lunedì, febbraio 18, 2013
La Chiesa sta vivendo con trepidazione questi ultimi giorni di pontificato di Benedetto XVI: in tanti fedeli c’è tristezza e stupore.  

Radio Vaticana - Come leggere questo momento così particolare della nostra storia? Sergio Centofanti lo ha chiesto al cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e arciprete della Basilica di San Pietro: ascolta
R. - Quando ho appreso la notizia delle inattese dimissioni del Santo Padre Benedetto XVI, ho provato il dolore intenso che si prova nel momento in cui si avverte che una persona cara sta uscendo improvvisamente dal nostro orizzonte. Tutti abbiamo un cuore e il cuore si affeziona alle persone, questo è evidente ed è giusto. Però, subito dopo, mi è sembrato di sentire una brezza soave che veniva da lontano e mi portava il profumo inconfondibile della paglia di Betlemme. Sì, il profumo dell’umiltà di Dio. Ho sentito nitidamente in questo momento le parole di Gesù, parole non invecchiate da 2000 anni di storia ma ancora vive nelle vene della Chiesa. Esse stupendamente ci dicono: imparate da me che sono mite e umile di cuore. Come mi è apparso bello e confortante scoprire che queste parole fresche e giovani uscivano dal gesto delle dimissioni di Benedetto XVI e davano a tutti una grande lezione! In un mondo popolato da persone arroccate sul potere, incapaci di allentare la morsa dallo scettro, avide di salire e salire sempre di più, come è evangelico e controcorrente il gesto di colui che dice onestamente: perdonatemi non ho più le forze, Gesù chiami un altro al timone della Chiesa, io mi ritiro senza potere nel silenzio e nella preghiera. Il grande oratore francese, Jacques Bénigne Bossuet, sul finire del XVII secolo, amaramente esclamava: vi meravigliate se sembra che Dio si sia nascosto, vi meravigliate? Dio si trova a disagio in un mondo di orgogliosi, perché gli orgogliosi non possono capire il vocabolario dell’umiltà che Dio ha stampato a Betlemme. Oggi, concludeva Bossuet, trovare una persona veramente umile è un fatto più unico che raro. Ebbene, noi l’abbiamo trovata. Noi possiamo dire che oggi una persona umile c’è. Una persona veramente umile e coraggiosamente umile è Benedetto XVI. Grazie, Papa Benedetto! Hai dato un colpo all’orgoglio di tutti! Il mondo è sorpreso, sì, la Chiesa è edificata, tutti siamo chiamati a tenerne conto e Dio dal cielo sorride perché un raggio della sua luce è riuscito a sciogliere la fitta nebbia della superbia umana. E la Chiesa continua il suo cammino, sorretta dalla certezza che Gesù resta sempre al timone della barca, senza interruzione, e questo basta per renderci ottimisti.

D . – Cosa ci lasciano questi otto anni di pontificato?

R. – Ci lasciano una grande eredità. Papa Benedetto è un uomo che ci ha insegnato a leggere la storia della Chiesa con il criterio della continuità. Alcuni volevano leggere il Concilio Vaticano II come una frattura. Giustamente Papa Benedetto ha detto: no, nella Chiesa non ci sono fratture, c’è una crescita, uno sviluppo, ma sempre nella continuità. Duemila anni di storia sono duemila anni di storia di una comunità che è viva e che è coerente con l’acqua che esce dalla sorgente, che esce da Gesù. Non solo. Papa Benedetto ci ha dato una visione molto spirituale del suo ruolo e del suo pontificato. Non ha fatto altro che richiamarci alla sorgente del Vangelo perché la Chiesa ringiovanisce, non prendendo spunto dalle mode del momento ma ritrovando la freschezza delle origini, ritrovando la fedeltà al Vangelo e quindi purificandosi, togliendo tutta la polvere che i secoli possono aver depositato sul suo volto. La giovinezza della Chiesa è togliere questa polvere e ritrovare il volto giovane della Pentecoste.

D. – Nei suoi incontri personali col Papa, quale immagine le rimane?

R. – La grande bontà, la grande semplicità e anche la capacità di mettere a proprio agio. Ogni volta che mi sono trovato a parlare con il Papa io l’ho sentito veramente come un padre, come un padre buono, un padre desideroso di trasmettere agli altri il fuoco del Vangelo che ha nel cuore e credo che questo è un ricordo che porterò per sempre.


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