Lo sviluppo ecosostenibile è una risorsa per l’occupazione e l’innovazione dei processi formativi e una scelta da compiere per la conservazione dell’ambiente e la salvaguardia del pianeta. L’ultima provocazione di Greenpeace e i dati dell’Eurispes lo confermano
Città Nuova - Roma, fermata della metro Lepanto. Scendo velocemente sulla banchina recuperando al volo una copia del quotidiano Metro lasciato a svolazzare incustodito. Prendo posto nel vagone ed inizio a sfogliare distrattamente il quotidiano. In prima pagina: “Bersani lancia la sua rivoluzione energetica: le rinnovabili sono il futuro del paese”. Accidenti, che notizia! Il mio interesse va via via crescendo mentre, scorrendo le pagine con sempre maggiore attenzione, si susseguono titoli entusiasmanti: “Taranto, inaugurato nuovo parco eolico”, “Il Cavaliere: solo ville eco”, “Gli Usa entrano nel protocollo Kyoto”. Sono stupita e incredula quando l’occhio mi cade su un trafiletto in calce alla pagina 5: “Fiat rilancia Termini Imprese: entro il 2020 saranno prodotte solo auto ibride o a trazione elettrica”. Che ingenua! Sono caduta nella rete tesa da Greenpeace, che titola sul retro dell’ultima pagina del finto giornale: “Il giornale che hai appena letto è troppo bello per essere vero!”.
Troppo bello per essere vero. Eppure i dati presentati da Eurispes nel Rapporto Italia 2013 non mentono: lo sviluppo ecosostenibile è una risorsa per l’occupazione e l’innovazione dei processi formativi. Il rapporto dedica una serie di schede di approfondimento sulle tematiche che legano la green economy (economia ecocompatibile, dunque verde) allo sviluppo di strategie utili al superamento dell’attuale crisi economica.
«Ambiente e crescita possono coesistere e creare posti di lavoro, nelle aree di nuova economia e nei settori tradizionali coinvolti nei processi di riconversione». In Europa un piano d'azione è già stato approvato: l’EcoAp 2012, per lo sviluppo di un’economia ecosostenibile, cui l’Italia si sta progressivamente adeguando. «In Italia siamo in presenza di una concreta inversione tendenza avviata a livello governativo, che potrebbe permettere al paese di allinearsi al resto dell’Ue». Accanto ai provvedimenti per la decarbonizzazione dell’economia, la semplificazione della normativa ambientale e la messa in sicurezza del territorio, una serie di azioni parallele contenute nel decreto Sviluppo favoriranno nei prossimi anni l’occupazione, soprattutto quella giovanile.
Si punta soprattutto sulla formazione: da un esiguo 5 per cento nel 2010 ad un più considerevole 20 per cento nel 2011. Le Università hanno proposto molte nuove lauree che integrano saperi, ricerca e sviluppo sostenibile. Gli indirizzi tradizionali hanno virato verso le nuove tematiche dell’ambiente e dello sviluppo ecosostenibile mentre sono aumentati i percorsi formativi destinati a creare specifiche figure professionali del settore: le lauree ambientali rappresentano il 12 per cento di quelle attualmente attivate e coinvolgono circa l’80 per cento dellle università, tra grandi Atenei e quelli minori. Anche i percorsi ambientali post laurea hanno assunto un ruolo più consistente: più del 60 per cento dei corsi programmati nel 2011 sono master di 1° e 2° livello. La risposta occupazionale a questi settori della formazione è incoraggiante: le opportunità di lavorare ad un anno dalla conclusione del corso di studi aumentano del 22,2 per cento rispetto agli altri indirizzi di formazione e un 80 per cento di possibilità di lavoro sono aperte a disoccupati e giovani.
Gli aspetti positivi di una strategia che punta al rispetto dell’ambiente e alla conservazione del pianeta premiano non solo la nostra salute e quella delle future generazioni, ma danno uno slancio al paese e potrebbero rappresentare la strategia vincente per superare la crisi economica che l’Europa e il nostro Paese stanno attraversando.
Città Nuova - Roma, fermata della metro Lepanto. Scendo velocemente sulla banchina recuperando al volo una copia del quotidiano Metro lasciato a svolazzare incustodito. Prendo posto nel vagone ed inizio a sfogliare distrattamente il quotidiano. In prima pagina: “Bersani lancia la sua rivoluzione energetica: le rinnovabili sono il futuro del paese”. Accidenti, che notizia! Il mio interesse va via via crescendo mentre, scorrendo le pagine con sempre maggiore attenzione, si susseguono titoli entusiasmanti: “Taranto, inaugurato nuovo parco eolico”, “Il Cavaliere: solo ville eco”, “Gli Usa entrano nel protocollo Kyoto”. Sono stupita e incredula quando l’occhio mi cade su un trafiletto in calce alla pagina 5: “Fiat rilancia Termini Imprese: entro il 2020 saranno prodotte solo auto ibride o a trazione elettrica”. Che ingenua! Sono caduta nella rete tesa da Greenpeace, che titola sul retro dell’ultima pagina del finto giornale: “Il giornale che hai appena letto è troppo bello per essere vero!”.
Troppo bello per essere vero. Eppure i dati presentati da Eurispes nel Rapporto Italia 2013 non mentono: lo sviluppo ecosostenibile è una risorsa per l’occupazione e l’innovazione dei processi formativi. Il rapporto dedica una serie di schede di approfondimento sulle tematiche che legano la green economy (economia ecocompatibile, dunque verde) allo sviluppo di strategie utili al superamento dell’attuale crisi economica.
«Ambiente e crescita possono coesistere e creare posti di lavoro, nelle aree di nuova economia e nei settori tradizionali coinvolti nei processi di riconversione». In Europa un piano d'azione è già stato approvato: l’EcoAp 2012, per lo sviluppo di un’economia ecosostenibile, cui l’Italia si sta progressivamente adeguando. «In Italia siamo in presenza di una concreta inversione tendenza avviata a livello governativo, che potrebbe permettere al paese di allinearsi al resto dell’Ue». Accanto ai provvedimenti per la decarbonizzazione dell’economia, la semplificazione della normativa ambientale e la messa in sicurezza del territorio, una serie di azioni parallele contenute nel decreto Sviluppo favoriranno nei prossimi anni l’occupazione, soprattutto quella giovanile.
Si punta soprattutto sulla formazione: da un esiguo 5 per cento nel 2010 ad un più considerevole 20 per cento nel 2011. Le Università hanno proposto molte nuove lauree che integrano saperi, ricerca e sviluppo sostenibile. Gli indirizzi tradizionali hanno virato verso le nuove tematiche dell’ambiente e dello sviluppo ecosostenibile mentre sono aumentati i percorsi formativi destinati a creare specifiche figure professionali del settore: le lauree ambientali rappresentano il 12 per cento di quelle attualmente attivate e coinvolgono circa l’80 per cento dellle università, tra grandi Atenei e quelli minori. Anche i percorsi ambientali post laurea hanno assunto un ruolo più consistente: più del 60 per cento dei corsi programmati nel 2011 sono master di 1° e 2° livello. La risposta occupazionale a questi settori della formazione è incoraggiante: le opportunità di lavorare ad un anno dalla conclusione del corso di studi aumentano del 22,2 per cento rispetto agli altri indirizzi di formazione e un 80 per cento di possibilità di lavoro sono aperte a disoccupati e giovani.
Gli aspetti positivi di una strategia che punta al rispetto dell’ambiente e alla conservazione del pianeta premiano non solo la nostra salute e quella delle future generazioni, ma danno uno slancio al paese e potrebbero rappresentare la strategia vincente per superare la crisi economica che l’Europa e il nostro Paese stanno attraversando.
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