Una partita importante per l’identità femminile africana si sta giocando in Senegal, con manifesti giganti di segno opposto appesi ai quattro angoli del paese dell’Africa occidentale.
Misna - Il collettivo “Nuul Kukk”, “Tutta nera” in lingua wolof, ha organizzato una campagna pubblicitaria con splendide africane che hanno prestato il loro volto per dire “no alla depigmentazione” scelta da più di una donna su due. A sostenere il collettivo sono cantanti, come il rapper Keyti, la stilista Dior Lô ma anche militanti dei diritti delle donne, tra cui Kiné Fatim Diop, e medici di fama. Da un decennio dermatologi hanno costituito un’Associazione internazionale d’informazione sulla depigmentazione artificiale (Aiida) e negli ultimi tempi si sono moltiplicati i gruppi pro ‘Nuul Kukk’ sui social network. D’altra parte, appoggiati dalla potente lobby della cosmetica, ci sono le addette del “Khess Petch” (“Tutta bianca”), una crema ‘miracolosa’ che “in soli 15 giorni promette un’azione rapida” per schiarire la propria pelle. Nonostante una regolamentazione restrittiva, in Senegal come in molti paesi dell’Africa nera, un 50% di donne – 67% delle senegalesi – considera la pelle più chiara un criterio di bellezza superiore alla carnagione scura, comprando a un prezzo accessibile sul mercato ufficiale o illegale prodotti schiarenti.
Bella ma con quali conseguenze, si interrogano i dermatologi dell’Aiida che denunciano i gravi effetti secondari di creme piene di corticoidi che attaccano la pelle, causando macchie, bruciature e segni indelebili. Oltre ai danni estetici i prodotti, sia quelli industriali che artigianali, sono all’origine di numerosi casi di ipertensione, diabete e generalmente di indebolimento delle difese immunitarie. La “lotta per la salute” avviata dai promotori di “Nuul Kukk” cerca anche di raggiungere i milioni di donne africane della diaspora, ancora più invogliate a procurarsi i prodotti per la depigmentazione quando vivono nel ‘bianco’ Occidente.
Misna - Il collettivo “Nuul Kukk”, “Tutta nera” in lingua wolof, ha organizzato una campagna pubblicitaria con splendide africane che hanno prestato il loro volto per dire “no alla depigmentazione” scelta da più di una donna su due. A sostenere il collettivo sono cantanti, come il rapper Keyti, la stilista Dior Lô ma anche militanti dei diritti delle donne, tra cui Kiné Fatim Diop, e medici di fama. Da un decennio dermatologi hanno costituito un’Associazione internazionale d’informazione sulla depigmentazione artificiale (Aiida) e negli ultimi tempi si sono moltiplicati i gruppi pro ‘Nuul Kukk’ sui social network. D’altra parte, appoggiati dalla potente lobby della cosmetica, ci sono le addette del “Khess Petch” (“Tutta bianca”), una crema ‘miracolosa’ che “in soli 15 giorni promette un’azione rapida” per schiarire la propria pelle. Nonostante una regolamentazione restrittiva, in Senegal come in molti paesi dell’Africa nera, un 50% di donne – 67% delle senegalesi – considera la pelle più chiara un criterio di bellezza superiore alla carnagione scura, comprando a un prezzo accessibile sul mercato ufficiale o illegale prodotti schiarenti.
Bella ma con quali conseguenze, si interrogano i dermatologi dell’Aiida che denunciano i gravi effetti secondari di creme piene di corticoidi che attaccano la pelle, causando macchie, bruciature e segni indelebili. Oltre ai danni estetici i prodotti, sia quelli industriali che artigianali, sono all’origine di numerosi casi di ipertensione, diabete e generalmente di indebolimento delle difese immunitarie. La “lotta per la salute” avviata dai promotori di “Nuul Kukk” cerca anche di raggiungere i milioni di donne africane della diaspora, ancora più invogliate a procurarsi i prodotti per la depigmentazione quando vivono nel ‘bianco’ Occidente.
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