Questa mattina si sono svolti i lavori del Seminario di studio organizzato dalla presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana e dall’Istituto di Diritto internazionale della pace “G. Toniolo” per approfondire la riflessione su alcuni temi affrontati da Benedetto XVI nel Messaggio per la giornata mondiale della pace 2013.
In apertura, i saluti del presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto “G. Toniolo”, Ugo De Siervo, che ha sottolineato la centralità del magistero di Benedetto XVI, e il suo infaticabile servizio alla promozione della vita umana in tutte le sue dimensioni, personale, comunitaria e trascendente: «declinato in special modo attraverso la difesa del diritto fondamentale alla vita, nella promozione della struttura naturale del matrimonio, nella tutela della libertà religiosa, nonché nella garanzia della piena realizzazione dei diritti e dei doveri sociali, primo fra tutti il lavoro». Il presidente nazionale dell’Ac, Franco Miano, ha invece sottolineato come l’appuntamento di oggi si ponga nel solco profondo del costante impegno dell’Azione Cattolica per la pace; Un azione che muove quotidianamente a partire da una particolare attenzione alle realtà locali, allo scopo di far crescere dai territori una cultura di pace che tenga conto delle storie di ciascuno, e senza la quale è impossibile costruire un mondo più giusto; quel bene comune a cui tutti abbiamo diritto e per la cui costruzione tutti dobbiamo operare cogliendo innanzitutto la sfida educativa, pastorale e civile che porta con sé e che non possiamo eludere.
Sono poi seguite le relazioni, delle quali vi inviamo alcuni spunti:
- Mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, soffermandosi in particolare su i punti 2 (la beatitudine evangelica) e 4 (operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità) del messaggio di papa Ratzinger ha evidenziato due vie fondamentali per la causa della pace: la promozione di un umanesimo aperto alla trascendenza e la promozione di un umanesimo integrale. In particolare, l’umanesimo aperto alla trascendenza intende essere luogo e possibilità di incontro con gli appartenenti ad altre tradizioni religiose e con gli stessi non credenti - ricorda mons. Becciu - come papa Benedetto ebbe già ad evidenziare con il Discorso per la giornata di dialogo, preghiera e riflessione ad Assisi il 27 ottobre 2011: riconoscendosi aperto all’assoluto della verità e del bene che lo precede, e di cui non può disporre a proprio arbitrio, l’uomo si pone naturalmente - e non potrebbe essere altrimenti - in atteggiamento di rispetto verso se stesso, verso l’altro, verso il creato, e può così diventare operatore di pace. Fede e ragione, in questo senso - ribadisce mons. Becciu - sono chiamate a stimolarsi e a purificarsi a vicenda, come mirabilmente evidenziato da Benedetto XVI nei suoi Discorsi all’Università di Regensburg, il 12 settembre 2006, in quello al Collège des Bernardins di Parigi, il 12 settembre 2008 e in quello alla Westminster Hall, il 17 settembre 2010.
La seconda via alla pace - che mons. Becciu evidenzia tra le righe del messaggio pontificio - è la promozione di un umanesimo integrale: La pace afferma Papa Benedetto concerne l’integrità della persona ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo. Essere operatori di pace significa avere a cuore l’intero complesso di quei beni che sono fondamentali alla tutela della dignità di ogni persona umana. Significa, quindi - aggiunge il sostituto alla segreteria di Stato vaticana - porsi di fronte all’interrogativo su cosa sia il bene e il giusto: si colloca qui il riferimento alla natura umana come ad un progetto che l’uomo non può manipolare a piacimento, ma è chiamato a riconoscere e rispettare (così papa Ratzinger al Parlamento tedesco, 22 settembre 2011). Anche in questa seconda via - conclude Becciu - ragione e fede instaurano un proficuo dialogo.
- Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, ha centrato il suo intervento sul punto 5 (Costruire il bene della pace mediante un nuovo modello di sviluppo e di economia) del messaggio di papa Benedetto XVI: un nuovo paradigma di sviluppo come frutto della riflessione su una società più giusta e fraterna, una società che vive nella pace. «Leggendo questo paragrafo mi è tornata in mente la celebre frase di Paolo VI nella Populorum progressio “lo sviluppo è il nome della pace”», esordisce Roy. Per poi sviluppare il suo discorso. «La crisi che stiamo vivendo e il modo in cui è stata gestita dal 2008 ad oggi è un chiaro indicatore di cosa può succedere quando si nega l’umano, quando si perdono di vista i valori autentici, la qualità umana della vita. Questa è in primo luogo una crisi etica, una crisi dei valori. È il frutto del non riconoscimento della dimensione umana dell’esistenza. È l’accentuazione dell’individualismo che si chiude in sé stesso, che nega la relazione, il dono, la condivisione, la solidarietà. È un io che non diviene mai comunità»
«L’etica globale che invade a poco a poco il pianeta e trasforma le culture portando il materialismo e il consumismo come modelli - sottolinea il segretario di Caritas internazionalis - distrugge ciò che è il valore intrinseco della persona umana: quella di essere una creatura di Dio». «La sfida che sta dinanzi a tutti noi è dunque quella di rimettere il mondo a posto, di capovolgerlo nuovamente, di ricrearlo mettendo le persone al centro, soprattutto, mettendo i poveri al centro, cioè tutte quelle persone che il sistema economico e finanziario ha messo sinora ai margini delle strade di questo mondo».
Roy sottolinea, in quanto Chiesa e comunità cristiana, abbiamo innanzi due grandi priorità globali da cogliere nel nostro impegno per lo sviluppo umano e della società: «la prima è lo sviluppo della persona, della famiglia e della comunità. La persona creata a immagine e somiglianza di Dio. La persona in tutte le sue dimensioni, materiali e spirituali. La persona come fonte di vita e d’amore». La seconda priorità - per Roy - sta nella creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo integrale e alla crescita umana e spirituale della persona, della famiglia e della comunità. Il nostro mondo ha bisogno di un quadro di riferimento valoriale che non esiste oggi. Il mercato non vuole essere regolato. Mentre noi abbiamo bisogno di regolarlo in maniera cristiana: mettendo l’umano al centro.
In apertura, i saluti del presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto “G. Toniolo”, Ugo De Siervo, che ha sottolineato la centralità del magistero di Benedetto XVI, e il suo infaticabile servizio alla promozione della vita umana in tutte le sue dimensioni, personale, comunitaria e trascendente: «declinato in special modo attraverso la difesa del diritto fondamentale alla vita, nella promozione della struttura naturale del matrimonio, nella tutela della libertà religiosa, nonché nella garanzia della piena realizzazione dei diritti e dei doveri sociali, primo fra tutti il lavoro». Il presidente nazionale dell’Ac, Franco Miano, ha invece sottolineato come l’appuntamento di oggi si ponga nel solco profondo del costante impegno dell’Azione Cattolica per la pace; Un azione che muove quotidianamente a partire da una particolare attenzione alle realtà locali, allo scopo di far crescere dai territori una cultura di pace che tenga conto delle storie di ciascuno, e senza la quale è impossibile costruire un mondo più giusto; quel bene comune a cui tutti abbiamo diritto e per la cui costruzione tutti dobbiamo operare cogliendo innanzitutto la sfida educativa, pastorale e civile che porta con sé e che non possiamo eludere.
Sono poi seguite le relazioni, delle quali vi inviamo alcuni spunti:
- Mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, soffermandosi in particolare su i punti 2 (la beatitudine evangelica) e 4 (operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità) del messaggio di papa Ratzinger ha evidenziato due vie fondamentali per la causa della pace: la promozione di un umanesimo aperto alla trascendenza e la promozione di un umanesimo integrale. In particolare, l’umanesimo aperto alla trascendenza intende essere luogo e possibilità di incontro con gli appartenenti ad altre tradizioni religiose e con gli stessi non credenti - ricorda mons. Becciu - come papa Benedetto ebbe già ad evidenziare con il Discorso per la giornata di dialogo, preghiera e riflessione ad Assisi il 27 ottobre 2011: riconoscendosi aperto all’assoluto della verità e del bene che lo precede, e di cui non può disporre a proprio arbitrio, l’uomo si pone naturalmente - e non potrebbe essere altrimenti - in atteggiamento di rispetto verso se stesso, verso l’altro, verso il creato, e può così diventare operatore di pace. Fede e ragione, in questo senso - ribadisce mons. Becciu - sono chiamate a stimolarsi e a purificarsi a vicenda, come mirabilmente evidenziato da Benedetto XVI nei suoi Discorsi all’Università di Regensburg, il 12 settembre 2006, in quello al Collège des Bernardins di Parigi, il 12 settembre 2008 e in quello alla Westminster Hall, il 17 settembre 2010.
La seconda via alla pace - che mons. Becciu evidenzia tra le righe del messaggio pontificio - è la promozione di un umanesimo integrale: La pace afferma Papa Benedetto concerne l’integrità della persona ed implica il coinvolgimento di tutto l’uomo. Essere operatori di pace significa avere a cuore l’intero complesso di quei beni che sono fondamentali alla tutela della dignità di ogni persona umana. Significa, quindi - aggiunge il sostituto alla segreteria di Stato vaticana - porsi di fronte all’interrogativo su cosa sia il bene e il giusto: si colloca qui il riferimento alla natura umana come ad un progetto che l’uomo non può manipolare a piacimento, ma è chiamato a riconoscere e rispettare (così papa Ratzinger al Parlamento tedesco, 22 settembre 2011). Anche in questa seconda via - conclude Becciu - ragione e fede instaurano un proficuo dialogo.
- Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, ha centrato il suo intervento sul punto 5 (Costruire il bene della pace mediante un nuovo modello di sviluppo e di economia) del messaggio di papa Benedetto XVI: un nuovo paradigma di sviluppo come frutto della riflessione su una società più giusta e fraterna, una società che vive nella pace. «Leggendo questo paragrafo mi è tornata in mente la celebre frase di Paolo VI nella Populorum progressio “lo sviluppo è il nome della pace”», esordisce Roy. Per poi sviluppare il suo discorso. «La crisi che stiamo vivendo e il modo in cui è stata gestita dal 2008 ad oggi è un chiaro indicatore di cosa può succedere quando si nega l’umano, quando si perdono di vista i valori autentici, la qualità umana della vita. Questa è in primo luogo una crisi etica, una crisi dei valori. È il frutto del non riconoscimento della dimensione umana dell’esistenza. È l’accentuazione dell’individualismo che si chiude in sé stesso, che nega la relazione, il dono, la condivisione, la solidarietà. È un io che non diviene mai comunità»
«L’etica globale che invade a poco a poco il pianeta e trasforma le culture portando il materialismo e il consumismo come modelli - sottolinea il segretario di Caritas internazionalis - distrugge ciò che è il valore intrinseco della persona umana: quella di essere una creatura di Dio». «La sfida che sta dinanzi a tutti noi è dunque quella di rimettere il mondo a posto, di capovolgerlo nuovamente, di ricrearlo mettendo le persone al centro, soprattutto, mettendo i poveri al centro, cioè tutte quelle persone che il sistema economico e finanziario ha messo sinora ai margini delle strade di questo mondo».
Roy sottolinea, in quanto Chiesa e comunità cristiana, abbiamo innanzi due grandi priorità globali da cogliere nel nostro impegno per lo sviluppo umano e della società: «la prima è lo sviluppo della persona, della famiglia e della comunità. La persona creata a immagine e somiglianza di Dio. La persona in tutte le sue dimensioni, materiali e spirituali. La persona come fonte di vita e d’amore». La seconda priorità - per Roy - sta nella creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo integrale e alla crescita umana e spirituale della persona, della famiglia e della comunità. Il nostro mondo ha bisogno di un quadro di riferimento valoriale che non esiste oggi. Il mercato non vuole essere regolato. Mentre noi abbiamo bisogno di regolarlo in maniera cristiana: mettendo l’umano al centro.
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