venerdì, marzo 22, 2013
Cipro sotto la pressione dopo l’ultimatum della Bce, che senza un nuovo piano di salvataggio condiviso garantirà livello di liquidità di emergenza solo fino a lunedì prossimo

Radio Vaticana - . Una corsa contro il tempo, insomma,  per il Governo di Nicosia, alle prese con il “piano B”, che prevedrebbe un fondo di solidarietà misto Stato-Chiesa greco-ortodossa come base per un prestito d'emergenza. Intanto arriva la stoccata di Standard & Poor's, che declassa l'isola, mentre sale la tensione: ieri scontri tra manifestanti e polizia davanti al parlamento di Nicosia. Restano, poi, le tensioni con Mosca, coinvolta nella crisi
a causa delle ingenti quantità di denaro che i risparmiatori russi hanno depositato nelle banche cipriote. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Vittorio Altomonte, docente di Economia politica europea presso l’Università Bocconi di Milano:

R. – Quello è un problema serio; il Cremlino sta facendo la voce grossa, però sostanzialmente questi sono soldi di cittadini russi - di provenienza non chiara - che vengono portati in un centro offshore per non essere tassati da Mosca. Quindi, da questo punto di vista, non so poi quanto il Cremlino in realtà sia scontento del fatto che vengano penalizzati. Dall’altro canto, la Russia sta usando questa come una leva per entrare a Cipro, perché Cipro ha scoperto dei giacimenti di gas naturale a cui Gazprom è interessata. Quindi, è un po’ una partita a scacchi che si sta giocando tra Europa, Cipro e la stessa Russia in quest’area, il che spiega anche tanta parte dell’incertezza politica che c’è in queste ore.
D. – La Banca centrale europea ha annunciato che garantirà a Cipro l’attuale livello di liquidità di emergenza fino al 25 marzo: è possibile che si giunga ad una soluzione entro lunedì?
R. – Penso proprio di sì, perché al momento le banche cipriote sono chiuse, ma evidentemente i cittadini hanno bisogno prima o poi di liquidità. Quindi, è ovvio che la soluzione deve essere trovata a strettissimo giro.

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