lunedì, marzo 18, 2013
Attesi un milione di fedeli alla messa di inizio del ministero petrino 

di Paolo Fucili

“Intronizzazione” non si dice, “perché il Papa non è un re”. Meglio “santa messa per l’inizio del ministero petrino del vescovo di Roma”, guadagnando in precisione quel che si perde nella sintesi. E’ il suggerimento di padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, alle migliaia di cronisti alle prese domani con la prima messa di papa Francesco in san Pietro. Il quale, peraltro, quando venerdì scorso è stato fatto salire su un “trono”, neppure tanto alto, ha rischiato seriamente di farsi male per scendere, inciampando su un gradino di cui non si era accorto.

Sarà un evento in linea col carattere ‘semplice’ e ‘festoso’ che Jorge Mario Bergoglio ha impresso ai primi entusiasmanti giorni di pontificato, regalando una sorpresa dopo l’altra ai collaboratori, ai cronisti e non ultimi ai fedeli che lo han visto finora coi propri occhi o anche solo in TV. Anche la messa di domani sarà trasmessa in mondovisione a beneficio di miliardi di potenziali telespettatori, ma si prevede comunque un afflusso straordinario di centinaia di migliaia di persone a piazza san Pietro, fin dalle prime luci dell’alba. Un milione, addirittura, è la cifra ventilata tra i responsabili dell’ordine pubblico.

E’ l’irresistibile “effetto novità” di un Papa che in cinque giorni si è conquistato una generale benevolenza al di là di ogni realistica previsione, con pochi ma efficaci gesti, tutti dal sapore “spontaneo” e “genuino”. L’ultimo, ieri, terminato di celebrare la messa nella chiesetta vaticana di sant’Anna, il posizionarsi fuori della chiesa stessa prima che altri guadagnassero l’uscita, così da poter salutare ad uno ad uno i fedeli, famiglia Orlandi compresa, ancora tristemente ignara, trenta anni dopo la scomparsa, della sorte della sua Emanuela. Non contento, si è avvicinato alle transenne disposte attorno al varco di sant’Anna per salutare la gente lì accalcata e stringere decine di mani, non senza qualche timore da parte degli addetti alla sua sicurezza. Ormai si è capito che il “Bergoglio style” comporterà parecchi cambiamenti anche per loro: sta alla loro “intelligenza” e “capacità”, ha commentato padre Lombardi, “sapersi adattare e muovere con elasticità a seconda dei desideri che il Papa manifesta”.

Anche domani, prima dell’inizio della messa, è prevista una mezzora buona in cui il Papa, proveniente dalla sua residenza temporanea della Domus santa Marta, percorrerà in lungo e in largo in ‘papamobile’ piazza san Pietro per farsi vedere da vicino da migliaia di pellegrini. 132 sono inoltre le delegazioni ufficiali annunciate da altrettanti paesi, in prima fila Italia (col Presidente della Repubblica Napolitano e il premier Monti, più i neoeletti Presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini) e Argentina, dove la presidente Cristina Kirchner ha fama di non avere amato troppo l’arcivescovo Bergoglio, ma oggi è stata ricevuta in udienza e successivamente invitata a fermarsi a pranzare col Papa stesso, come era solito fare papa Wojtyla con autorità ed amici con cui si incontrava.

Secondo atto della lunga mattinata sarà la preghiera del Papa, indossati i paramenti sacri, sulla tomba dell’apostolo Pietro, dentro la Basilica, coi 10 patriarchi e arcivescovi maggiori delle chiese orientali cattoliche di rito non latino. Di lì la processione muoverà verso il sagrato, all’esterno, al canto delle “laudes regiae”, con l’invocazione anche dei pontefici santi della storia.

I momenti salienti della messa che ogni nuovo Papa celebra in san Pietro sono l’imposizione del pallio e la consegna dell’anello del pescatore. Il primo, una stola di lana bianca con croci rosse, rimanda alla simbologia del buon pastore che porta sulle spalle la pecora smarrita. Misericordia, del resto, ha predicato fin qui Papa Francesco ad ogni occasione buona. Il pallio è lo stesso che fu di papa Benedetto, e sarà il protodiacono cardinal Tauran, lo stesso dell’annuncio “habemus papam”, a calarlo sulle spalle del Pontefice. Il secondo, l’anello “del pescatore”, (Pietro, l’apostolo “pescatore di uomini”), sarà il decano cardinal Sodano ad infilarlo all’anulare destro di Bergoglio. Non è in oro, ma in argento dorato, lo ha voluto il Papa scegliendo tra i tre che il cerimoniere Marini gli ha sottoposto un modello con l’immagine di san Pietro con le chiavi, secondo il bozzetto realizzato dallo scultore Enrico Manfrini ai tempi di Paolo VI.

Seguirà l’obbedienza prestata al Pontefice da sei cardinali, due per ogni ordine dei diaconi, presbiteri e vescovi, in rappresentanza di tutto il collegio cardinalizio. Di lì si prevede che la messa che inizierà subito dopo avrà una durata di non più di due ore, con un rito semplificato dove possibile (non ci sarà ad esempio la processione offertoriale) per non prolungarlo troppo. Presenti anche 33 delegazioni di confessioni cristiane non cattoliche, tra cui il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, oltre a rappresentanze dell’ebraismo mondiale (con sedici membri di varie sigle ed istituzioni), musulmani, buddisti, sikh, jainisti.

Tra la solennità della liturgia e il formalismo dei protocolli, il momento più libero e imprevedibile è seriamente candidato ad essere l’omelia del Santo Padre, la prima di fronte ad una platea non “selezionata” di fedeli (per accedere a piazza San Pietro, almeno nei settori dove non ci sono limitazioni, non occorrerà essere muniti del consueto biglietto). Sarà tenuta in italiano, ha informato in anticipo padre Lombardi, assicurando che la Sala Stampa farà qual che si può per fornirne a tutti il testo in anticipo, con traduzioni anche in varie lingue. Ma anche i vaticanisti, che fino ad oggi potevano lavorare con una certa comodità con testi sotto embargo, è probabile che dovranno abituarsi, non senza qualche sforzo, a qualche cambiamento. “Può darsi”, ha messo le mani avanti il portavoce vaticano, “che il Papa aggiunga altre frasi e osservazioni”, come del resto ha fatto regolarmente ed ampiamente nei giorni scorsi, e sono state a conti fatti le parole che hanno fornito gli spunti più “notiziabili”.

Ultima nota di cronaca di oggi è l’ufficializzazione dello stemma pontificio di Francesco, che ha deciso di conservare lo stemma scelto fin da quando fu consacrato vescovo: uno scudo blu ora sovrapposto ai simboli della dignità pontificia, la mitra e le chiavi decussate d’oro e d’argento. Nello scudo campeggiano in alto l’emblema della Compagnia di Gesù, un sole fiammeggiante con in rosso IHS, monogramma di Cristo, in basso una stella e un fiore di nardo, che secondo l’antica tradizione araldica rimandano a Maria e Giuseppe.

“Miserando atque eligendo” è il motto, tratto dalle omelie di Beda il venerabile a commento del brano evangelico della vocazione di Matteo: “Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse (miserando atque eligendo, ndr), gli disse: seguimi”.


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