Circa due anni fa, la Regione Lazio ha stanziato due milioni di euro per la realizzazione, presso il Policlinico Gemelli, di un nuovo reparto di terapia intensiva neonatale, con molti posti letto in più rispetto all’attuale.
Radio Vaticana - Tuttavia, pur all'avanguardia nel suo genere, il reparto non è ancora operativo, con le apparecchiature che giacciono ancora imballate. A spiegarne il perché è Giovanna Astorino, presidente dell’Associazione "Genitin", che si occupa di sostenere e dare ospitalità alle famiglie di bambini nati prematuramente, intervistata da Eliana Astorri: ascolta
R. – Non è operativo per colpa di una cattiva gestione della Sanità dal punto di vista regionale. Non è sicuramente imputabile al Policlinico Gemelli, che anzi ha fatto di tutto e ha precorso veramente i tempi. Questo reparto non è stato finanziato solo con due milioni di euro, quella è stata la somma che il Policlinico Gemelli ha già speso di tasca sua per costruire il reparto. A mancare sono gli altri finanziamenti che la Regione aveva promesso di dare, non appena il reparto fosse pronto dal punto di vista di gestione. Senza i fondi della Regione non si possono gestire le postazioni di terapia intensiva che annovera un reparto all’avanguardia sicuramente in Italia, se non anche in Europa. Ci sono macchinari che purtroppo, nonostante siano di assoluta eccellenza, oggi come oggi sono impacchettati, messi in un corridoio, inutilizzati e lasciati praticamente all’usura del tempo. E’ uno spreco, una cattiva gestione politica, amministrativa, di un’eccellenza dal punto di vista sanitario.
D. – L’attuale reparto può ospitare otto bambini?
R. – Sì, l’attuale reparto può ospitare otto bambini e le assicuro che l'attuale situazione è abbastanza pesante. L'Associazione Genitin nasce da un’esperienza mia personale. Quando mio figlio per la prima volta entrò in ospedale aveva solo 24 settimane e mi fecero firmare un foglio con il quale dovevo prendere atto che se Francesco nasceva quella notte non avrebbe avuto la postazione di terapia intensiva. E così anche la seconda volta, quando rientrai a 30 settimane, accadde la stessa cosa. Il che significava che mio figlio non avrebbe avuto possibilità di sopravvivere, se non fosse stato attaccato subito alla macchina.
D. – E allora pensa che ci sia qualcosa che si possa fare per far partire questo reparto?
R. – Sì, basterebbe un minimo di volontà. Si potrebbe iniziare con fondi di entità minore, con due o tre milioni di euro, anziché quelli che erano stati previsti – la somma doveva essere di 10-12 milioni – per aprire con un numero di posti pur minore rispetto a quanto previsto per legge, in base al rapporto assistenza-bambini. Comunque, pur con un rapporto minore, il reparto permetterebbe di aiutare, di tutelare quello che è un diritto di queste creature e dei loro genitori.
Radio Vaticana - Tuttavia, pur all'avanguardia nel suo genere, il reparto non è ancora operativo, con le apparecchiature che giacciono ancora imballate. A spiegarne il perché è Giovanna Astorino, presidente dell’Associazione "Genitin", che si occupa di sostenere e dare ospitalità alle famiglie di bambini nati prematuramente, intervistata da Eliana Astorri: ascolta
R. – Non è operativo per colpa di una cattiva gestione della Sanità dal punto di vista regionale. Non è sicuramente imputabile al Policlinico Gemelli, che anzi ha fatto di tutto e ha precorso veramente i tempi. Questo reparto non è stato finanziato solo con due milioni di euro, quella è stata la somma che il Policlinico Gemelli ha già speso di tasca sua per costruire il reparto. A mancare sono gli altri finanziamenti che la Regione aveva promesso di dare, non appena il reparto fosse pronto dal punto di vista di gestione. Senza i fondi della Regione non si possono gestire le postazioni di terapia intensiva che annovera un reparto all’avanguardia sicuramente in Italia, se non anche in Europa. Ci sono macchinari che purtroppo, nonostante siano di assoluta eccellenza, oggi come oggi sono impacchettati, messi in un corridoio, inutilizzati e lasciati praticamente all’usura del tempo. E’ uno spreco, una cattiva gestione politica, amministrativa, di un’eccellenza dal punto di vista sanitario.
D. – L’attuale reparto può ospitare otto bambini?
R. – Sì, l’attuale reparto può ospitare otto bambini e le assicuro che l'attuale situazione è abbastanza pesante. L'Associazione Genitin nasce da un’esperienza mia personale. Quando mio figlio per la prima volta entrò in ospedale aveva solo 24 settimane e mi fecero firmare un foglio con il quale dovevo prendere atto che se Francesco nasceva quella notte non avrebbe avuto la postazione di terapia intensiva. E così anche la seconda volta, quando rientrai a 30 settimane, accadde la stessa cosa. Il che significava che mio figlio non avrebbe avuto possibilità di sopravvivere, se non fosse stato attaccato subito alla macchina.
D. – E allora pensa che ci sia qualcosa che si possa fare per far partire questo reparto?
R. – Sì, basterebbe un minimo di volontà. Si potrebbe iniziare con fondi di entità minore, con due o tre milioni di euro, anziché quelli che erano stati previsti – la somma doveva essere di 10-12 milioni – per aprire con un numero di posti pur minore rispetto a quanto previsto per legge, in base al rapporto assistenza-bambini. Comunque, pur con un rapporto minore, il reparto permetterebbe di aiutare, di tutelare quello che è un diritto di queste creature e dei loro genitori.
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