della spesa ma proprio come diritto di base sul quale costruire poi il senso della vita e lo stile di vita delle persone.
D. - Forse bisogna far capire che quello dei senza fissa dimora non è un fenomeno di marginalizzazione estrema. In realtà, chiunque oggi con questa crisi così pesante si potrebbe trovare in una situazione che non prevedeva...
R. – Certamente, noi oggi ci troviamo di fronte a una vulnerabilità diffusa, una vulnerabilità che spesso impatta con una estremizzazione del bisogno. Oggi la "malattia" di chi ha uno stipendio è una "malattia lunga"... Un licenziamento improvviso, magari attraverso il passaggio anche in cassa integrazione, determina uno sconvolgimento all’interno della famiglia del potere d’acquisto e della capacità di spendere e quindi la necessità di dover riorientare tutto il proprio livello di vita, tutto il proprio progetto di vita individuale e famigliare. Questa, per le persone senza dimora, è una storia molto ben conosciuta perché non esiste un solo elemento che fa crollare il progetto di vita. La traiettoria di vita delle persone senza dimora, infatti, è un continuo riadattamento a un livello sempre più inferiore di qualità della vita e di opportunità di avere beni e servizi a disposizione, fino ad arrivare a un livello minimo che porta le persone a frequentare i servizi. Questa sta diventando una modalità che intercetta la biografia, la storia, il progetto di vita di molte famiglie: man mano devono riadattarsi a un livello inferiore di possibilità e questo non è sempre semplice avendo una storia, una progettualità molto diversa coltivata nel corso degli anni.
Radio Vaticana - Il nostro inviato a Bruxelles, Salvatore Sabatino, ha intervistato Stefano Galliani, vice-presidente della Federazione italiana degli Organismi per le persone senza fissa dimora:
R. – In Italia non è ancora esploso, come in altri Paesi, il tema della perdita della casa per via dell’impossibilità di pagare il mutuo, però continua ad aumentare il numero delle persone che rischiano di essere sfrattate o che già sperimentano l’impossibilità di pagare le utenze come gas, elettricità… Diciamo che noi siamo a un livello per cui gli effetti della crisi ancora non si sentono rispetto al numero complessivo di persone che perdono la casa. Il problema è che c’è un numero sempre maggiore di persone che non riescono a riottenere la casa perché non hanno un reddito sufficiente né dato da un’occupazione, né dato da benefit che sono erogati dai servizi sociali comunali. Quindi abbiamo oggi paradossalmente, in alcuni luoghi, un numero maggiore di offerte abitative rispetto alle persone che possono effettivamente usufruirne. Noi pensavamo che la casa fosse un dato scontato, invece la casa diventa una priorità, non solo in termini di focalizzazione del reddito e della spesa ma proprio come diritto di base sul quale costruire poi il senso della vita e lo stile di vita delle persone.
D. - Forse bisogna far capire che quello dei senza fissa dimora non è un fenomeno di marginalizzazione estrema. In realtà, chiunque oggi con questa crisi così pesante si potrebbe trovare in una situazione che non prevedeva...
R. – Certamente, noi oggi ci troviamo di fronte a una vulnerabilità diffusa, una vulnerabilità che spesso impatta con una estremizzazione del bisogno. Oggi la "malattia" di chi ha uno stipendio è una "malattia lunga"... Un licenziamento improvviso, magari attraverso il passaggio anche in cassa integrazione, determina uno sconvolgimento all’interno della famiglia del potere d’acquisto e della capacità di spendere e quindi la necessità di dover riorientare tutto il proprio livello di vita, tutto il proprio progetto di vita individuale e famigliare. Questa, per le persone senza dimora, è una storia molto ben conosciuta perché non esiste un solo elemento che fa crollare il progetto di vita. La traiettoria di vita delle persone senza dimora, infatti, è un continuo riadattamento a un livello sempre più inferiore di qualità della vita e di opportunità di avere beni e servizi a disposizione, fino ad arrivare a un livello minimo che porta le persone a frequentare i servizi. Questa sta diventando una modalità che intercetta la biografia, la storia, il progetto di vita di molte famiglie: man mano devono riadattarsi a un livello inferiore di possibilità e questo non è sempre semplice avendo una storia, una progettualità molto diversa coltivata nel corso degli anni.
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