Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno riconsegnato i passaporti. Console generale d’Italia: “Abbiamo piena fiducia nel sistema giudiziario indiano”. Il 15 gennaio nuova udienza alla corte di Kollam per l’accusa di omicidio, ma si attende la sentenza della Corte suprema sulla giurisdizione.
AsiaNews - I marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono tornati in India, dopo la licenza natalizia concessa a metà dicembre dall'Alta corte del Kerala. "Con questo gesto - hanno dichiarato i loro legali indiani - speriamo di porre fine alle speculazioni sulla loro buona volontà". Partiti nel tardo pomeriggio di ieri da Roma con un volo speciale, i militari sono atterrati questa mattina alle 7:50 (ora locale) a Kochi. Una volta consegnati i passaporti alla procura di Kollam, i due hanno riacquistato la condizione di libertà vigilata
di cui godono. Come richiesto dall'Alta corte del Kerala, per la licenza le autorità italiane avevano versato un deposito di garanzia di 60 milioni di rupie (circa 828mila euro).
La notizia del rientro in India dei due marò campeggia oggi sulle prime pagine dei principali quotidiani indiani. La concessione della licenza aveva suscita reazioni diverse. Per il governo del Kerala, il ritorno in Italia rischiava di "silurare" l'intero processo, e appariva come una scorciatoia diplomatica per chiudere la vicenda. Forse per fugare questi dubbi, il console generale d'Italia Giampaolo Cutillo ha sottolineato oggi la "piena fiducia dell'Italia nel sistema giudiziario indiano". "Sono certo - ha aggiunto - che il popolo del Kerala e dell'India guarderà a questo ritorno come un gesto che dimostra i buoni rapporti tra i nostri due Paesi".
Il prossimo 15 gennaio i militari hanno una nuova udienza al tribunale di Kollam, dove pende l'accusa di omicidio di due pescatori indiani, morti in un incidente al largo delle coste del Kerala il 15 febbraio 2012. Tuttavia, l'udienza avrà carattere quasi formale: i militari sono in attesa della sentenza della Corte suprema dell'India sulla giurisdizione del caso. Se il primo tribunale del Paese dovesse stabilire che il fatto è avvenuto in acque internazionali, i due marò verrebbero prosciolti da ogni accusa in India e potrebbero tornare in Italia, dove verrebbero processati presso la procura di Roma.
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