Il 15 gennaio 1993 Totò Riina, il superboss di Cosa Nostra, veniva arrestato a Palermo dopo 23 anni di latitanza.
Radio Vaticana - A vent’anni da quella giornata gloriosa per la giustizia, Corleone ospita il "Festival della Legalità in Tour" e chiede scusa ai familiari delle vittima di mafia consegnando simbolicamente la città attraverso una lettera aperta. La singolare iniziativa è partita del sindaco della cittadina in provincia di Palermo, Leoluchina Savona, intervistata da Alessandro Filippelli. ascolta
R. – E’ un invito alla conversione e alla liberazione. E’ chiaro che questo invito mi ricorda la vocazione del discorso che il Santo Padre Giovanni Paolo II fece 18 anni fa, quando si rivolse a questa terra martoriata di Sicilia, invitando appunto i mafiosi a convertirsi e ad abbassare la guardia, perché stavano danneggiando non solo l’immagine della Sicilia, ma avevano fatto scorrere sangue sulle nostre strade. Io ho voluto comunicare, in qualità di sindaco di Corleone, che è necessario che in tutta Italia si ricordino questi eventi e quindi vorrei tanto che tutte le associazioni giovanili, cattoliche, di volontariato e di cooperazione sociale possano celebrare questo giorno del 15 gennaio, ogni anno, a Corleone per dare un forte segnale e non abbassare la guardia.
D. – A distanza di 20 anni dalla cattura di Totò Riina, come è cambiata Corleone?
R. – E’ cambiata notevolmente: abbiamo fatto sì, attraverso manifestazioni emblematiche come anche con fiaccolate, quando tutte le associazioni sono scese in piazza, che si sentisse la vittoria del bene sul male supremo, cercando di lottare: senza armi, ma soltanto con la coscienza, con l’amore per il prossimo, rivolgendoci ai mafiosi e dicendo loro che non c’è nessun onore in quello che fanno perché l’onore non è quello della violenza cieca che uccide bambini e donne inermi e che vigliaccamente mettono le bombe sotto le autostrade.
D. – Lei ha consegnato simbolicamente la città ai familiari delle vittime di mafia: qual è il messaggio che vuole lanciare?
R. – E’ chiaro che queste morti non sono state invano, ma hanno fatto sì che le idee camminassero e che attraverso queste manifestazioni e questi eventi si sia potuto inculcare ancora di più il valore della libertà e lo stato di libertà da Cosa Nostra. Corleone è nostra, non Cosa Nostra, dei cittadini onesti di Corleone e di tutti i cittadini del mondo che hanno subito gravi lutti a causa della mafia.
Radio Vaticana - A vent’anni da quella giornata gloriosa per la giustizia, Corleone ospita il "Festival della Legalità in Tour" e chiede scusa ai familiari delle vittima di mafia consegnando simbolicamente la città attraverso una lettera aperta. La singolare iniziativa è partita del sindaco della cittadina in provincia di Palermo, Leoluchina Savona, intervistata da Alessandro Filippelli. ascolta
R. – E’ un invito alla conversione e alla liberazione. E’ chiaro che questo invito mi ricorda la vocazione del discorso che il Santo Padre Giovanni Paolo II fece 18 anni fa, quando si rivolse a questa terra martoriata di Sicilia, invitando appunto i mafiosi a convertirsi e ad abbassare la guardia, perché stavano danneggiando non solo l’immagine della Sicilia, ma avevano fatto scorrere sangue sulle nostre strade. Io ho voluto comunicare, in qualità di sindaco di Corleone, che è necessario che in tutta Italia si ricordino questi eventi e quindi vorrei tanto che tutte le associazioni giovanili, cattoliche, di volontariato e di cooperazione sociale possano celebrare questo giorno del 15 gennaio, ogni anno, a Corleone per dare un forte segnale e non abbassare la guardia.
D. – A distanza di 20 anni dalla cattura di Totò Riina, come è cambiata Corleone?
R. – E’ cambiata notevolmente: abbiamo fatto sì, attraverso manifestazioni emblematiche come anche con fiaccolate, quando tutte le associazioni sono scese in piazza, che si sentisse la vittoria del bene sul male supremo, cercando di lottare: senza armi, ma soltanto con la coscienza, con l’amore per il prossimo, rivolgendoci ai mafiosi e dicendo loro che non c’è nessun onore in quello che fanno perché l’onore non è quello della violenza cieca che uccide bambini e donne inermi e che vigliaccamente mettono le bombe sotto le autostrade.
D. – Lei ha consegnato simbolicamente la città ai familiari delle vittime di mafia: qual è il messaggio che vuole lanciare?
R. – E’ chiaro che queste morti non sono state invano, ma hanno fatto sì che le idee camminassero e che attraverso queste manifestazioni e questi eventi si sia potuto inculcare ancora di più il valore della libertà e lo stato di libertà da Cosa Nostra. Corleone è nostra, non Cosa Nostra, dei cittadini onesti di Corleone e di tutti i cittadini del mondo che hanno subito gravi lutti a causa della mafia.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.