domenica, febbraio 03, 2013
Bagno di folla per il presidente francese Francoise Hollande, oggi in visita a Timbuctù, città del Mali da poco liberata dall’invasione dei ribelli Jihadisti. Incontrando i militari il capo dell’Eliseo ha espresso soddisfazione per l’impegno delle sue truppe: “la lotta non è finita, - ha detto- ma abbiamo riportato la sicurezza in gran parte del Paese. Cecilia Seppia (ascolta)  

Radio Vaticana - Centinaia di soldati schierati e migliaia di persone in festa per le strade, hanno accolto a Timbuctù, appena liberata dai ribelli, il presidente francese Hollande. “La guerra non è finita - ha detto il capo dell’Eliseo - ma non resteremo qui per sempre”. Il nostro scopo – ha aggiunto - è sostenere i maliani fino alla fine di questa missione nel Nord; essere accanto al presidente finchè le autorità non ritrovino la loro piena integrità. Poi la precisazione di non volersi immischiare nella vita politica del Paese – e la soddisfazione per i traguardi raggiunti e la collaborazione con le forze governative . Dal canto suo il leader maliano ad interim Traorè, ha voluto ribadire che conta su Parigi per neutralizzare i terroristi. Da Monaco, Il vicepresidente americano Joe Biden ha elogiato la Francia e gli altri partner, per l’intervento fin qui condotto. Critica la posizione del capo della diplomazia europea Ashton: la Francia – ha detto- non è stata lasciata sola, molti altri Paesi hanno offerto assistenza e supporto logistico.

Sulla necessità di affrontare la sfida della riconciliazione nazionale si erano soffermati ieri anche i vescovi maliani: in un’intervista alla Fides, il segretario generale della Conferenza episcopale locale, don Edmond Dembele, ha riferito quanto detto al presidente nel loro recente incontro. “Riconciliazione nazionale in Mali significa innanzitutto riconciliare le diverse comunità che vivono nel nord, come tuareg, arabi, sonrai e altre – ha ricordato – e ottenere la riconciliazione attraverso il perdono”. Sul nuovo flusso di sfollati interni che le operazioni hanno causato, il sacerdote ha dato la sua testimonianza: “La Chiesa fa quel che può e la Caritas è mobilitata – ha aggiunto – nelle prossime settimane sono previste almeno due collette speciali per i rifugiati”.


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