Pensa, mangia e risparmia. E’ il tema della campagna mondiale contro gli sprechi alimentari lanciata dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), dalla Fao e da altri partner. Ogni anno, secondi dati della Fao, è perduto o sprecato circa un terzo di tutto il cibo prodotto a livello mondiale. Il servizio di Amedeo Lomonaco: ascolta
Radio Vaticana - Ogni anno si sprecano oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Le fasi più delicate sono quelle della produzione, del raccolto e della distribuzione. Nei Paesi in via di sviluppo si riscontrano, soprattutto, limiti nelle tecniche di raccolto e nelle strutture per l’immagazzinamento. Nei Paesi industrializzati, si perdono grosse quantità di cibo a causa di errori dovuti alla confusione sulle etichette di scadenza e per standard di qualità che danno troppa importanza all’apparenza dei prodotti. A destare preoccupazione sono anche lo smodato consumo di terra, acqua e fertilizzanti. Diversi i programmi, a livello internazionale, per rispondere a queste criticità. Camelia Bucatariu, esperta per lo sviluppo delle politiche collegate alla prevenzione e alla riduzione degli sprechi e delle perdite agroalimentari nell’ambito di “Save Food”, iniziativa gestita dalla Fao:
“Quello su cui noi stiamo lavorando sono gli studi che verranno compiuti direttamente nei Paesi, sul campo, e che cercheranno il collegamento tra le perdite e gli sprechi e poi il collegamento tra le perdite e gli sprechi delle risorse naturali. Allo stesso tempo valutiamo la possibilità di utilizzare questi dati per decidere quale misura intraprendere, quale possa essere la misura più coerente dal punto di vista economico, sociale e anche ambientale”.
Anche il comportamento di molti consumatori incide sugli sprechi alimentari. Quantità eccessive di cibo acquistate, tecniche di conservazione inappropriate e pasti troppo abbondanti sono alcune delle malsane consuetudini, ravvisabili soprattutto nei Paesi industrializzati. Ancora Camelia Bucatariu:
“Tutti siamo consumatori. Tutti noi abbiamo un contributo da dare alla riduzione degli sprechi alimentari. Come consumatori dobbiamo prima di tutto essere consapevoli dei nostri comportamenti: quanto cibo compriamo? consumiamo davvero tutto quello che compriamo? Una volta che avremo comprato il cibo, avremo cura di preservarlo nelle condizioni indicate per i prodotti acquistati? Possiamo contribuire direttamente a ridurre il nostro spreco semplicemente essendo consapevoli di quello che consumiamo. Di certo, l’impatto economico per quello che riguarda lo spreco alimentare è molto alto: non consumiamo e non sprechiamo soltanto risorse naturali, ma sprechiamo anche risorse economiche che ci riguardano direttamente, come lo spreco delle risorse naturali”.
Per promuovere una cultura mondiale alimentare sostenibile il sito della campagna www.thinkeatsave.org offre preziosi suggerimenti. E’ necessario che siano coinvolti tutti ed in particolare famiglie, supermercati, catene alberghiere, scuole, associazioni, sindaci e leader mondiali.
Radio Vaticana - Ogni anno si sprecano oltre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Le fasi più delicate sono quelle della produzione, del raccolto e della distribuzione. Nei Paesi in via di sviluppo si riscontrano, soprattutto, limiti nelle tecniche di raccolto e nelle strutture per l’immagazzinamento. Nei Paesi industrializzati, si perdono grosse quantità di cibo a causa di errori dovuti alla confusione sulle etichette di scadenza e per standard di qualità che danno troppa importanza all’apparenza dei prodotti. A destare preoccupazione sono anche lo smodato consumo di terra, acqua e fertilizzanti. Diversi i programmi, a livello internazionale, per rispondere a queste criticità. Camelia Bucatariu, esperta per lo sviluppo delle politiche collegate alla prevenzione e alla riduzione degli sprechi e delle perdite agroalimentari nell’ambito di “Save Food”, iniziativa gestita dalla Fao:
“Quello su cui noi stiamo lavorando sono gli studi che verranno compiuti direttamente nei Paesi, sul campo, e che cercheranno il collegamento tra le perdite e gli sprechi e poi il collegamento tra le perdite e gli sprechi delle risorse naturali. Allo stesso tempo valutiamo la possibilità di utilizzare questi dati per decidere quale misura intraprendere, quale possa essere la misura più coerente dal punto di vista economico, sociale e anche ambientale”.
Anche il comportamento di molti consumatori incide sugli sprechi alimentari. Quantità eccessive di cibo acquistate, tecniche di conservazione inappropriate e pasti troppo abbondanti sono alcune delle malsane consuetudini, ravvisabili soprattutto nei Paesi industrializzati. Ancora Camelia Bucatariu:
“Tutti siamo consumatori. Tutti noi abbiamo un contributo da dare alla riduzione degli sprechi alimentari. Come consumatori dobbiamo prima di tutto essere consapevoli dei nostri comportamenti: quanto cibo compriamo? consumiamo davvero tutto quello che compriamo? Una volta che avremo comprato il cibo, avremo cura di preservarlo nelle condizioni indicate per i prodotti acquistati? Possiamo contribuire direttamente a ridurre il nostro spreco semplicemente essendo consapevoli di quello che consumiamo. Di certo, l’impatto economico per quello che riguarda lo spreco alimentare è molto alto: non consumiamo e non sprechiamo soltanto risorse naturali, ma sprechiamo anche risorse economiche che ci riguardano direttamente, come lo spreco delle risorse naturali”.
Per promuovere una cultura mondiale alimentare sostenibile il sito della campagna www.thinkeatsave.org offre preziosi suggerimenti. E’ necessario che siano coinvolti tutti ed in particolare famiglie, supermercati, catene alberghiere, scuole, associazioni, sindaci e leader mondiali.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.