giovedì, gennaio 24, 2013
Con un discorso che ha suscitato infuocate reazioni, il premier britannico, Cameron, si è impegnato ieri ad organizzare un referendum entro 5 anni sulla permanenza o meno nell'Unione Europea, qualora vincesse le prossime elezioni.  

Radio Vaticana - Gelo dai Paesi partner dell’Ue. "Non e' possibile negoziare l'Europa": ha detto il presidente francese, Francois Hollande, Ci confronteremo con la Bgran Bretagna è stata la reazione della cancelliera tedesca Angela Merkel. Il servizio da Londra di Sagida Syed: ascolta. Sono parole forti quelle del premier britannico David Cameron sul futuro delle relazioni anglo europee pronunciate in un attesissimo discorso al Parlamento. In sostanza il messaggio e’ questo: o cambiano le regole o il Regno Unito deciderà con un referendum entro i prossimi cinque anni se far ancora parte del Club dei 27. Cameron vuole rinegoziare i rapporti tra Londra e Bruxelles alla luce della crisi dell’Eurozona e vuole che vengano considerate nuove condizioni più favorevoli al suo paese. Acclamato dagli euroscettici del suo partito e dagli indipendentisti britannici, il primo ministro che, peraltro, ha auspicato un futuro di collaborazione e non di separazione dall’UE si è attirato critiche dagli oppositori ma anche dall’alleato Nick Clegg segretario del partito di coalizione al governo. Anche i ministri degli esteri francese e tedesco hanno prontamente obiettato che non si puo’ pretendere un’Europa su misura mentre il presidente della commissione Josè Barroso si augura un futuro di Londra al centro dell’Unione. Cameron ha aggiunto che il referendum sarà il suo cavallo di battaglia alle prossime elezioni generali e che si tratterà di un biglietto di sola andata o di entrata o di uscita definitiva. L'Europa introdurrà, in undici Paesi tra cui l'Italia, la "Tobin Tax", la tassa che pagheranno le banche per ogni transazione finanziaria effettuata. La Tobin tax prende il nome dal Premio Nobel che la suggeriva negli anni Settanta e dovrebbe generare un "tesoretto" di circa 35 miliardi di euro. Contraria da sempre la Gran Bretagna. Fausta Speranza ne ha parlato con l’economista Giuseppe Di Taranto dell’Università Luiss: R. – Assolutamente. Questo è un grande passo avanti, un passo avanti importante. Farei presente solo un eventuale – voglio sottolinearlo due volte – eventuale pericolo: che in un mercato internazionale globalizzato, dove sostanzialmente c’è libertà di movimento dei capitali, questo potrebbe spingere a trasferire le transazioni finanziarie su Borse come quella di Londra dove, di fatto, la Tobin Tax non viene applicata. Però, mi permetta di dire che questa volta l’Unione Europea ha introdotto una tassazione che non è elevata e quindi probabilmente questo pericolo sarà scongiurato, almeno per quello che riguarda i trasferimenti di capitali non eccessivamente elevati.

D. – Certo, questa non è una misura per risolvere la crisi economica in Europa, ma è una misura per riequilibrare chi paga: fino adesso hanno pagato i cittadini, adesso contribuiscono anche le banche… 

R. – Certamente. E se l’Europa avesse avuto una volontà comune, sicuramente le banche avrebbero pagato molto di più. Chi sta traendo i vantaggi dell’unione monetaria europea sono di fatto le banche. Tutti sappiamo, ma forse è opportuno ricordarlo, che ci sono state due operazioni di prestito della Banca centrale europea che hanno dato alle banche europee oltre mille miliardi al tasso ddell'1%, mentre di fatto imprese e famiglie – e non solo in Italia – non riescono ad avere ossigeno, cioè avere credito per andare avanti. E sono doppiamente penalizzate: perché, contemporaneamente, non riescono a ricevere il denaro anticipato relativamente alle vendite fatte alle pubbliche amministrazioni. Se a questo si aggiunge un cuneo fiscale elevatissimo e soprattutto una pressione fiscale – il "total tax rate", come si chiama – che è arrivata al 67%, credo che ci vogliano altri provvedimenti da parte dell’Unione Europea non più rinviabili. 

D. – Da sempre, Gran Bretagna, Irlanda e Svezia in particolare sono contrarie alla questione della tassazione. A questo punto, Cameron addirittura annuncia un referendum per l’eventuale uscita dall’Unione Europea… 

R. – E’ evidente che la City, il mercato finanziario più importante d’Europa, vuole restare tale. E quindi vede anche in una piccola tassazione – perché tale è la Tobin Tax – comunque un pericolo di non essere più al primo posto nella transazione dei capitali a livello internazionale. Ma il problema andrebbe visto all’origine, e cioè c’è da chiedersi: come mai i Paesi importantissimi di cui stavamo parlando sono nell’Unione Europea ma non nell’Unione monetaria europea? Forse, degli errori sono stati fatti all’origine. Ci sono delle contraddizioni in termini e vanno oggi poste sul tappeto e sulle quali bisognerebbe riflettere.

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