mercoledì, gennaio 30, 2013
Due date per promuovere la dignità della persona

Ogni anno, a febbraio, si celebrano due Giornate particolarmente importanti: la prima domenica del mese (quest’anno, il 3 febbraio), la Giornata nazionale per la vita; l’11 febbraio, la Giornata mondiale del malato. Due appuntamenti che provvidenzialmente cadono a pochi giorni l’uno dall’altro. Entrambi infatti hanno tra le finalità ideali quella di mettere in risalto la dignità dell’essere umano, della persona, messa in discussione soprattutto nei momenti in cui l’essere umano stessosi trova in una condizione di debolezza. La Giornata per la vita si celebra in Italia dal 1979. Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI predispone per l’occasione un breve messaggio. Quest’anno, prendendo spunto dalla situazione economica e sociale, la Giornata ha come tema “Generare la vita vince la crisi”, ossia il rapporto, inversamente proporzionale, tra natalità e crisi. Si legge nel messaggio della CEI: “La disponibilità a generare, ancora ben presente nella nostra cultura e nei giovani, è tutt’uno con la possibilità di crescita e di sviluppo (…). Donare e generare la vita significa scegliere la via di un futuro sostenibile per un’Italia che si rinnova” (Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, Roma, 7 ottobre 2012).

La Giornata dal malato di quest’anno avrà invece come leit motiv la figura evangelica del Buon Samaritano: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (Lc 10, 37). Leggiamo nel messaggio di Benedetto XVI per la Giornata: “Si tratta (…) di attingere dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamente un’attenzione concreta, come il Buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse. Ciò vale non solo per gli operatori pastorali e sanitari, ma per tutti, anche per lo stesso malato, che può vivere la propria condizione in una prospettiva di fede”. Il pontefice evidenzia come l’Anno della Fede possa essere occasione propizia per svolgere nelle varie comunità la “diaconia della carità (…) per essere ciascuno buon samaritano verso l’altro, verso chi ci sta accanto” (Benedetto XVI, Vaticano, 2 gennaio 2013).

Ai temi della vita e della malattia, e quindi del dolore, della morte, del disagio, del “fine-vita”, del prendersi cura, le Paoline hanno sempre dato un spazio privilegiato nella produzione editoriale. Tanti i titoli in catalogo sul tema: tutti testi che, direttamente o indirettamente, con taglio teorico o pratico, destinati al vasto pubblico o agli “addetti” ai lavori, sono accomunati dal fatto di mettere in risalto la dignità dell’essere umano, la sacralità della persona. Solo per citarne alcuni: Un gancio in mezzo al cielo e Come pietra solcata dal vento, che raccontano in prima persona le vicende di Giulia Gabrieli e Cecilia Poli, entrambe stroncate dalla malattia, ma protagoniste di un viaggio consapevole e illuminato dalla fede e dalla speranza, per uno sguardo sul dolore mai superficiale e scontato; Sul palmo della tua mano, testimonianze di speranza, gioia di vivere e fede tra le corsie di un ospedale, raccontate da chi in quelle corsie vive la sua missione e scorge quotidianamente la mano di Dio; Prendersi cura, un testo che affronta le questioni del rinnovamento della pastorale sanitaria e importanti quesiti etici come l’eutanasia e l’accanimento terapeutico. Due nuove pubblicazioni aprono l’anno nel segno dell’impegno paoline a promuovere il valore della dignità umana soprattutto nei momenti di maggiore fragilità. Parole in libertà. Diario semiserio della madre di un disabile è l’originale, ironico, leggero, ma mai superficiale, racconto in prima persona della vita quotidiana di una donna, non più giovanissima, con il figlio disabile grave. E’ insieme, un invito a non demordere e un implicito appello alle istituzioni a non abbandonare chi vive situazioni di disagio e a sostenere quello “stato sociale” che dà la cifra della civiltà di una nazione.

Esce poi, proprio a febbraio, La notte può attendere. Lettere e storie di speranza nelle stanze della malattia terminale, toccanti testimonianze di quei malati per i quali non c’è possibilità di guarigione e che ricevono cure palliative in strutture, i cosiddetti hospice, a loro dedicate. Il libro è arricchito dall’introduzione di Luciano Orsi, Direttore della Struttura di Cure Palliative presso l’Azienda Ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova, e Direttore Scientifico della Rivista Italiana di Cure Palliative, e dall’appendice di Paola Aleotti, psicologa e consulente della stessa Azienda Ospedaliera, per la quale ha seguito un progetto di cure domiciliari e ha partecipato all’attivazione delle Cure Palliative. Il libro è particolarmente rappresentativo delle due Giornate di febbraio perché nella condizione della malattia terminale si esprime in modo completo il valore della persona, il suo diritto alla cura, anche se solo “palliativa”, e alla vita, anche quando questa sta per volgere inevitabilmente al termine.

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