L’Osservatore Romano torna a ribadire il ruolo fondamentale che ebbe Pio XII contro il nazismo, smontando in chiave storica il presunto scoop del quotidiano “The Guardian”.
Radio Vaticana - La testata londinese, lo ricordiamo, aveva insinuato il sostegno economico della Santa Sede al Terzo Reich e parlato di consistenti investimenti immobiliari seguiti “ai milioni” arrivati nelle casse vaticane da Mussolini. Nella pagina intitolata “I dollari del Papa contro Hitler”, il direttore del quotidiano della Santa Sede, Gian Maria Vian, sottolinea che “la storia non deve essere maltrattata” e ribadisce l’entità dei soldi ricevuti nel 1929 dal Vaticano. La pagina riporta anche una puntuale ricerca, basata su documenti degli archivi segreti britannici, che evidenzia l’azione di Pio XII contro il nazismo anche attraverso investimenti negli Stati Uniti. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con lo stesso direttore, Gian Maria Vian: ascolta
R. – Un articolo senza capo né coda, che ha di nuovo rilanciato questa falsità di uno scambio vergognoso tra la Chiesa cattolica e il fascismo, che sarebbe stato riconosciuto dalla Santa Sede in cambio dei milioni di Mussolini. Ma qualsiasi studente di storia è in grado di rendersi conto che si tratta di una ricostruzione storica falsata e basata sul nulla. I milioni di Mussolini non sono altro che l’indennizzo che fu stabilito dalla Convenzione finanziaria che è parte dei Patti Lateranensi firmati nel 1929 tra Italia e Santa Sede, indennizzo molto inferiore a quello che aveva stabilito una legge italiana nel 1871 – la Legge delle Guarentigie – per compensare in qualche modo la perdita del potere temporale e l’incameramento di enormi proprietà vaticane anche private, di Congregazioni religiose, e via dicendo.
D. – In questo articolo del "Guardian", peraltro, c’è anche un’altra insinuazione…
R. – L’insinuazione che documenti britannici non meglio precisati attesterebbero lo schieramento della Santa Sede – e questa è un’altra sciocchezza – al fianco del nazismo e del fascismo durante la Seconda Guerra mondiale, quando è esattamente vero il contrario.
D. – Nella vostra quinta pagina di oggi, mercoledì 30 gennaio, titolate: “I dollari del Papa contro Hitler”. La penna di Luca Possati presenta altri documenti – questa volta ben rintracciabili – emersi dagli archivi segreti britannici e pubblicati su “The Historical Journal”, proprio mentre “The Guardian” stava imbastendo il suo presunto scoop…
R. – La rivista pubblicata dall’Università di Cambridge – una rivista di storia, l’“Historical Journal”, appunto – nel numero di dicembre è uscita con una ricerca molto interessante e innovativa, dal punto di vista storiografico, di una studiosa, Patricia McGoldrick. Questa studiosa ha lavorato ai National Archives di Londra e ha messo le mani su documenti ora resi accessibili, che erano stati microfilmati dai Servizi segreti britannici nei primi anni della Seconda Guerra mondiale: stiamo parlando del ’40-’43. Da questi documenti, risulta che anche con operazioni rocambolesche, trasferimenti via Lisbona, la Santa Sede indirizzò ingenti fondi finanziari verso gli Stati Uniti, affinché con queste somme di denaro potessero essere aiutate le Chiese e i fedeli perseguitati nei Paesi occupati dalle truppe del Terzo Reich o di Paesi schierati con Hitler, o anche a sostenere l’industria statunitense che compì uno sforzo enorme nella guerra contro Hitler.
D. – Quindi, in sostanza: si spostano fondi dai luoghi di pericoli, di invasione, di morte, per metterli al sicuro, per poi farli ritornare e per aiutare e fare opera di contrasto. Viene creato, secondo i documenti, un canale privilegiato per l’Europa che consentì di fatto di sostenere – lo accennava anche lei prima – Chiese perseguitate ma anche le popolazioni stremate dalla guerra…
R. – Esattamente. Si apre uno scenario completamente diverso dalla vulgata diffusa, e Possati ha ragione a dire: “E’ tutta una storia da scrivere, quella finanziaria della Seconda Guerra mondiale”. Confermando, peraltro, quello che sta emergendo da anni. Ad esempio, circa la Santa Sede e gli Stati Uniti è noto come Pio XII sia intervenuto ripetutamente sull’episcopato americano perché i cattolici non si opponessero all’alleanza del loro Paese con l’Unione Sovietica, proprio in funzione anti-hitleriana. Altre carte – ma qui apriremmo altri scenari – sembrerebbero accreditare anche un sostegno dello stesso Papa Pacelli a circoli militari conservatori tedeschi opposti alla dittatura hitleriana. Oltre, poi, a tutta l’azione umanitaria enorme che il Papa e la sua Chiesa, i suoi fedeli, sostennero per salvare con questa opera di carità silenziosa i perseguitati, in primis gli ebrei. Riassumendo: non bisogna maltrattare la storia: la storia va rispettata, i fatti vanno rispettati per quello che sono stati.
Radio Vaticana - La testata londinese, lo ricordiamo, aveva insinuato il sostegno economico della Santa Sede al Terzo Reich e parlato di consistenti investimenti immobiliari seguiti “ai milioni” arrivati nelle casse vaticane da Mussolini. Nella pagina intitolata “I dollari del Papa contro Hitler”, il direttore del quotidiano della Santa Sede, Gian Maria Vian, sottolinea che “la storia non deve essere maltrattata” e ribadisce l’entità dei soldi ricevuti nel 1929 dal Vaticano. La pagina riporta anche una puntuale ricerca, basata su documenti degli archivi segreti britannici, che evidenzia l’azione di Pio XII contro il nazismo anche attraverso investimenti negli Stati Uniti. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con lo stesso direttore, Gian Maria Vian: ascolta
R. – Un articolo senza capo né coda, che ha di nuovo rilanciato questa falsità di uno scambio vergognoso tra la Chiesa cattolica e il fascismo, che sarebbe stato riconosciuto dalla Santa Sede in cambio dei milioni di Mussolini. Ma qualsiasi studente di storia è in grado di rendersi conto che si tratta di una ricostruzione storica falsata e basata sul nulla. I milioni di Mussolini non sono altro che l’indennizzo che fu stabilito dalla Convenzione finanziaria che è parte dei Patti Lateranensi firmati nel 1929 tra Italia e Santa Sede, indennizzo molto inferiore a quello che aveva stabilito una legge italiana nel 1871 – la Legge delle Guarentigie – per compensare in qualche modo la perdita del potere temporale e l’incameramento di enormi proprietà vaticane anche private, di Congregazioni religiose, e via dicendo.
D. – In questo articolo del "Guardian", peraltro, c’è anche un’altra insinuazione…
R. – L’insinuazione che documenti britannici non meglio precisati attesterebbero lo schieramento della Santa Sede – e questa è un’altra sciocchezza – al fianco del nazismo e del fascismo durante la Seconda Guerra mondiale, quando è esattamente vero il contrario.
D. – Nella vostra quinta pagina di oggi, mercoledì 30 gennaio, titolate: “I dollari del Papa contro Hitler”. La penna di Luca Possati presenta altri documenti – questa volta ben rintracciabili – emersi dagli archivi segreti britannici e pubblicati su “The Historical Journal”, proprio mentre “The Guardian” stava imbastendo il suo presunto scoop…
R. – La rivista pubblicata dall’Università di Cambridge – una rivista di storia, l’“Historical Journal”, appunto – nel numero di dicembre è uscita con una ricerca molto interessante e innovativa, dal punto di vista storiografico, di una studiosa, Patricia McGoldrick. Questa studiosa ha lavorato ai National Archives di Londra e ha messo le mani su documenti ora resi accessibili, che erano stati microfilmati dai Servizi segreti britannici nei primi anni della Seconda Guerra mondiale: stiamo parlando del ’40-’43. Da questi documenti, risulta che anche con operazioni rocambolesche, trasferimenti via Lisbona, la Santa Sede indirizzò ingenti fondi finanziari verso gli Stati Uniti, affinché con queste somme di denaro potessero essere aiutate le Chiese e i fedeli perseguitati nei Paesi occupati dalle truppe del Terzo Reich o di Paesi schierati con Hitler, o anche a sostenere l’industria statunitense che compì uno sforzo enorme nella guerra contro Hitler.
D. – Quindi, in sostanza: si spostano fondi dai luoghi di pericoli, di invasione, di morte, per metterli al sicuro, per poi farli ritornare e per aiutare e fare opera di contrasto. Viene creato, secondo i documenti, un canale privilegiato per l’Europa che consentì di fatto di sostenere – lo accennava anche lei prima – Chiese perseguitate ma anche le popolazioni stremate dalla guerra…
R. – Esattamente. Si apre uno scenario completamente diverso dalla vulgata diffusa, e Possati ha ragione a dire: “E’ tutta una storia da scrivere, quella finanziaria della Seconda Guerra mondiale”. Confermando, peraltro, quello che sta emergendo da anni. Ad esempio, circa la Santa Sede e gli Stati Uniti è noto come Pio XII sia intervenuto ripetutamente sull’episcopato americano perché i cattolici non si opponessero all’alleanza del loro Paese con l’Unione Sovietica, proprio in funzione anti-hitleriana. Altre carte – ma qui apriremmo altri scenari – sembrerebbero accreditare anche un sostegno dello stesso Papa Pacelli a circoli militari conservatori tedeschi opposti alla dittatura hitleriana. Oltre, poi, a tutta l’azione umanitaria enorme che il Papa e la sua Chiesa, i suoi fedeli, sostennero per salvare con questa opera di carità silenziosa i perseguitati, in primis gli ebrei. Riassumendo: non bisogna maltrattare la storia: la storia va rispettata, i fatti vanno rispettati per quello che sono stati.
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