venerdì, febbraio 15, 2013
L’azienda mineraria statunitense Drummond ha ammesso di aver versato carbone nelle acque caraibiche colombiane, un “incidente” che ha spinto il 6 febbraio le autorità a sospenderle a tempo indeterminato la licenza per il carico del combustibile nei porti del paese  

 Misna - In una nota diffusa via Internet, la società con sede a Birmingham, in Alabama, ha spiegato che una quantità non meglio precisata di carbone è caduta in mare fra il 12 e il 13 gennaio vicino alla località costiera di Santa Marta (750 km a nord di Bogotá) da una chiatta che, a causa di una mareggiata accompagnata da forti venti, rischiava di affondare. La chiatta trasportava complessivamente 2.957 tonnellate di carbone. Drummond ha deplorato “questo incidente industriale” puntualizzando che “quello che è accaduto è stato esattamente un incidente, senza alcuna volontà di arrecare danni”.

Con una decisione senza precedenti il ministero dell’Ambiente ha sanzionato l’azienda obbligandola a sospendere le esportazioni fino a quando non presenterà un nuovo e più adeguato piano di gestione delle emergenze; secondo le autorità colombiane potrebbero essere finite in mare fino a 500 tonnellate di carbone.

Con una produzione media annua di 24 milioni di tonnellate di carbone la Drummond è la seconda azienda del settore in Colombia. Insieme alla svizzera Glencore è presente nella regione nord-orientale di César con progetti di sfruttamento del carbone. L’onlus italiana Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali (Cdca) ricorda, tra l’altro, che la miniera La Loma, di cui Drummond acquisì i diritti di esplorazione e sfruttamento negli anni ‘80, è stata fortemente contestata dalle popolazioni dei municipi di La Jagua e El Paso che hanno denunciato gli effetti delle attività estrattive “in termini di contaminazione ambientale, incidenza di malattie polmonari e totale mancanza di misure di sicurezza sul lavoro”.


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