“Dall’Unione Europea in arrivo oltre cento milioni di euro per riqualificare il patrimonio archeologico di Pompei”: lo ha annunciato ieri il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca. Sempre ieri, si sono chiuse le “primarie della cultura” organizzate dai giovani del Fai, il Fondo ambiente italiano: l’aumento degli stanziamenti pubblici per il mantenimento del patrimonio storico artistico è stata la richiesta più votata.
Radio Vaticana - Lorenzo Pirovano ne ha parlato Sofia Bosco, direttrice rapporti istituzionali del Fondo Ambiente Italiano:
R. – Con fondi di questa portata, si riuscirebbe sicuramente a fare un intervento robusto su Pompei che inverta la tendenza. Questa è la grande sfida che noi vediamo per Pompei: non solo l’intervento di restauro fisico, statico, di quello che c’è, ma la possibilità di impiantare "ex novo" un sistema di gestione del sito che permetta la sua corretta fruizione, conservazione nel tempo, proprio perché non dobbiamo intervenire con piccoli fondi a fare da tappabuchi, come si è fatto forse fino adesso, ma avendo davanti, nel tempo, i mezzi necessari perché si possa effettivamente programmare una corretta gestione.
D. – Perché c’è voluto così tanto tempo per intervenire?
R. – Noi stiamo scontando 20 anni di tagli alla cultura, fondi che vengono dati a pioggia, oppure annunciati e non concessi perché, con i vari tagli che ha subito, questo Ministero li ha decurtati. Siamo arrivati al capolinea. Vediamo il degrado che c’è in atto a Pompei, ma che possiamo estendere a tutto il territorio italiano. Deve essere un Ministero molto più snello, molto più rapido, con figure professionali molto più adatte a quello che i tempi richiedono. Si deve tornare a creare lavoro in questo settore. Si deve poter contare su cifre sicure, che ti permettano una programmazione a tre-cinque anni, altrimenti non si va da nessuna parte.
D. – Credete davvero in un rilancio degli stanziamenti pubblici per il patrimonio storico-artistico del nostro Paese?
R. – Noi lo crediamo veramente. Tanti Paesi europei, che hanno un quarto di quello che abbiamo noi, nella cultura in generale stanziano cinque volte tanto. Chi sta nel teatro, chi sta nell’editoria, chi si occupa di cinema, chi si occupa d’insegnamento nelle Università, chi lavora sui cantieri per strada nell’archeologia, chi gestisce musei, chi organizza mostre, pretende anche lì di avere una dotazione economica dignitosa. Non si può più vivere di elemosine o comunque di "contentini" ogni tanto. E’ utile ricordare come altri Paesi, un po’ più lungimiranti di noi, in momenti di grande crisi non abbiano esitato un minuto a investire fortemente in primo luogo nella cultura, sapendo che da lì ripartivano i saperi, l’entusiasmo, la formazione di tutta la popolazione. Queste primarie della cultura sono state proposte al Fai dai gruppi giovani della Fondazione che, volendo suscitare un dibattito che parlasse anche di temi che riguardano la quotidianità di tutti noi, hanno inventato questa maniera di creare nella Rete una consultazione popolare. ciò ha portato a questi risultati e ha potuto individuare i cinque temi, che moltissimi italiani hanno votato. Sono stati più di 100 mila i voti che abbiamo ricevuto in 20 giorni. Gli italiani hanno così dato un’indicazione ai politici, che governeranno questo Paese in futuro, per sapere su quali temi agire.
Radio Vaticana - Lorenzo Pirovano ne ha parlato Sofia Bosco, direttrice rapporti istituzionali del Fondo Ambiente Italiano:
R. – Con fondi di questa portata, si riuscirebbe sicuramente a fare un intervento robusto su Pompei che inverta la tendenza. Questa è la grande sfida che noi vediamo per Pompei: non solo l’intervento di restauro fisico, statico, di quello che c’è, ma la possibilità di impiantare "ex novo" un sistema di gestione del sito che permetta la sua corretta fruizione, conservazione nel tempo, proprio perché non dobbiamo intervenire con piccoli fondi a fare da tappabuchi, come si è fatto forse fino adesso, ma avendo davanti, nel tempo, i mezzi necessari perché si possa effettivamente programmare una corretta gestione.
D. – Perché c’è voluto così tanto tempo per intervenire?
R. – Noi stiamo scontando 20 anni di tagli alla cultura, fondi che vengono dati a pioggia, oppure annunciati e non concessi perché, con i vari tagli che ha subito, questo Ministero li ha decurtati. Siamo arrivati al capolinea. Vediamo il degrado che c’è in atto a Pompei, ma che possiamo estendere a tutto il territorio italiano. Deve essere un Ministero molto più snello, molto più rapido, con figure professionali molto più adatte a quello che i tempi richiedono. Si deve tornare a creare lavoro in questo settore. Si deve poter contare su cifre sicure, che ti permettano una programmazione a tre-cinque anni, altrimenti non si va da nessuna parte.
D. – Credete davvero in un rilancio degli stanziamenti pubblici per il patrimonio storico-artistico del nostro Paese?
R. – Noi lo crediamo veramente. Tanti Paesi europei, che hanno un quarto di quello che abbiamo noi, nella cultura in generale stanziano cinque volte tanto. Chi sta nel teatro, chi sta nell’editoria, chi si occupa di cinema, chi si occupa d’insegnamento nelle Università, chi lavora sui cantieri per strada nell’archeologia, chi gestisce musei, chi organizza mostre, pretende anche lì di avere una dotazione economica dignitosa. Non si può più vivere di elemosine o comunque di "contentini" ogni tanto. E’ utile ricordare come altri Paesi, un po’ più lungimiranti di noi, in momenti di grande crisi non abbiano esitato un minuto a investire fortemente in primo luogo nella cultura, sapendo che da lì ripartivano i saperi, l’entusiasmo, la formazione di tutta la popolazione. Queste primarie della cultura sono state proposte al Fai dai gruppi giovani della Fondazione che, volendo suscitare un dibattito che parlasse anche di temi che riguardano la quotidianità di tutti noi, hanno inventato questa maniera di creare nella Rete una consultazione popolare. ciò ha portato a questi risultati e ha potuto individuare i cinque temi, che moltissimi italiani hanno votato. Sono stati più di 100 mila i voti che abbiamo ricevuto in 20 giorni. Gli italiani hanno così dato un’indicazione ai politici, che governeranno questo Paese in futuro, per sapere su quali temi agire.
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