A fronte di tante discussioni, i più grandi criminologi risultano essere in realtà sempre quelli che prevengono le carriere criminali e l’evoluzione delle tragedie, piuttosto che quelli che costruiscono i castelli di parole e di opinioni dopo che le tragedie si sono verificate…
dello psicologo Gennaro Iasevoli
Lasciamo stare le ipotesi strane, incredibili e dilettantistiche, buttate lì erroneamente, sulla prevenzione del femminicidio, che recentemente hanno finito per irritare maggiormente le vittime, e analizziamone piuttosto il lato scientifico. Una delle ipotesi più valide è quella che si basa sulla individuazione e sul contrasto della persecuzione da parte degli stalker frustrati. La prevenzione consiste anche nella costante informazione, con discussioni, studi e ricerche, affinché le potenziali vittime, con gioco d’anticipo, possano intuire e sfuggire ad ogni agguato improvviso.
I criminali purtroppo hanno una “mente a catorcio” che non si nutre di buona cultura, anzi fanno collezione nascostamente di insoddisfazioni, frustrazioni, ricordi malsani, esperienze torbide, informazioni distorte, propositi di grandezza, desideri di malaffare e di delitti. In poche parole i criminali “odiano anche il corpo degli umani”, che durante i delitti sottopongono poi a torture e macellazioni. Pertanto reagiscono male ad ogni richiesta di dolcezza, di fraternità e di umiltà. I criminali accrescono la loro rabbia “endogena” osservando la calma, la dolcezza e l’educazione degli altri.
In effetti i criminali soffrono di insoddisfazione psicologica che addebitano sempre agli altri e vorrebbero trascinare il prossimo nella “loro giostra competitiva”, da cui sono sicuri di uscire vincenti con la loro forza prevaricante, oppure attraverso il crimine finale, sempre giustificato dalla loro “mente a catorcio”. La cura di questa tendenza al crimine in soggetti che ormai hanno grosse difficoltà mentali a comportarsi come gente normale è molto complicata.
Per chi si trova malauguratamente nella stretta di un criminale, la prima regola è quella di non contrariarlo, la seconda è quella di provare ad immedesimarsi nelle loro difficoltà riferendo le proprie, la terza è rinvangare i problemi personali ed essere pronti “con un guizzo” a staccare il contatto appena possibile. In ogni caso occorre cercare un “mare di alleati” – tra cui forze dell’ordine, associazioni e sindacati - da interporre tra sé e il criminale stalker, in attesa che la giustizia, la medicina e la psicologia diano i loro risultati.
dello psicologo Gennaro Iasevoli
Lasciamo stare le ipotesi strane, incredibili e dilettantistiche, buttate lì erroneamente, sulla prevenzione del femminicidio, che recentemente hanno finito per irritare maggiormente le vittime, e analizziamone piuttosto il lato scientifico. Una delle ipotesi più valide è quella che si basa sulla individuazione e sul contrasto della persecuzione da parte degli stalker frustrati. La prevenzione consiste anche nella costante informazione, con discussioni, studi e ricerche, affinché le potenziali vittime, con gioco d’anticipo, possano intuire e sfuggire ad ogni agguato improvviso.
I criminali purtroppo hanno una “mente a catorcio” che non si nutre di buona cultura, anzi fanno collezione nascostamente di insoddisfazioni, frustrazioni, ricordi malsani, esperienze torbide, informazioni distorte, propositi di grandezza, desideri di malaffare e di delitti. In poche parole i criminali “odiano anche il corpo degli umani”, che durante i delitti sottopongono poi a torture e macellazioni. Pertanto reagiscono male ad ogni richiesta di dolcezza, di fraternità e di umiltà. I criminali accrescono la loro rabbia “endogena” osservando la calma, la dolcezza e l’educazione degli altri.
In effetti i criminali soffrono di insoddisfazione psicologica che addebitano sempre agli altri e vorrebbero trascinare il prossimo nella “loro giostra competitiva”, da cui sono sicuri di uscire vincenti con la loro forza prevaricante, oppure attraverso il crimine finale, sempre giustificato dalla loro “mente a catorcio”. La cura di questa tendenza al crimine in soggetti che ormai hanno grosse difficoltà mentali a comportarsi come gente normale è molto complicata.
Per chi si trova malauguratamente nella stretta di un criminale, la prima regola è quella di non contrariarlo, la seconda è quella di provare ad immedesimarsi nelle loro difficoltà riferendo le proprie, la terza è rinvangare i problemi personali ed essere pronti “con un guizzo” a staccare il contatto appena possibile. In ogni caso occorre cercare un “mare di alleati” – tra cui forze dell’ordine, associazioni e sindacati - da interporre tra sé e il criminale stalker, in attesa che la giustizia, la medicina e la psicologia diano i loro risultati.
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http://violenza-donne.blogspot.it/2012/08/in-italia-non-esiste-unemergenza.html
http://violenza-donne.blogspot.it/2012/08/rapporto-sulla-violenza-delle-donne-in.html
http://violenza-donne.blogspot.it/2012/11/indagine-conoscitiva-sugli-uomini.html
http://violenza-donne.blogspot.it/2012/11/alcuni-casi-di-omicidi-e-tentati_22.html
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