Contro gli interferenti endocrini la direttiva della Commissione europea del 2009 sulla sicurezza dei giocattoli non basta più
Se si considera che solo in Italia, nel 2011, sono stati sequestrati oltre 2,17 milioni di giocattoli per la loro pericolositá, non si puó abbassare la guardia sui controlli relativi alla fabbricazione e alla messa in circolazione di tali prodotti. Sulla scia della politica attenta dell’Unione europea e in attuazione della direttiva della Commissione europea 2009/48/CE del 18 giugno 2009, l’Italia ha adottato il decreto legislativo n.54 dell’11 aprile 2011 ( G.U. n.96 del 27 aprile 2001), in cui viene definita la nozione di “giocattoli” come “prodotti progettati o destinati in modo esclusivo o meno a essere utilizzati per fini di gioco da bambini di etá inferiore a 14 anni”. Nella normativa italiana si considerano in particolare le sostanze chimiche utilizzate e la prevenzione del rischio di asfissia. Ora, a qualche anno dalla direttiva europea, emergono nuovi allarmi riguardo alla mancata classificazione di oltre duemila sostanze chimiche presenti in prodotti circolanti liberamente, senza che ne sia stata valutata la nocivitá, e quindi escluse dai controlli. Tra tali sostanze vi sono gli interferenti endocrini, ovvero sostanze che possono causare disturbi del sistema ormonale, a volte molto gravi (malformazioni fatali, diabete, disturbi dello sviluppo neurologico, autismo e sindrome da deficit di attenzione e iperattivitá).
Secondo la deputata europea svedese, Asa Westlund, é arrivato il momento di agire per regolare l’utilizzazione degli interferenti endocrini, di cui si saprebbe giá abbastanza. La stessa deputata ha illustrato una proposta del Parlamento Europeo finalizzata a rafforzare le misure di tutela contro tali sostanze, specie contro la loro utilizzazione in prodotti cosmetici e in giocattoli, con danni a soggetti particolarmente vulnerabili.
L’encomiabile proposta di Asa Westlund e soprattutto la sua convinzione che i tempi sono maturi per intervenire fa eco all’interrogazione di un’altra parlamentare europea, Esther de Lange, che alcuni mesi fa aveva posto la questione relativa alla mancata inclusione dei giocattoli tra i prodotti per i quali non é consentito l’uso di interferenti endocrini, chiedendo alla Commissione di far conoscere quali azioni fossero state intraprese per ovviare a tale lacuna. Nella sua risposta all’interrogazione, la Commissione ha spiegato che la direttiva da essa emanata nel 2009 non considerava gli interferenti endocrini tra le sostanze da mettere al bando o comunque da controllare nei prodotti immessi sul mercato e in particolare nei giocattoli. Tale mancanza si spiegherebbe col fatto che non sarebbero ancora disponibili studi sufficienti per classificare tali sostanze e il grado della loro nocivitá. Evidentemente la Commissione non condivide l’avviso di Asa Westlund, tuttavia, data la necessitá di tutelare i consumatori e i bambini in particolar modo, non si puó ritardare un intervento normativo che copra i rischi conosciuti e conoscibili dell’uso degli interferenti endocrini.
L’etichetta “CE” o “UE” sui giocattoli dunque, finché non interviene una piú completa regolamentazione, non ci garantisce piú la sicurezza dei prodotti e in particolare dei giocattoli.
di Silvana Arbia
Se si considera che solo in Italia, nel 2011, sono stati sequestrati oltre 2,17 milioni di giocattoli per la loro pericolositá, non si puó abbassare la guardia sui controlli relativi alla fabbricazione e alla messa in circolazione di tali prodotti. Sulla scia della politica attenta dell’Unione europea e in attuazione della direttiva della Commissione europea 2009/48/CE del 18 giugno 2009, l’Italia ha adottato il decreto legislativo n.54 dell’11 aprile 2011 ( G.U. n.96 del 27 aprile 2001), in cui viene definita la nozione di “giocattoli” come “prodotti progettati o destinati in modo esclusivo o meno a essere utilizzati per fini di gioco da bambini di etá inferiore a 14 anni”. Nella normativa italiana si considerano in particolare le sostanze chimiche utilizzate e la prevenzione del rischio di asfissia. Ora, a qualche anno dalla direttiva europea, emergono nuovi allarmi riguardo alla mancata classificazione di oltre duemila sostanze chimiche presenti in prodotti circolanti liberamente, senza che ne sia stata valutata la nocivitá, e quindi escluse dai controlli. Tra tali sostanze vi sono gli interferenti endocrini, ovvero sostanze che possono causare disturbi del sistema ormonale, a volte molto gravi (malformazioni fatali, diabete, disturbi dello sviluppo neurologico, autismo e sindrome da deficit di attenzione e iperattivitá).
Secondo la deputata europea svedese, Asa Westlund, é arrivato il momento di agire per regolare l’utilizzazione degli interferenti endocrini, di cui si saprebbe giá abbastanza. La stessa deputata ha illustrato una proposta del Parlamento Europeo finalizzata a rafforzare le misure di tutela contro tali sostanze, specie contro la loro utilizzazione in prodotti cosmetici e in giocattoli, con danni a soggetti particolarmente vulnerabili.
L’encomiabile proposta di Asa Westlund e soprattutto la sua convinzione che i tempi sono maturi per intervenire fa eco all’interrogazione di un’altra parlamentare europea, Esther de Lange, che alcuni mesi fa aveva posto la questione relativa alla mancata inclusione dei giocattoli tra i prodotti per i quali non é consentito l’uso di interferenti endocrini, chiedendo alla Commissione di far conoscere quali azioni fossero state intraprese per ovviare a tale lacuna. Nella sua risposta all’interrogazione, la Commissione ha spiegato che la direttiva da essa emanata nel 2009 non considerava gli interferenti endocrini tra le sostanze da mettere al bando o comunque da controllare nei prodotti immessi sul mercato e in particolare nei giocattoli. Tale mancanza si spiegherebbe col fatto che non sarebbero ancora disponibili studi sufficienti per classificare tali sostanze e il grado della loro nocivitá. Evidentemente la Commissione non condivide l’avviso di Asa Westlund, tuttavia, data la necessitá di tutelare i consumatori e i bambini in particolar modo, non si puó ritardare un intervento normativo che copra i rischi conosciuti e conoscibili dell’uso degli interferenti endocrini.
L’etichetta “CE” o “UE” sui giocattoli dunque, finché non interviene una piú completa regolamentazione, non ci garantisce piú la sicurezza dei prodotti e in particolare dei giocattoli.
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