Falliti i tentativi di fermare l’urbanizzazione e l’industrializzazione selvaggia della capitale dell’Iran
Greenreport - Il 5 gennaio a Teheran sono rimasti chiusi uffici amministrativi, scuole ed università a causa dell'eccessivo livello di inquinamento dell'aria della capitale iraniana. La chiusura, la seconda in un mese, è stata decretata il 4 gennaio dal Comitato di controllo dell'inquinamento atmosferico dell'ufficio del governo di Teheran e confermata dal governatore della capitale iraniana, Morteza Tamadon. L'agenzia iraniana Isna informa che «Gli abitanti di Teheran sono anche invitati ad evitare spostamenti in città e non strettamente necessari». Una misura simile venne adottata il 3 dicembre scorso, quando il ministero della salute iraniano invitò addirittura gli 8 milioni di abitanti di Teheran a lasciare la metropoli.
La decisione si è resa nuovamente necessaria dopo tre giorni durante i quali Teheran è stata oppressa da una cappa di smog soffocante. Tamadon ha ammesso che «La chiusura non è la soluzione, ma è la migliore decisione considerati gli alti livelli degli indicatori di inquinamento». Il vicepresidente iraniano Mohammad Javad Mohammadizadeh, che è anche il direttore dell'Organizzazione per la protezione dell'ambiente dell'Iran, ha spiegato all'agenzia ufficiale Irna che «Il comitato di controllo dell'inquinamento atmosferico ha preso questa decisione a causa dell'inquinamento dell'aria allarmante. In questi ultimi giorni, alcune misure, in particolare le restrizioni in materia di circolazione, sono state messe in atto in città, ma la persistenza dell'inquinamento ha comportato questa decisione».
Mohammadizadeh ha però smentito le notizie di decessi legati all'inquinamento dell'aria a Teheran. A quanto pare gli iraniani soffrirebbero così tanto per l'inquinamento da dover chiudere scuole ed uffici, ma questo non comporterebbe i livelli di mortalità da inquinamento che si riscontrano nelle città occidentali o nelle altre metropoli asiatiche... miracoli della Repubblica islamica. La verità è che negli ultimi anni il governo ed il Parlamento iraniani hanno cercato di affrontare il gravissimo problema dell'inquinamento atmosferico a Teheran e che sono state messe in atto iniziative e sono state adottate leggi per incoraggiare l'utilizzo di carburanti più ecologici e per sostituire un parco auto costituito in gran parte da veicoli di seconda mano ed inefficienti. Il governo iraniano aveva anche annunciato misure di decentramento per rallentare l'afflusso di popolazione e l'insediamento di industrie nella capitale, ma, in pratica, la promessa lotta all'urbanizzazione ed all'industrializzazione selvaggia di Teheran non è fino ad ora stata attuata. Un sollievo a questa situazione potrebbe venire dalla produzione interna di carburanti meno inquinanti.
Il presidente Mahmoud Ahmadinejad, citato dall'agenzia Fars News, ha comunque precisato che «L'Iran dovrebbe investire maggiormente nelle industrie di trasformazione del petrolio e del gas per ridurre la dipendenza dalle esportazioni di greggio. Secondo Ahmadinejad, il bilancio per il prossimo anno iraniano, che inizia il 21 marzo, prevede «Una minore dipendenza dai proventi del petrolio». Secondo i suoi piani «Bisogna sostituire le esportazioni di greggio con i derivati del petrolio per salvare il valore aggiunto disponibile nella trasformazione del greggio e consentire all'economia nazionale di godere della lucrosa industria di base del settore petrolifero». Il presidente sembra però smentito oggi da quanto detto dal ministro del Petrolio iraniano Rostam Qasemi, citato dalla radio internazionale iraniana Irib: «Gli investimenti stranieri nel settore petrolifero iraniano sono stati pari a 20 miliardi di dollari. Considerando le sanzioni illegali imposte dall'Occidente, la Repubblica islamica dovrebbe aumentare la sua produzione di petrolio per mantenere la sua posizione nell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio», l'Opec.
Ma le esportazioni di petrolio iraniane stanno provocando imbarazzo nei Paesi vicini alleati dell'Occidente che ha imposto sanzioni all'Iran a causa del suo programma nucleare. Secondo PressTv , «Tupras, il maggior importatore di petrolio turco, ha esortato l'Istituto nazionale di statistica (Tuik) a fermare la divulgazione dei dettagli delle sue importazioni di petrolio dall'Iran». Un anonimo funzionario del Tuik ha detto a PressTv: «Quelli della Tupras ci hanno chiesto, il mese scorso, di pubblicare solo un rapporto complessivo sulle loro importazioni di greggio dall'Iran» e il network satellitare iraniano commenta: «Sembra che la decisione possa essere stata attuata per non affrontare le minacce poste dagli Usa contro chiunque sia intenzionato ad investire nell'industria petrolifera iraniana».
Qualche giorno fa Ahmadinejad ha inaugurato nella provincia occidentale di Kermanshah un impianto petrolchimico in grado di produrre 300.000 tonnellate di polietilene pesante ed ha detto che ci sono piani per la costruzione di altri due gasdotti nel centro e nell'est del paese. Il 5 gennaio Ahmadinejad ha inaugurato il primo deposito di stoccaggio di gas naturale del Paese, la cui capacità massima di progetto raggiunge i 3,3 miliardi di metri cubi. L'Irna spiega che «Il deposito è stato costruito nei pressi della città di Qom, nella parte centrale dell'Iran. La sua capacità attuale è di 1,5 miliardi di metri cubi, mentre raggiungerà la capacità massima dopo il completamento della seconda fase di costruzione».
Greenreport - Il 5 gennaio a Teheran sono rimasti chiusi uffici amministrativi, scuole ed università a causa dell'eccessivo livello di inquinamento dell'aria della capitale iraniana. La chiusura, la seconda in un mese, è stata decretata il 4 gennaio dal Comitato di controllo dell'inquinamento atmosferico dell'ufficio del governo di Teheran e confermata dal governatore della capitale iraniana, Morteza Tamadon. L'agenzia iraniana Isna informa che «Gli abitanti di Teheran sono anche invitati ad evitare spostamenti in città e non strettamente necessari». Una misura simile venne adottata il 3 dicembre scorso, quando il ministero della salute iraniano invitò addirittura gli 8 milioni di abitanti di Teheran a lasciare la metropoli.
La decisione si è resa nuovamente necessaria dopo tre giorni durante i quali Teheran è stata oppressa da una cappa di smog soffocante. Tamadon ha ammesso che «La chiusura non è la soluzione, ma è la migliore decisione considerati gli alti livelli degli indicatori di inquinamento». Il vicepresidente iraniano Mohammad Javad Mohammadizadeh, che è anche il direttore dell'Organizzazione per la protezione dell'ambiente dell'Iran, ha spiegato all'agenzia ufficiale Irna che «Il comitato di controllo dell'inquinamento atmosferico ha preso questa decisione a causa dell'inquinamento dell'aria allarmante. In questi ultimi giorni, alcune misure, in particolare le restrizioni in materia di circolazione, sono state messe in atto in città, ma la persistenza dell'inquinamento ha comportato questa decisione».
Mohammadizadeh ha però smentito le notizie di decessi legati all'inquinamento dell'aria a Teheran. A quanto pare gli iraniani soffrirebbero così tanto per l'inquinamento da dover chiudere scuole ed uffici, ma questo non comporterebbe i livelli di mortalità da inquinamento che si riscontrano nelle città occidentali o nelle altre metropoli asiatiche... miracoli della Repubblica islamica. La verità è che negli ultimi anni il governo ed il Parlamento iraniani hanno cercato di affrontare il gravissimo problema dell'inquinamento atmosferico a Teheran e che sono state messe in atto iniziative e sono state adottate leggi per incoraggiare l'utilizzo di carburanti più ecologici e per sostituire un parco auto costituito in gran parte da veicoli di seconda mano ed inefficienti. Il governo iraniano aveva anche annunciato misure di decentramento per rallentare l'afflusso di popolazione e l'insediamento di industrie nella capitale, ma, in pratica, la promessa lotta all'urbanizzazione ed all'industrializzazione selvaggia di Teheran non è fino ad ora stata attuata. Un sollievo a questa situazione potrebbe venire dalla produzione interna di carburanti meno inquinanti.
Il presidente Mahmoud Ahmadinejad, citato dall'agenzia Fars News, ha comunque precisato che «L'Iran dovrebbe investire maggiormente nelle industrie di trasformazione del petrolio e del gas per ridurre la dipendenza dalle esportazioni di greggio. Secondo Ahmadinejad, il bilancio per il prossimo anno iraniano, che inizia il 21 marzo, prevede «Una minore dipendenza dai proventi del petrolio». Secondo i suoi piani «Bisogna sostituire le esportazioni di greggio con i derivati del petrolio per salvare il valore aggiunto disponibile nella trasformazione del greggio e consentire all'economia nazionale di godere della lucrosa industria di base del settore petrolifero». Il presidente sembra però smentito oggi da quanto detto dal ministro del Petrolio iraniano Rostam Qasemi, citato dalla radio internazionale iraniana Irib: «Gli investimenti stranieri nel settore petrolifero iraniano sono stati pari a 20 miliardi di dollari. Considerando le sanzioni illegali imposte dall'Occidente, la Repubblica islamica dovrebbe aumentare la sua produzione di petrolio per mantenere la sua posizione nell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio», l'Opec.
Ma le esportazioni di petrolio iraniane stanno provocando imbarazzo nei Paesi vicini alleati dell'Occidente che ha imposto sanzioni all'Iran a causa del suo programma nucleare. Secondo PressTv , «Tupras, il maggior importatore di petrolio turco, ha esortato l'Istituto nazionale di statistica (Tuik) a fermare la divulgazione dei dettagli delle sue importazioni di petrolio dall'Iran». Un anonimo funzionario del Tuik ha detto a PressTv: «Quelli della Tupras ci hanno chiesto, il mese scorso, di pubblicare solo un rapporto complessivo sulle loro importazioni di greggio dall'Iran» e il network satellitare iraniano commenta: «Sembra che la decisione possa essere stata attuata per non affrontare le minacce poste dagli Usa contro chiunque sia intenzionato ad investire nell'industria petrolifera iraniana».
Qualche giorno fa Ahmadinejad ha inaugurato nella provincia occidentale di Kermanshah un impianto petrolchimico in grado di produrre 300.000 tonnellate di polietilene pesante ed ha detto che ci sono piani per la costruzione di altri due gasdotti nel centro e nell'est del paese. Il 5 gennaio Ahmadinejad ha inaugurato il primo deposito di stoccaggio di gas naturale del Paese, la cui capacità massima di progetto raggiunge i 3,3 miliardi di metri cubi. L'Irna spiega che «Il deposito è stato costruito nei pressi della città di Qom, nella parte centrale dell'Iran. La sua capacità attuale è di 1,5 miliardi di metri cubi, mentre raggiungerà la capacità massima dopo il completamento della seconda fase di costruzione».
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