Benedetto XVI prepara il trasloco a Castelgandolfo. Congregazioni pre-conclave al via lunedì
Il segno dell’avvenuta fine del pontificato di Benedetto XVI sarà del tutto in linea con lo stile semplice ed essenziale cui papa Ratzinger ci ha abituati: alle 20 esatte di giovedì, con la proverbiale puntualità elvetica, le guardie svizzere di turno all’ingresso del palazzo apostolico di Castelgandolfo chiuderanno i due battenti del portone che dà sulla piazza del paese.
La sicurezza del “papa emerito” Joseph Ratzinger (o “romano pontefice emerito”, l’altro titolo che gli spetterà) non sarà più loro competenza. Tra i dettagli rimasti in sospeso dell’atipica sede vacante ormai prossima c’era la qualifica di Ratzinger a rinuncia divenuta effettiva. “Non so come si chiamava Celestino V”, ha ironizzato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi lasciando intendere che la questione non è stata facile da dirimere, pure interpellando il diretto interessato. “Sua santità”, appellativo che invece gli compete ancora, continuerà ad indossare una talare bianca, ma senza la mantellina che gli scende sulle spalle. E non calzerà più le abituali scarpe rosse, ha riferito Lombardi nel consueto briefing di oggi coi giornalisti, rivelando che in Messico, a marzo scorso, nella città di Leon, dove sono attivi molti artigiani della calzatura, è stato donato al Papa un paio di scarpe che lui trova molto confortevoli e ora intende usare a piacimento.
Sono particolari quasi irrilevanti quelli di cui i cronisti chiedono conto. Ma senza dimenticare l’udienza generale di domani 27 febbraio, ultimo appuntamento “pubblico” del Papa in piazza San Pietro. I 50.000 che finora si sono dotati del normale biglietto accederanno agli spazi meno lontani dal sagrato della Basilica. Gli altri, attesi nell’ordine di centinaia di migliaia, si avvicineranno fin dove possibile. Salvo un più ampio giro iniziale di papamobile e i non previsti saluti finali con baciamano, tutto si svolgerà come al solito. Al termine, in sala Clementina, è in programma il saluto al Papa di alcune autorità politiche presenti a Roma in questi giorni, tra cui i presidenti di Slovacchia e Baviera, il Principe di Andorra, i capitani reggenti di san Marino.
Giovedì 28, dopo l’incontro in mattinata coi cardinali presenti a Roma (con saluto del decano card. Sodano e diretta TV), Ratzinger è atteso alle 17 all’eliporto dei giardini Vaticani, da dove decollerà verso Castelgandolfo, che sarà la sua casa per i successivi due mesi. Ad accoglierlo nella residenza estiva dei papi ci saranno presidente e segretario del Governatorato, il cardinale Bertello e mons. Sciacca, il vescovo di Albano mons. Semeraro, il direttore delle ville pontificie Saverio Petrillo, il parroco e il sindaco del paese. Ultimo appuntamento in assoluto del pontificato è alle 17.30, quando Benedetto XVI si offrirà alla vista dei castellani e delle telecamere dal balcone del palazzo apostolico affacciato sulla piazza del paese, per pronunciare un breve saluto.
Di lì a poche ore si sfilerà l’anello pontificio ricevuto all’inizio del ministero petrino nel lontano 24 aprile 2005. E tra le incombenze da adempiere a sede vacante iniziata da parte del camerlengo c’è pure quella di farsi consegnare il sigillo pontificio per distruggerlo.
L’attenzione si sposterà a quel punto sulle “congregazioni” pre-conclave, le quotidiane riunioni dei cardinali elettori e non elettori. Considerato che il decano può convocarli solo a sede vacante iniziata, dunque venerdì primo marzo, è verosimile un inizio non prima di lunedì 4. Tra i compiti da assolvere in quell’occasione c’è anche il sorteggio che assegnerà ad ogni conclavista una stanza della Domus santa Marta, la residenza vaticana che li ospiterà dalla vigilia del conclave fino all’elezione del Papa.
Benedetto XVI intanto ha trascorso la giornata senza impegni in pubblico né udienze, come è consuetudine il martedì. In questi giorni, riferisce ancora padre Lombardi, riceve un gran numero di messaggi, da parte di personalità e gente comune. E come un uomo qualunque alle prese con un trasloco sta facendo ordine tra i suoi oggetti, in particolare le carte di lavoro. Gli appunti personali li porterà con sé, i documenti relativi al governo della Chiesa son destinati agli archivi vaticani. In cantiere, sulla scrivania di Joseph Ratzinger, c’era fino a poco fa la quarta enciclica del pontificato, ispirata all’anno della fede: un testo ancora da perfezionare, che dunque non vedrà la luce nella “veste” canonica di enciclica papale. Ma fatta salva l’esigenza di non fare ombra al successore, non è escluso che costiturà la base di altre pubblicazioni del “papa emerito”.
Il segno dell’avvenuta fine del pontificato di Benedetto XVI sarà del tutto in linea con lo stile semplice ed essenziale cui papa Ratzinger ci ha abituati: alle 20 esatte di giovedì, con la proverbiale puntualità elvetica, le guardie svizzere di turno all’ingresso del palazzo apostolico di Castelgandolfo chiuderanno i due battenti del portone che dà sulla piazza del paese.
La sicurezza del “papa emerito” Joseph Ratzinger (o “romano pontefice emerito”, l’altro titolo che gli spetterà) non sarà più loro competenza. Tra i dettagli rimasti in sospeso dell’atipica sede vacante ormai prossima c’era la qualifica di Ratzinger a rinuncia divenuta effettiva. “Non so come si chiamava Celestino V”, ha ironizzato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi lasciando intendere che la questione non è stata facile da dirimere, pure interpellando il diretto interessato. “Sua santità”, appellativo che invece gli compete ancora, continuerà ad indossare una talare bianca, ma senza la mantellina che gli scende sulle spalle. E non calzerà più le abituali scarpe rosse, ha riferito Lombardi nel consueto briefing di oggi coi giornalisti, rivelando che in Messico, a marzo scorso, nella città di Leon, dove sono attivi molti artigiani della calzatura, è stato donato al Papa un paio di scarpe che lui trova molto confortevoli e ora intende usare a piacimento.
Sono particolari quasi irrilevanti quelli di cui i cronisti chiedono conto. Ma senza dimenticare l’udienza generale di domani 27 febbraio, ultimo appuntamento “pubblico” del Papa in piazza San Pietro. I 50.000 che finora si sono dotati del normale biglietto accederanno agli spazi meno lontani dal sagrato della Basilica. Gli altri, attesi nell’ordine di centinaia di migliaia, si avvicineranno fin dove possibile. Salvo un più ampio giro iniziale di papamobile e i non previsti saluti finali con baciamano, tutto si svolgerà come al solito. Al termine, in sala Clementina, è in programma il saluto al Papa di alcune autorità politiche presenti a Roma in questi giorni, tra cui i presidenti di Slovacchia e Baviera, il Principe di Andorra, i capitani reggenti di san Marino.
Giovedì 28, dopo l’incontro in mattinata coi cardinali presenti a Roma (con saluto del decano card. Sodano e diretta TV), Ratzinger è atteso alle 17 all’eliporto dei giardini Vaticani, da dove decollerà verso Castelgandolfo, che sarà la sua casa per i successivi due mesi. Ad accoglierlo nella residenza estiva dei papi ci saranno presidente e segretario del Governatorato, il cardinale Bertello e mons. Sciacca, il vescovo di Albano mons. Semeraro, il direttore delle ville pontificie Saverio Petrillo, il parroco e il sindaco del paese. Ultimo appuntamento in assoluto del pontificato è alle 17.30, quando Benedetto XVI si offrirà alla vista dei castellani e delle telecamere dal balcone del palazzo apostolico affacciato sulla piazza del paese, per pronunciare un breve saluto.
Di lì a poche ore si sfilerà l’anello pontificio ricevuto all’inizio del ministero petrino nel lontano 24 aprile 2005. E tra le incombenze da adempiere a sede vacante iniziata da parte del camerlengo c’è pure quella di farsi consegnare il sigillo pontificio per distruggerlo.
L’attenzione si sposterà a quel punto sulle “congregazioni” pre-conclave, le quotidiane riunioni dei cardinali elettori e non elettori. Considerato che il decano può convocarli solo a sede vacante iniziata, dunque venerdì primo marzo, è verosimile un inizio non prima di lunedì 4. Tra i compiti da assolvere in quell’occasione c’è anche il sorteggio che assegnerà ad ogni conclavista una stanza della Domus santa Marta, la residenza vaticana che li ospiterà dalla vigilia del conclave fino all’elezione del Papa.
Benedetto XVI intanto ha trascorso la giornata senza impegni in pubblico né udienze, come è consuetudine il martedì. In questi giorni, riferisce ancora padre Lombardi, riceve un gran numero di messaggi, da parte di personalità e gente comune. E come un uomo qualunque alle prese con un trasloco sta facendo ordine tra i suoi oggetti, in particolare le carte di lavoro. Gli appunti personali li porterà con sé, i documenti relativi al governo della Chiesa son destinati agli archivi vaticani. In cantiere, sulla scrivania di Joseph Ratzinger, c’era fino a poco fa la quarta enciclica del pontificato, ispirata all’anno della fede: un testo ancora da perfezionare, che dunque non vedrà la luce nella “veste” canonica di enciclica papale. Ma fatta salva l’esigenza di non fare ombra al successore, non è escluso che costiturà la base di altre pubblicazioni del “papa emerito”.
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