Nell’area il famigerato impianto di Mayak ed il Techa, il fiume più contaminato del mondo
GreenReport - Il governo russo si è subito prodigato nel dire che la spettacolare pioggia di meteoriti che ha colpito la regione di Chelyabinsk, negli urali sud-occidentali, non aveva provocato alcun aumento del livello di radioattività e in molti hanno pensato che il ministero delle situazioni di emergenza russo si riferisse alla possibile radioattività del materiale precipitato dallo spazio. Ma molto più probabilmente le autorità locali e moscovite stavano tirando sospiri di sollievo a ripetizione dopo aver scoperto che i frammenti infuocati, che hanno fatto più di mille feriti e lesionato scuole, ospedali, fabbriche e migliaia di abitazioni, non avevano colpito nemmeno una delle decine di impianti atomici sovietici e post-sovietici dell'area, compreso il famigerato impianto per il trattamento del combustibile nucleare esausto di Mayak.
Secondo i media russi la pioggia di meteoriti è avvenuta in un'area di 250 Km tra Chelyabinsk ed Ekaterinburg, presentata come scarsamente popolata anche dai media italiani ma in realtà una delle zone più densamente industrializzate della Russia, tanto che l'agenzia statale monopolista del nucleare russo, Rosatom, si è affrettata a dichiarare: «Tutti gli impianti di Rosatom nella regione degli Urali funzionano normalmente. Non hanno sofferto alcuna conseguenza dalla caduta del meteorite». Rosatom sa benissimo che in una zona così fittamente punteggiata di impianti nucleari come la regione di Chelyabinsk, la Russia ed il mondo devono considerarsi molto fortunati che non sia accaduta una catastrofe nucleare. L'Amministrazione municipale di Chelyabinsk in un comunicato sottolinea che «Le misurazioni sono state effettuate. I livelli di radiazioni nella città di Chelyabinsk sono normali», ma ha anche esortato la gente a rimanere in casa ed ad andare a prendere i bambini da scuola.
Un portavoce di Rosatom che ha chiesto di restare anonimo ha detto all'Ong norvegese/russa Bellona: «La nostra valutazione preliminare è che non ci siano strutture nucleari danneggiate. Ma ci sono vari impianti nella zona interessata. Asteroidi e meteoriti sono contingenze che sono così rare che non sono realmente programmate in termini di misure di sicurezza».
L'impianto nucleare più famigerato degli Urali e forse dell'intera Russia si trova proprio nella regione più duramente colpita (Chelyabinsk): quello di riprocessamento del combustibile nucleare di Mayak, che ospita circa 560 tonnellate di combustibile esausto di uranio, 30 tonnellate di plutonio dei reattori e 500.000 tonnellate di scorie radioattive solide. Inoltre a Mayak è stoccata una quantità sconosciuta (e segreta) di uranio e plutonio proveniente dalle armi nucleari sovietico-russe.
Nel 1957 Mayak è stato il teatro di uno dei peggiori incidenti nucleari e di una delle più gravi contaminazione della storia dell'Unione Sovietica e del mondo, seconda per conseguenze e nel volume delle emissioni radioattive rilasciate forse solo al disastro nucleare di Chernobyl. L'incidente avvenne quando esplose un serbatoio per lo stoccaggio delle scorie nucleari e il fallout di radionuclidi si propagò negli Urali meridionali, contaminando fortemente aree che ancora oggi presentano alti livelli di radioattività.
Ma non è finita, l'area dove si è frantumato e precipitato il meteorite ospita altri siti nucleari "sensibili" nella zona del lago Karachai, a soli circa 60 Km dove c'è stato l'impatto a terra, una zona utilizzata per decenni per scaricare all'aperto le scorie liquide e i reflui di Mayak. Secondo Bellona, «Lì sono concentri circa 120 milioni di curie di radioattività». Igor Kudrik, un esperto di industria nucleare della Russia di Bellona, sottolinea che «Il lago è ormai essiccato e venti estivi trasportano nell'aria la polvere e le particelle con la loro contaminazione radioattiva. Un asteroide che colpisse il fondo del lago potrebbe aggravare seriamente la quantità di radionuclidi immessa nell' atmosfera».
L'altro grande malato nucleare è il fiume Techa, nel quale Mayak ha scaricato così tante scorie nucleari liquide per più di 60 anni che l'intero corso d'acqua è ormai considerato una scoria nucleare. Anche il Techa, considerato il fiume più contaminato del mondo, avrebbe potuto scatenare una catastrofe atomica se fosse stata colpita da un frammento di meteorite come quella che ha prodotto un foro di 8 metri di diametro (e una colonna di acqua ghiaccio e vapore) precipitando nel lago di Tchebarkul, la contaminazione radioattiva sarebbe stata imponente. Il fiume Techa è così pericoloso che le associazioni ambientaliste russe chiedono che venga ricoperto con un sarcofago di cemento come il reattore 4 di Chernobyl.
Ma gli urali meridionali e la regione di Chelyabinsk sono punteggiati da decine di depositi all'aperto di scorie radioattiva e siti di stoccaggio nucleari frutto della Guerra Fredda atomica tra Urss ed Usa e dell'avventura nucleare civile-militare prima dell'Urss e poi della Russia. Tutti impianti di per sé pericolosi, spesso mal gestiti o addirittura abbandonati dopo il crollo dell'Urss e che se colpiti da un meteorite potrebbero innescare una tragedia da far impallidire Chernobyl e Fukushima Daiichi.
Umberto Mazzantini
GreenReport - Il governo russo si è subito prodigato nel dire che la spettacolare pioggia di meteoriti che ha colpito la regione di Chelyabinsk, negli urali sud-occidentali, non aveva provocato alcun aumento del livello di radioattività e in molti hanno pensato che il ministero delle situazioni di emergenza russo si riferisse alla possibile radioattività del materiale precipitato dallo spazio. Ma molto più probabilmente le autorità locali e moscovite stavano tirando sospiri di sollievo a ripetizione dopo aver scoperto che i frammenti infuocati, che hanno fatto più di mille feriti e lesionato scuole, ospedali, fabbriche e migliaia di abitazioni, non avevano colpito nemmeno una delle decine di impianti atomici sovietici e post-sovietici dell'area, compreso il famigerato impianto per il trattamento del combustibile nucleare esausto di Mayak.
Secondo i media russi la pioggia di meteoriti è avvenuta in un'area di 250 Km tra Chelyabinsk ed Ekaterinburg, presentata come scarsamente popolata anche dai media italiani ma in realtà una delle zone più densamente industrializzate della Russia, tanto che l'agenzia statale monopolista del nucleare russo, Rosatom, si è affrettata a dichiarare: «Tutti gli impianti di Rosatom nella regione degli Urali funzionano normalmente. Non hanno sofferto alcuna conseguenza dalla caduta del meteorite». Rosatom sa benissimo che in una zona così fittamente punteggiata di impianti nucleari come la regione di Chelyabinsk, la Russia ed il mondo devono considerarsi molto fortunati che non sia accaduta una catastrofe nucleare. L'Amministrazione municipale di Chelyabinsk in un comunicato sottolinea che «Le misurazioni sono state effettuate. I livelli di radiazioni nella città di Chelyabinsk sono normali», ma ha anche esortato la gente a rimanere in casa ed ad andare a prendere i bambini da scuola.
Un portavoce di Rosatom che ha chiesto di restare anonimo ha detto all'Ong norvegese/russa Bellona: «La nostra valutazione preliminare è che non ci siano strutture nucleari danneggiate. Ma ci sono vari impianti nella zona interessata. Asteroidi e meteoriti sono contingenze che sono così rare che non sono realmente programmate in termini di misure di sicurezza».
L'impianto nucleare più famigerato degli Urali e forse dell'intera Russia si trova proprio nella regione più duramente colpita (Chelyabinsk): quello di riprocessamento del combustibile nucleare di Mayak, che ospita circa 560 tonnellate di combustibile esausto di uranio, 30 tonnellate di plutonio dei reattori e 500.000 tonnellate di scorie radioattive solide. Inoltre a Mayak è stoccata una quantità sconosciuta (e segreta) di uranio e plutonio proveniente dalle armi nucleari sovietico-russe.
Nel 1957 Mayak è stato il teatro di uno dei peggiori incidenti nucleari e di una delle più gravi contaminazione della storia dell'Unione Sovietica e del mondo, seconda per conseguenze e nel volume delle emissioni radioattive rilasciate forse solo al disastro nucleare di Chernobyl. L'incidente avvenne quando esplose un serbatoio per lo stoccaggio delle scorie nucleari e il fallout di radionuclidi si propagò negli Urali meridionali, contaminando fortemente aree che ancora oggi presentano alti livelli di radioattività.
Ma non è finita, l'area dove si è frantumato e precipitato il meteorite ospita altri siti nucleari "sensibili" nella zona del lago Karachai, a soli circa 60 Km dove c'è stato l'impatto a terra, una zona utilizzata per decenni per scaricare all'aperto le scorie liquide e i reflui di Mayak. Secondo Bellona, «Lì sono concentri circa 120 milioni di curie di radioattività». Igor Kudrik, un esperto di industria nucleare della Russia di Bellona, sottolinea che «Il lago è ormai essiccato e venti estivi trasportano nell'aria la polvere e le particelle con la loro contaminazione radioattiva. Un asteroide che colpisse il fondo del lago potrebbe aggravare seriamente la quantità di radionuclidi immessa nell' atmosfera».
L'altro grande malato nucleare è il fiume Techa, nel quale Mayak ha scaricato così tante scorie nucleari liquide per più di 60 anni che l'intero corso d'acqua è ormai considerato una scoria nucleare. Anche il Techa, considerato il fiume più contaminato del mondo, avrebbe potuto scatenare una catastrofe atomica se fosse stata colpita da un frammento di meteorite come quella che ha prodotto un foro di 8 metri di diametro (e una colonna di acqua ghiaccio e vapore) precipitando nel lago di Tchebarkul, la contaminazione radioattiva sarebbe stata imponente. Il fiume Techa è così pericoloso che le associazioni ambientaliste russe chiedono che venga ricoperto con un sarcofago di cemento come il reattore 4 di Chernobyl.
Ma gli urali meridionali e la regione di Chelyabinsk sono punteggiati da decine di depositi all'aperto di scorie radioattiva e siti di stoccaggio nucleari frutto della Guerra Fredda atomica tra Urss ed Usa e dell'avventura nucleare civile-militare prima dell'Urss e poi della Russia. Tutti impianti di per sé pericolosi, spesso mal gestiti o addirittura abbandonati dopo il crollo dell'Urss e che se colpiti da un meteorite potrebbero innescare una tragedia da far impallidire Chernobyl e Fukushima Daiichi.
Umberto Mazzantini
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