martedì, febbraio 26, 2013
Vecchie e nuove curiosità sull'elezione del Papa 

di Paolo Fucili 

Il collegio cardinalizio ha facoltà, dopo il primo marzo, di anticipare l’inizio del conclave rispetto al termine finora fissato, se tutti i cardinali saranno già presenti a Roma. Così ha stabilito Benedetto XVI col motu proprio di oggi, che modifica alcune norme dell’elezione del Papa. Il conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI, ora è pressoché certo, inizierà con qualche giorno di anticipo rispetto al 15 marzo.

Fatta eccezione per alcune altre modifiche di minore importanza, rimangono invece invariati e validi tutti i 92 paragrafi del “vademecum” di sede vacante e conclave, la costituzione apostolica Universi dominici gregis promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996. Se poi qualche dubbio o incertezza insorgesse ancora, da giovedì alle 20 toccherà alle congregazioni generali, le quotidiane assemblee pre-conclave dei cardinali elettori e non elettori, scioglierli con un voto a maggioranza assoluta.

La meticolosa precisione con cui sono regolati ogni dettaglio e ogni fase della sede vacante, lascia ad ogni modo ben poco all’improvvisazione o all’arbitrio di altre autorità che non siano il romano Pontefice. Ad esempio, il limite di età, 80 anni, già fissato da Paolo VI, oltre il quale i cardinali non possono entrare in cappella sistina. Chi compie 80 anni a sede vacante già iniziata, specifica il punto 33, ha diritto comunque a partecipare al conclave. E’ il caso, questa volta, del cardinal Poletto, emerito di Torino, e del tedesco Kasper. L’intento, sottinteso ma chiaro, è prevenire che si ritardi l’inizio del conclave (non oltre tuttavia il ventesimo giorno di sede vacante) per attendere l’ottantesimo compleanno di un cardinale ed escluderlo così in extremis dalle votazioni.

Tutto è finalizzato a preservare libertà ed indipendenza degli elettori, è la chiave di lettura per comprendere le norme di cui si è dotata la Chiesa, perfezionandole con lo scorrere dei secoli. Lo ha spiegato venerdì ai giornalisti, in sala stampa vaticana, il canonista mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. E nella storia dell'elezione dei papi, le notazioni curiose al riguardo si sprecano. Fino al conclave che nel 1903 elesse Pio X, vigeva addirittura un diritto di veto col quale l’Impero austroungarico e altre potenze europee potevano sbarrare la strada ad un cardinale, prassi costata il soglio pontificio, in quell’occasione, al cardinale segretario di Stato Mariano Rampolla del Tindaro. E ancora nel ’96, appena 17 anni fa, Giovanni Paolo II si premurò di specificare che le elezioni per acclamazione (senza votazioni) o per compromesso (delegando la scelta ad un numero ristretto di cardinali) sono “abolite”.

Quanto al proverbiale segreto del conclave, escluso è ovviamente, pure in assenza di esplicita menzione, l’uso di internet e dei moderni social network per qualsiasi comunicazione con l’esterno. Le norme emanate da papa Wojtyla tutelano pure il diritto alla riservatezza di ogni elettore. A tutti è chiesto infatti di apporre il nome prescelto “con grafia quanto più possibile non riconoscibile”: in passato, al contrario, l'uso era firmare la propria scheda, onde escludere, in caso di pareggio tra due cardinali, che nessuno dei due avesse votato per se stesso.

La segretezza e i relativi obblighi, ha spiegato Arrieta, valgono anche nel caso decisamente inverosimile, tuttavia possibile sulla carta, che l’eletto non sia uno dei cardinali rinchiusi sotto le volte di Michelangelo. La procedura vorrebbe allora che sia il sostituto della Segreteria di Stato a contattare l’eletto in segreto, il cui nome dovrebbe rimanere sconosciuto, secondo la più improbabile delle regole, fino al rituale annuncio “habemus papam” dalla loggia centrale di san Pietro.

Una semplice esortazione, trattandosi di materia troppo fluida da regolamentare, è infine quella con cui al punto 83 della Universi dominici gregis papa Wojtyla chiedeva ai cardinali di non lasciarsi guidare “dalla suggestione dei mezzi di comunicazione sociale”. Saggia preoccupazione, nell’epoca della comunicazione globale, a cui è evidentemente ispirata anche la nota diffusa sabato dalla Segreteria di Stato vaticana per deplorare che con l’approssimarsi del Conclave “si moltiplichi la diffusione di notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni”. Vale a dire, nel commento del portavoce vaticano padre Lombardi, “approfittare del momento di sorpresa e di disorientamento degli spiriti deboli per seminare confusione e gettare discredito sulla Chiesa e sul suo governo, ricorrendo a strumenti antichi, come la maldicenza, la disinformazione, talvolta la stessa calunnia”.

La partita dell’elezione del Papa, al di là di qualsivoglia legge, si gioca pure sullo scivoloso terreno di notizie, indagini, retroscena veri o presunti riguardanti una porpora o l’altra. E se anche la fede ci conforta, insegnandoci che Dio scrive dritto anche su righe storte come queste, meglio che i cardinali, illuminati dal suo Spirito nel silenzioso segreto del Conclave, scelgano quanto prima il successore di Ratzinger.


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