giovedì, febbraio 07, 2013
Il traffico di esseri umani è in costante aumento, come segnalato dall'Europol, dall'Interpol e da tutte le agenzie di intelligence.

Radio Vaticana - Un fenomeno che coinvolge tutto il mondo e che è collegato ad altre piaghe sociali, come lo sfruttamento lavorativo e ai fini della prostituzione. L’argomento sarà al centro di un seminario che si svolgerà domani a Roma, a Palazzo Montecitorio, e che focalizzerà l’attenzione sull’area mediterranea. Salvatore Sabatino ha intervistato la rappresentante speciale Osce per il contrasto al traffico degli esseri umani, Maria Grazia Giammarinaro: ascolta

R. – La mia organizzazione, l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, comprende 57 Paesi, dagli Stati Uniti al Canada, a tutta l’Europa, a tutta l’area dell’ex-Unione Sovietica, alla Mongolia. Purtroppo, dobbiamo dire che il traffico di esseri umani esiste dappertutto ed è dappertutto in crescita. L’Organizzazione internazionale del lavoro ha recentemente pubblicato stime da cui risulta che globalmente ci sono 21 milioni di persone in situazioni di traffico di esseri umani e lavoro forzato e almeno 800mila di queste persone sono sfruttate nell’Unione Europea. Tre milioni di persone sono sfruttate in un’area che, grossomodo, coincide con l’area Osce. Quindi, per la prima volta siamo coscienti di essere di fronte a un fenomeno di massa e dobbiamo elaborare strategie che possano essere adeguate e vincenti per sconfiggere un fenomeno di queste dimensioni.

D. - Ci sono strategie già pronte o ci state lavorando?

R. – Ci sono strategie che sono state anche sperimentate con successo. Per esempio, l’esperienza italiana è un’esperienza importante per il numero delle vittime che sono state assistite, accolte, nei programmi di protezione sociale, e che hanno avuto la possibilità di avere un’altra opzione, di avere un permesso di soggiorno, un altro lavoro. Queste politiche sono state stabilite in molti Paesi. Tuttavia, prevalentemente nell’ambito dello sfruttamento sessuale e nell’ambito dello sfruttamento lavorativo, siamo ancora quasi dappertutto all’inizio, perché la percezione della gravità dello sfruttamento lavorativo è recente.

D. - Quanto le primavere arabe e la crisi economica hanno influito sul traffico di esseri umani nel Mediterraneo?

R. – Questi fenomeni di cui parliamo sono fenomeni che accrescono fattori di rischio del traffico. Infatti, possono indurre un certo numero di persone a emigrare, non solo irregolarmente, ma anche in condizioni non sicure, di mettersi nelle mani dei trafficanti. Al momento, per la verità, non possiamo dire che le primavere arabe, di per sé, abbiano provocato un aumento del traffico, però dobbiamo essere accorti, perché siccome nella zona i processi di democratizzazione, di transizione, sono ancora in corso, esistono grandi elementi di tensione, e tutto questo può esacerbare i fattori di rischio. La crisi economica è, sicuramente, di per sé, un grandissimo fattore di rischio.

D. – Il fenomeno terribile del traffico di organi può essere collegato in qualche modo a quello del traffico degli esseri umani?

R. – In una certa misura, sì, quando le persone vengono reclutate, per la loro condizione di povertà e di estrema vulnerabilità, vengono convinte a subire un’operazione per il prelievo di un organo, con un’informazione nulla o assolutamente non veritiera. Dopodiché queste persone si ritrovano in condizioni di salute deteriorate e non possono più lavorare, non possono più mantenere la famiglia. E’ una delle peggiori forme di vittimizzazione che si possano immaginare. Per molto tempo ci siamo chiesti se il traffico di persone a scopo di espianto di organi esistesse veramente. Oggi sappiamo che esiste e ci sono casi che sono stati indagati e sono arrivati anche alle corti in diversi Paesi dell’area Osce.


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