Giappone e Cina non sembrano intenzionate a cedere sulla questione della sovranità dell’arcipelago conteso. Pechino manda i propri ricercatori insieme ai militari, Tokyo risponde con un’esercitazione militare congiunta insieme agli Stati Uniti.
Asianews - La tensione fra Tokyo e Pechino per il possesso delle isole del Mar cinese meridionale ha oramai assunto i toni da guerra fredda. La Cina ha avvertito che il tentativo giapponese di accerchiarla "è fallito e continuerà a fallire" e ha annunciato una serie di ricerche geografiche "per salvaguardare i diritti marittimi dell'area". Il Giappone da parte sua ha risposto alzando i propri aerei militari insieme a quelli americani, anche se per ora è solo un'esercitazione lontana dalla zona calda. I jet da combattimenti di Stati Uniti e Giappone hanno infatti iniziato una serie di esercitazioni congiunte che dureranno per 5 giorni nella zona sud-occidentale dell'arcipelago nipponico. Fra i partecipanti vi sono 6 bombardieri US FA-18 e 4 jet F-4 dell'aviazione del Sol Levante: in totale le esercitazioni impiegheranno 90 soldati americani e un numero imprecisato di colleghi giapponesi.
La decisione di condurre esercitazioni militari congiunte arriva a poche settimane dall'elezione di Shinzo Abe, il nuovo premier nipponico considerato un "falco" in politica estera ed economia. Abe ha improntato la propria campagna elettorale su una politica di durezza nei confronti della Cina e ha affermato più volte che la sovranità sulle isole contestate "non è in discussioni". Secondo fonti della Difesa di Tokyo, starebbe persino considerando la possibilità di concedere alla sua aviazione l'autorizzazione a sparare su "chiunque" violi il territorio (compresi aria e acqua) nazionale. Negli ultimi mesi Cina e Giappone hanno alzato in maniera considerevole il tono del confronto. Diverse navi cinesi hanno attraversato le acque dell'arcipelago - anche se Pechino ha definito queste provocazioni "attività patriottiche" - e i due eserciti si sono sfidati sulle rotte aeree in almeno 3 occasioni. Per ora non sono stati sparati colpi, anche se analisti di entrambe le nazioni sottolineano che i propri militari "non si tireranno mai indietro".
Le isole, note come Diaoyu in cinese e Senkaku in giapponese, sono al centro di una diatriba internazionale che dura da diversi anni. Dopo una serie di rivendicazioni reciproche, il governo giapponese ha acquistato le isolette da un privato che ne deteneva il possesso: per la Cina questo atto rappresenta "una provocazione". La tensione si è innalzata il 13 dicembre scorso, quanto Tokyo ha inviato alcuni caccia, dopo che un aereo cinese è entrato nello spazio aereo delle isole, per la prima volta dal 1958. Il valore dell'arcipelago non è chiaro. Si pensa che esso abbia anzitutto un'importanza strategica, trovandosi sulla rotta delle più importanti vie marittime; altri affermano che oltre alle acque ricche di pesca, nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo per lo sfruttamento e la ricerca congiunti nell'arcipelago, che tuttavia è rimasto lettera morta.
Asianews - La tensione fra Tokyo e Pechino per il possesso delle isole del Mar cinese meridionale ha oramai assunto i toni da guerra fredda. La Cina ha avvertito che il tentativo giapponese di accerchiarla "è fallito e continuerà a fallire" e ha annunciato una serie di ricerche geografiche "per salvaguardare i diritti marittimi dell'area". Il Giappone da parte sua ha risposto alzando i propri aerei militari insieme a quelli americani, anche se per ora è solo un'esercitazione lontana dalla zona calda. I jet da combattimenti di Stati Uniti e Giappone hanno infatti iniziato una serie di esercitazioni congiunte che dureranno per 5 giorni nella zona sud-occidentale dell'arcipelago nipponico. Fra i partecipanti vi sono 6 bombardieri US FA-18 e 4 jet F-4 dell'aviazione del Sol Levante: in totale le esercitazioni impiegheranno 90 soldati americani e un numero imprecisato di colleghi giapponesi.
La decisione di condurre esercitazioni militari congiunte arriva a poche settimane dall'elezione di Shinzo Abe, il nuovo premier nipponico considerato un "falco" in politica estera ed economia. Abe ha improntato la propria campagna elettorale su una politica di durezza nei confronti della Cina e ha affermato più volte che la sovranità sulle isole contestate "non è in discussioni". Secondo fonti della Difesa di Tokyo, starebbe persino considerando la possibilità di concedere alla sua aviazione l'autorizzazione a sparare su "chiunque" violi il territorio (compresi aria e acqua) nazionale. Negli ultimi mesi Cina e Giappone hanno alzato in maniera considerevole il tono del confronto. Diverse navi cinesi hanno attraversato le acque dell'arcipelago - anche se Pechino ha definito queste provocazioni "attività patriottiche" - e i due eserciti si sono sfidati sulle rotte aeree in almeno 3 occasioni. Per ora non sono stati sparati colpi, anche se analisti di entrambe le nazioni sottolineano che i propri militari "non si tireranno mai indietro".
Le isole, note come Diaoyu in cinese e Senkaku in giapponese, sono al centro di una diatriba internazionale che dura da diversi anni. Dopo una serie di rivendicazioni reciproche, il governo giapponese ha acquistato le isolette da un privato che ne deteneva il possesso: per la Cina questo atto rappresenta "una provocazione". La tensione si è innalzata il 13 dicembre scorso, quanto Tokyo ha inviato alcuni caccia, dopo che un aereo cinese è entrato nello spazio aereo delle isole, per la prima volta dal 1958. Il valore dell'arcipelago non è chiaro. Si pensa che esso abbia anzitutto un'importanza strategica, trovandosi sulla rotta delle più importanti vie marittime; altri affermano che oltre alle acque ricche di pesca, nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo per lo sfruttamento e la ricerca congiunti nell'arcipelago, che tuttavia è rimasto lettera morta.
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