12,9 miliardi di euro spalmati fino al 2026 per dotare la nostra aereonautica militare di nuovi tecnologicissimi aerei che... non funzionano! Questa l’enorme cifra stanziata dal governo italiano per acquistare 131 F35 Joint Strike Fighter, aerei da combattimento che anche il primo vecchio Starfighter F104, ora messo in pensione, si divorerebbe in un attimo…
di Silvio Foini
Il 15 febbraio 2012 il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ridusse l’ordine da 131 a 90 unità (60 F-35A a decollo tradizionale e 30 F-35B a decollo corto da utilizzare ad esempio sulla portaerei Cavour), ma purtroppo fu solo una riduzione del numero e di poca spesa, mentre si sarebbe dovuto annullare l’ordine fatto troppo precipitosamente e a scatola chiusa. Non tutto ciò che arriva dagli States dev’essere preso per oro colato! Meglio sarebbe stato pagare magari una penale che portarsi a casa delle carrette! Se il vecchio Starfighter F104 era stato soprannominato “Il fabbricante di vedove”, come dovremmo chiamarlo questo? Il Pentagono infatti fa sapere che il nuovo super jet non è pronto per il combattimento: i collaudatori, espertissimi piloti, affermano che in una azione l’aereo avrebbe immediatamente la peggio dato che, a causa di una progettazione errata, risulterebbe impossibile scorgere un nemico in alcuni punti ciechi. Altro grande difetto il radar mal funzionante ed il casco del pilota che fornisce informazioni errate. Il velivolo non è in condizioni di volo sicuro in caso di pioggia né in notturna. Affidarlo alla guida di un giovane pilota non molto esperto equivarrebbe a perdere sia il veivolo che il pilota, non potendo nemmeno affidarsi all’eiettibilità automatica del seggiolino in caso di caduta in acqua.
L’Italia è da tempo coinvolta nel progetto dell’F-35, tanto che partecipa anche all’assemblaggio finale con la società Finmeccanica. Già nel 1996 e nel 1998 fu firmato un “Memorandum of Agreement” per realizzare la fase concettuale-dimostrativa: con la maggioranza di centrodestra e il governo Berlusconi nel 2002 le Commissioni Difesa di Camera e Senato approvarono la partecipazione alla fase di sviluppo, con un impegno di spesa di circa 1.190 milioni di euro. Che lungimiranza notevole!
di Silvio Foini
Il 15 febbraio 2012 il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ridusse l’ordine da 131 a 90 unità (60 F-35A a decollo tradizionale e 30 F-35B a decollo corto da utilizzare ad esempio sulla portaerei Cavour), ma purtroppo fu solo una riduzione del numero e di poca spesa, mentre si sarebbe dovuto annullare l’ordine fatto troppo precipitosamente e a scatola chiusa. Non tutto ciò che arriva dagli States dev’essere preso per oro colato! Meglio sarebbe stato pagare magari una penale che portarsi a casa delle carrette! Se il vecchio Starfighter F104 era stato soprannominato “Il fabbricante di vedove”, come dovremmo chiamarlo questo? Il Pentagono infatti fa sapere che il nuovo super jet non è pronto per il combattimento: i collaudatori, espertissimi piloti, affermano che in una azione l’aereo avrebbe immediatamente la peggio dato che, a causa di una progettazione errata, risulterebbe impossibile scorgere un nemico in alcuni punti ciechi. Altro grande difetto il radar mal funzionante ed il casco del pilota che fornisce informazioni errate. Il velivolo non è in condizioni di volo sicuro in caso di pioggia né in notturna. Affidarlo alla guida di un giovane pilota non molto esperto equivarrebbe a perdere sia il veivolo che il pilota, non potendo nemmeno affidarsi all’eiettibilità automatica del seggiolino in caso di caduta in acqua.
L’Italia è da tempo coinvolta nel progetto dell’F-35, tanto che partecipa anche all’assemblaggio finale con la società Finmeccanica. Già nel 1996 e nel 1998 fu firmato un “Memorandum of Agreement” per realizzare la fase concettuale-dimostrativa: con la maggioranza di centrodestra e il governo Berlusconi nel 2002 le Commissioni Difesa di Camera e Senato approvarono la partecipazione alla fase di sviluppo, con un impegno di spesa di circa 1.190 milioni di euro. Che lungimiranza notevole!
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