sabato, dicembre 22, 2012
Così definisce il matrimonio mons. Renzo Bonetti, presidente della Fondazione “Famiglia dono grande”

di Carlo Mafera

Commentando i dati diffusi oggi dall’Istat, secondo i quali nel nostro Paese diminuiscono progressivamente i matrimoni (208.702 nel 2011, quasi 9mila in meno dell’anno precedente) e nel Nord Italia i matrimoni civili (il 51,2% contro il 39,8% della media nazionale) superano quelli celebrati in chiesa (48,8%), mons. Bonetti afferma che “la crisi del matrimonio è un riflesso della crisi antropologica e culturale della nostra società, nella quale si è perduta la capacità di vivere in pienezza l’umano, anche nelle fatiche e nelle prove”. La crisi del matrimonio religioso chiama in causa anche “la qualità della fede”. Il matrimonio, prosegue, è “d’importanza vitale per l’intera società; occorre pertanto far crescere coppie in grado di metterne in luce la bellezza. Servono coppie formate a mostrare e a testimoniare il matrimonio come un ideale di vita da perseguire”. In questo “la Chiesa ha una parola che dovrebbe essere recuperata: il matrimonio è sacramento, e per questo sugli sposi viene effuso lo Spirito Santo che li rende capaci di amarsi come Cristo ci ama”.

“Il matrimonio - prosegue mons. Bonetti - è un mistero, un dono, una missione grande. Solo facendone scoprire la ricchezza gli sposi avranno il desiderio d’impegnarvisi”. Mons. Bonetti pensa a una riformulazione dei corsi prematrimoniali: “Oggi proponiamo ai fidanzati di arrivare alle nozze preparati, anche con la presenza di avvocati che ne spieghino gli aspetti giuridici, ma non presentiamo il matrimonio come un ideale”. Per il sacerdote sarebbe invece più importante “la presenza di coppie-guida, sia nella fase del fidanzamento, sia con compiti di accompagnamento durante la vita matrimoniale”. Di qui la necessità di formarle. “Quando una coppia è formata al sacramento delle nozze e lo vive in pieno - conclude mons. Bonetti - è inevitabile la passione per aiutare altre coppie a crescere nella coscienza del dono ricevuto”. Proprio di questo si occupa la Fondazione “Famiglia dono grande”, perseguendo finalità di solidarietà sociale nel campo della promozione, dell’aiuto, del sostegno e della valorizzazione culturale della famiglia.

Per tale motivo è stata realizzata la CFE (Comunità Familiare di Evangelizzazione) che è un'esperienza pastorale già presente in moltissime parrocchie. Si possono così delineare le caratteristiche principali: una “comunità” perché è composta da persone (8-10) di differenti stati di vita (sposati, separati, singoli, consacrati, ecc.) che insieme costituiscono “la chiesa che si riunisce nella tua casa”(Rm 16,15) per lodare il Signore, ascoltare la sua Parola e vivere rapporti di fraternità e di amicizia. Il termine “familiare” perché ha come guida una coppia di sposi che, per la grazia del sacramento del matrimonio e per il mandato del parroco, rende presente e attualizza Gesù che ama la sua Chiesa e perché, incontrandosi nelle case, contribuisce a dare forma familiare a tutta la comunità parrocchiale. Il termine “di Evangelizzazione”: perché ha come scopo di accogliere e far crescere i nuovi discepoli nel Signore e stimolare ogni membro a evangelizzare all’interno del proprio ambiente di vita. Pertanto è destinata costantemente, come la famiglia naturale, a moltiplicarsi con il maturare ed il crescere dei suoi membri. E infine “in Parrocchia”: perché la CFE inizia, ma non compie la pienezza della vita della Chiesa. La CFE è chiamata ad esprimere visibilmente l’appartenenza all’unico mistico Corpo di Cristo, accogliendone la Sua Parola autorevole e il Corpo eucaristico nella comunità più grande, che è la parrocchia in comunione con il vescovo.

La CFE perciò non è un nuovo metodo aggregativo, bensì una “articolazione pastorale” che vuol mettere in risalto la rete relazionale umana presente nel territorio e la soggettività sacramentale della famiglia. La CFE si fonda sul dinamismo naturale per il quale gli sposi gradualmente costruiscono attorno a loro dei legami relazionali che, pur variando d’intensità, come cerchi concentrici si allargano dai figli ai parenti, ai vicini, ai colleghi, agli amici. E altresì si fonda soprattutto sulla grazia sacramentale del matrimonio che conferisce agli sposi un dono e un compito specifico nel costruire Chiesa. La CFE richiama molto l’esperienza delle CEB (Comunità Ecclesiali di Base) che tanto successo ha ottenuto in Sud America e in parte anche in Italia.

La “strategia”, se così la vogliamo chiamare, per diffondere il cristianesimo è sempre stata quella di “entrare nelle case” (cf. Lc 10,1-7) come aveva istruito Gesù, perché solo partendo dalla conversione delle coppie di sposi si rispetta l’identità della Chiesa che è chiamata ad essere lievito, parte integrata e integrante della rete relazionale umana.

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