martedì, gennaio 15, 2013
Dalla nave della discordia giungono nuovi colpi di scena: le accuse del terribile naufragio rischiano di ricadere sui passeggeri definiti “negligenti e disattenti”

di Paola Bisconti

Le recenti inchieste giudiziarie sul naufragio della Concordia aggiungono altre 11 persone al banco degli imputati, favorendo di contralto lo scagionamento del comandante Schettino dal ruolo di unico capro espiatorio della tragedia marittima. Insieme a lui risultano indagati anche gli ufficiali in plancia, il timoniere, il cartografo e due dirigenti di Costa Crociere, tra cui Roberto Ferrarini, capo dell’unità di crisi. Intanto la Carnival Corporation, multinazionale americana che detiene il controllo del colosso navale italiano, fa sapere che non intende risarcire i passeggeri perché sono stati, a parer della società, negligenti e disattenti. I sopravvissuti del terribile incidente si ritrovano quindi a subire oltre al danno anche la beffa, rischiando di non essere rimborsato, com’è loro diritto. L’equipaggio della nave, composto anche da vari passeggeri stranieri che non comprendevano bene la lingua italiana e pertanto non potevano seguire correttamente le istruzioni d’emergenza, è accusato di aver aperto la porta stagna A24 provocando l’allagamento di un sesto compartimento. L’errore è stato fatale per la dinamica dell’affondamento della nave.

Ci sono altri dettagli da chiarire riguardo ciò che accadde quella fatidica notte del 13 gennaio: Schettino infatti ha dichiarato di aver comunicato alla compagnia in tempi giusti di voler effettuare un cambio di rotta, ma non si trovano le prove di queste affermazioni: cosa nasconde il server che era all’interno della nave, dove sono sicuramente custodite le e-mail? Non solo: il comandante ha affermato anche di essere sempre stato sollecitato dal suo datore di lavoro, Costa Crociere (a sua volta incoraggiato dalla Carnival), a fare il famoso “inchino”. Tutti hanno accettato le predisposizioni per esigenze di pubblicità, tant’è che la stessa multinazionale americana aveva pianificato circa 52 inchini da far fare alle crociere durante i loro tour annuali. Inoltre la manovra risulta essere una prassi conosciuta e tollerata anche dalla varie Capitanerie di Porto, che attraverso l’Ais (Automatic Identification System), un sistema di identificazione automatico che entra in contatto con i transponder collocati in tutte le navi da crociera, sono a conoscenza delle traiettorie delle varie navi che circolano nel mare. Non c’è da sorprendersi poi se in seguito al naufragio è stata emanata una legge che vieta la manovra considerata decisamente pericolosa e inopportuna.

Il comandante Schettino inoltre poche settimane prima dell’accaduto stilò una relazione dove lamentava la scarsa preparazione del personale d’emergenza che lavorava a bordo della nave, e infatti il 13 gennaio alcuni membri dell’equipaggio che avevano incarichi-chiave non sapevano come muoversi, e molti erano addirittura privi del certificato di idoneità. La tragedia della Concordia ha messo quindi in risalto una politica di gestione della nave alquanto superficiale. Risulta anche che le carte nautiche fossero troppo generiche per studiare i fondali marini, anche se molti si chiedono perché i radar fossero spenti e se è vero che l’inchino è stato fatto per risparmiare del carburante. Ci auguriamo che i risvolti giudiziari riescano a fare luce sulla dinamica dei fatti e che ognuno si assuma le proprie colpe, rispondendo agli errori commessi senza trovare falsi appigli e soprattutto senza puntare il dito contro i superstiti del tragico naufragio.

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