Il presunto assassino del leader di opposizione Chokri Belaid sarebbe stato arrestato assieme ad un suo complice.
Misna - Lo hanno riferito fonti di stampa tunisine, precisando che i due sarebbero militanti salafiti. L’emittente radiofonica ‘Express Fm’ ha inoltre annunciato il fermo di una terza persona, un agente di polizia, anch’esso coinvolto nell’omicidio del 6 febbraio che ha fatto emergere con forza la crisi politica latente in Tunisia, due anni dopo la caduta del regime di Zine el Abidine Ben Ali. Dalle prime informazioni diffuse emerge che il sicario, arrestato a Cartagine, è un giovane artigiano di 31 anni, membro della Lega di protezione della rivoluzione (Lpr) presso la sezione di Kram, alle porte di Tunisi. In passato la Lpr è già stata additata dall’opposizione come responsabile di aggressioni e attacchi ai danni di partiti, sindacati e associazioni della società civile. La scorsa settimana il ministro dell’Interno, Ali Larayedh, nel frattempo nominato a capo del governo, aveva annunciato l’arresto di alcuni sospetti, precisando che l’inchiesta proseguiva per identificare l’esecutore materiale e il mandante. Nessuno ha finora rivendicato l’omicidio di Belaid che era alla guida del Partito dei patrioti democratici fin dalla sua legalizzazione, avvenuta due anni fa; di tendenza marxista e panaraba, alle ultime elezioni di ottobre 2011 aveva ottenuto un seggio.
Il Fronte popolare (opposizione), secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ufficiale ‘Tap’, ha deciso di organizzare ogni mercoledì un raduno di protesta per chiedere la verità sulla morte du Belaid. L’iniziativa si svolgerà a Tunisi, davanti al ministero dell’Interno, e di fronte alla sede di ogni governatorato.
Gli sviluppi giudiziari sull’omicidio sono stati comunicati mentre Larayedh è intento a formare un nuovo governo. La scomparsa di Belaid ha trascinato dietro di sé il precedente esecutivo guidato da Hamadi Jebali, che ha rassegnato le dimissioni la scorsa settimana dopo il fallimento della sua iniziativa di costituire un gabinetto apolitico. Larayedh, anch’esso membro del partito maggioritario Ennahda, ha promesso di designare una squadra di governo consensuale “per tutti i tunisini”. Sono in corso serrate consultazioni tra le principali formazioni politiche, ma finora poche informazioni sono filtrate sull’esito del confronto. Dal calendario prestabilito il nuovo esecutivo dovrebbe essere formalmente presentato al presidente della Repubblica Moncef Marzouki entro l’8 marzo. Nel frattempo all’Assemblea nazionale costituente (Anc) procede il dibattito sulla nuova legge fondamentale. Ieri, ha riferito ‘Tap’, i parlamentari hanno concluso l’esame del testo e il dibattito generale sul “potere esecutivo, legislativo e le relazioni tra di loro”.
A due anni dalla ‘rivolta del Gelsomino’, il paese del Nord Africa deve ancora fare i conti con un’evidente instabilità politica, con l’insicurezza ma soprattutto con una crisi economica che si manifesta con un forte tasso di disoccupazione giovanile e con la marginalizzazione di alcune regioni. Negli ultimi mesi il governo Jebali è stato costretto a confrontarsi con la piazza, proprio laddove erano partite le manifestazioni che hanno costretto alla fuga l’ex presidente Ben Ali.
Misna - Lo hanno riferito fonti di stampa tunisine, precisando che i due sarebbero militanti salafiti. L’emittente radiofonica ‘Express Fm’ ha inoltre annunciato il fermo di una terza persona, un agente di polizia, anch’esso coinvolto nell’omicidio del 6 febbraio che ha fatto emergere con forza la crisi politica latente in Tunisia, due anni dopo la caduta del regime di Zine el Abidine Ben Ali. Dalle prime informazioni diffuse emerge che il sicario, arrestato a Cartagine, è un giovane artigiano di 31 anni, membro della Lega di protezione della rivoluzione (Lpr) presso la sezione di Kram, alle porte di Tunisi. In passato la Lpr è già stata additata dall’opposizione come responsabile di aggressioni e attacchi ai danni di partiti, sindacati e associazioni della società civile. La scorsa settimana il ministro dell’Interno, Ali Larayedh, nel frattempo nominato a capo del governo, aveva annunciato l’arresto di alcuni sospetti, precisando che l’inchiesta proseguiva per identificare l’esecutore materiale e il mandante. Nessuno ha finora rivendicato l’omicidio di Belaid che era alla guida del Partito dei patrioti democratici fin dalla sua legalizzazione, avvenuta due anni fa; di tendenza marxista e panaraba, alle ultime elezioni di ottobre 2011 aveva ottenuto un seggio.
Il Fronte popolare (opposizione), secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ufficiale ‘Tap’, ha deciso di organizzare ogni mercoledì un raduno di protesta per chiedere la verità sulla morte du Belaid. L’iniziativa si svolgerà a Tunisi, davanti al ministero dell’Interno, e di fronte alla sede di ogni governatorato.
Gli sviluppi giudiziari sull’omicidio sono stati comunicati mentre Larayedh è intento a formare un nuovo governo. La scomparsa di Belaid ha trascinato dietro di sé il precedente esecutivo guidato da Hamadi Jebali, che ha rassegnato le dimissioni la scorsa settimana dopo il fallimento della sua iniziativa di costituire un gabinetto apolitico. Larayedh, anch’esso membro del partito maggioritario Ennahda, ha promesso di designare una squadra di governo consensuale “per tutti i tunisini”. Sono in corso serrate consultazioni tra le principali formazioni politiche, ma finora poche informazioni sono filtrate sull’esito del confronto. Dal calendario prestabilito il nuovo esecutivo dovrebbe essere formalmente presentato al presidente della Repubblica Moncef Marzouki entro l’8 marzo. Nel frattempo all’Assemblea nazionale costituente (Anc) procede il dibattito sulla nuova legge fondamentale. Ieri, ha riferito ‘Tap’, i parlamentari hanno concluso l’esame del testo e il dibattito generale sul “potere esecutivo, legislativo e le relazioni tra di loro”.
A due anni dalla ‘rivolta del Gelsomino’, il paese del Nord Africa deve ancora fare i conti con un’evidente instabilità politica, con l’insicurezza ma soprattutto con una crisi economica che si manifesta con un forte tasso di disoccupazione giovanile e con la marginalizzazione di alcune regioni. Negli ultimi mesi il governo Jebali è stato costretto a confrontarsi con la piazza, proprio laddove erano partite le manifestazioni che hanno costretto alla fuga l’ex presidente Ben Ali.
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