Trenta film da venti paesi per raccontare le loro vite e le loro difficoltà, ma soprattutto per chiedere il rispetto dei loro diritti: è il programma del primo Festival cinematografico delle donne che si apre questa sera nella città di Herat, nell’Afghanistan occidentale.
Misna - La rassegna è il frutto di una cooperazione tra gli organizzatori della Arman Shahr Foundation e della Roya Film House e una quarantina di organizzazioni nazionali e internazionali. Secondo Roya Sadat, la direttrice del Festival, la rassegna intende “aiutare le donne afgane a prendere coscienza dei loro diritti”. “L’obiettivo – ha aggiunto Khalida Khursand, del comitato organizzatore – è incoraggiare le donne a realizzare film, promuovere una cultura cinematografica e contribuire al benessere delle donne attraverso l’arte”. Fino a sabato, sul grande schermo di Herat si alterneranno film realizzati in Afghanistan, Iran, India, Canada, Corea del Sud, Cina o Bangladesh.
Il cinema afgano ha avuto una notevole vitalità tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso. La situazione è cambiata però radicalmente con l’inizio della guerra civile, il governo integralista dei talebani e una nuova fase di instabilità e violenza seguita all’invasione statunitense del 2001.
Misna - La rassegna è il frutto di una cooperazione tra gli organizzatori della Arman Shahr Foundation e della Roya Film House e una quarantina di organizzazioni nazionali e internazionali. Secondo Roya Sadat, la direttrice del Festival, la rassegna intende “aiutare le donne afgane a prendere coscienza dei loro diritti”. “L’obiettivo – ha aggiunto Khalida Khursand, del comitato organizzatore – è incoraggiare le donne a realizzare film, promuovere una cultura cinematografica e contribuire al benessere delle donne attraverso l’arte”. Fino a sabato, sul grande schermo di Herat si alterneranno film realizzati in Afghanistan, Iran, India, Canada, Corea del Sud, Cina o Bangladesh.
Il cinema afgano ha avuto una notevole vitalità tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso. La situazione è cambiata però radicalmente con l’inizio della guerra civile, il governo integralista dei talebani e una nuova fase di instabilità e violenza seguita all’invasione statunitense del 2001.
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