Si è spenta oggi in una clinica a Roma Mariangela Melato, una delle attrici più brave e versatili del cinema e del teatro italiano: malata di tumore al pancreas, aveva 71 anni. Rosario Tronnolone ha intervistato Italo Moscati e Caterina d'Amico: ascolta
"Un'attrice unica, dotata di eccezionale talento”. Così la ricorda il critico, scrittore e sceneggiatore Italo Moscati:
“Di attrici come Mariangela Melato, devo dire, ce ne sono poche. Era un’attrice che poteva fare tante cose, così come ha fatto - teatro, cinema, televisione – tutte con lo stesso risultato: di eccellenza. Io la ricordo personalmente alla prima del Festival di Spoleto, nel 1968, con l’Orlando Furioso di Luca Ronconi. Fu uno spettacolo di un successo clamoroso. Fu un’interpretazione da parte di Mariangela, che mi fece capire – anche se già la conoscevo per poche cose che aveva fatto prima – quanto fosse una brava attrice . Da lì poi cominciò una carriera incredibile, sia per i film che ha fatto, perché si può ricordare 'Per grazia ricevuta', fatto con Nino Manfredi nel ’71, poi 'La classe operaia va in Paradiso', 'Mimì metallurgico', 'Lo chiameremo Andrea' con De Sica, 'Travolti da un insolito destino...' - tantissimi film quindi - e sia per il teatro, con personaggi come la Lulù di Wedekind, Filomena Marturano, la monaca di Monza con Visconti. Insomma, Mariangela merita, anche adesso che non c’è più, un grande consenso”.
Caterina d'Amico, direttrice della Casa del Cinema di Roma, ci offre un ricordo della donna dietro l'immagine pubblica dell'attrice:
“Era una donna incantevole, Mariangela. Una persona molto intelligente, molto vivace, molto determinata. Come a volte succede agli attori, uno strano miscuglio di grande coraggio e anche di grande spavento. Era una persona forte, intelligente, brillante, spiritosa e, soprattutto, molto discreta, molto trasparente, estremamente elegante. Addirittura, un’eleganza che, per certi versi, soprattutto negli ultimi anni, mi poteva ricordare la Mangano, in questa sua evanescenza, questo pallore, questa grazia nei movimenti. Era una persona incantevole. L’ultima volta che l’ho vista, poco tempo fa, al Teatro Argentina, aveva un’aria estremamente fragile. Lei si è portata dietro, infatti, questa malattia per tanto, tanto tempo con una grande grazia, con una grande discrezione e molto, molto coraggio. Ci mancherà tanto, ma proprio tanto. Io non vedo l’eguale”.
"Un'attrice unica, dotata di eccezionale talento”. Così la ricorda il critico, scrittore e sceneggiatore Italo Moscati:
“Di attrici come Mariangela Melato, devo dire, ce ne sono poche. Era un’attrice che poteva fare tante cose, così come ha fatto - teatro, cinema, televisione – tutte con lo stesso risultato: di eccellenza. Io la ricordo personalmente alla prima del Festival di Spoleto, nel 1968, con l’Orlando Furioso di Luca Ronconi. Fu uno spettacolo di un successo clamoroso. Fu un’interpretazione da parte di Mariangela, che mi fece capire – anche se già la conoscevo per poche cose che aveva fatto prima – quanto fosse una brava attrice . Da lì poi cominciò una carriera incredibile, sia per i film che ha fatto, perché si può ricordare 'Per grazia ricevuta', fatto con Nino Manfredi nel ’71, poi 'La classe operaia va in Paradiso', 'Mimì metallurgico', 'Lo chiameremo Andrea' con De Sica, 'Travolti da un insolito destino...' - tantissimi film quindi - e sia per il teatro, con personaggi come la Lulù di Wedekind, Filomena Marturano, la monaca di Monza con Visconti. Insomma, Mariangela merita, anche adesso che non c’è più, un grande consenso”.
Caterina d'Amico, direttrice della Casa del Cinema di Roma, ci offre un ricordo della donna dietro l'immagine pubblica dell'attrice:
“Era una donna incantevole, Mariangela. Una persona molto intelligente, molto vivace, molto determinata. Come a volte succede agli attori, uno strano miscuglio di grande coraggio e anche di grande spavento. Era una persona forte, intelligente, brillante, spiritosa e, soprattutto, molto discreta, molto trasparente, estremamente elegante. Addirittura, un’eleganza che, per certi versi, soprattutto negli ultimi anni, mi poteva ricordare la Mangano, in questa sua evanescenza, questo pallore, questa grazia nei movimenti. Era una persona incantevole. L’ultima volta che l’ho vista, poco tempo fa, al Teatro Argentina, aveva un’aria estremamente fragile. Lei si è portata dietro, infatti, questa malattia per tanto, tanto tempo con una grande grazia, con una grande discrezione e molto, molto coraggio. Ci mancherà tanto, ma proprio tanto. Io non vedo l’eguale”.
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