venerdì, marzo 08, 2013
Se generalmente le pagine della storia della Chiesa sono scritte dagli uomini, a volte sono le donne a lasciare una chiara impronta...

di Monica Cardarelli

Chiara d’Assisi è la prima donna nella storia della Chiesa a scrivere una Regola per le donne. La sua Forma di vita sarà approvata dal pontefice Innocenzo IV in punto di morte della santa assisana: siamo nel 1253 e fino ad allora la vita delle donne che sceglievano di consacrarsi a Dio era regolata e determinata dagli uomini. Confrontando la Regola di Benedetto e le Costituzioni del Cardinale Ugo con la Forma di vita di Chiara appaiono evidenti alcune differenze: in sostanza i primi documenti erano impostati sulla forma da rispettare per la vita claustrale e la clausura era il punto centrale della scelta religiosa, che però era presentata come una mortificazione delle donne; per Chiara la clausura o il silenzio erano sì importanti ma dovevano essere un mezzo e non il fine della scelta di vita: l’essenziale era vivere il Vangelo ‘sine glossa’, cioè senza interpretazioni, e in povertà.

“La forma di vita dell’Ordine delle Sorelle povere istituita dal beato Francesco è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità”: sono le prime parole della Regola di Chiara d’Assisi (FF 2750). Dovendo definire brevemente la sua personalità, potrei dire che Chiara era una donna di relazioni, attenta alla relazione con Dio, con le Sorelle e con gli altri fuori dal Monastero. Nonostante abbia vissuto per 42 anni a San Damiano, Chiara è riuscita a dare un nuovo significato alla clausura e a rendere la sua una comunità aperta. In questo senso anche il silenzio era prescritto da Chiara solo in alcuni momenti della giornata, mentre era sempre permesso parlare in infermeria per portare sollievo alle ammalate. Oppure a proposito dell’abito Chiara scrive: “L’abbadessa poi le provveda di vestimenti con discrezione, secondo la qualità delle persone, i luoghi e i tempi e i paesi freddi, conforme vedrà essere richiesto dalla necessità.” (FF 2761, 17). Nessuna mortificazione dunque, piuttosto la considerazione della persona e delle sue necessità al centro delle attenzioni di Chiara. Dalle testimonianze degli Atti del Processo di Canonizzazione viene raccontato come la stessa Chiara durante la notte coprisse le altre Sorelle mentre dormivano o di come lavasse il corpo delle inferme e si prendesse cura di loro con attenzioni molto concrete, semplici e materne.

Accanto alla femminilità di una donna come Chiara d’Assisi dobbiamo però ricordare la sua forza e tenacia, la sua determinazione nella difesa di quello che per lei era essenziale: la povertà. Farà di tutto affinché la sua comunità si mantenga povera come Cristo povero, pur lavorando con le proprie mani per poter dare a chi era povero, non per scelta, il frutto di questo lavoro. Arriverà persino a rispondere, lei, una donna, al papa Gregorio IX che voleva dispensarla dal voto della povertà per dare a lei e alle altre damianiti una maggiore sicurezza: “Santo Padre, a nessun patto e mai, in eterno, desidero essere dispensata dalla sequela di Cristo.” (FF 3187, 22)

Piccoli tratti della personalità di una donna forte e determinata che ha segnato la storia della Chiesa… e molto ancora ci sarebbe da dire. Sono passati più di otto secoli ormai ma l’impronta che Chiara ha lasciato è ancora molto nitida e viene ripercorsa da centinaia e centinaia di altre donne che vivono la stessa libertà che Chiara aveva preparato per loro, testimoniando ogni giorno, nel luogo in cui si trovano, il suo carisma: femminile, attento alle relazioni e ai fratelli, libero.

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