Il passaggio dell’uragano Sandy ha causato nelle regioni nord orientali
degli Stati Uniti più di 60 miliardi di dollari. La maggior parte dei Newyorkesi
ha già dimenticato i giorni del black-out, ma c’é un quartiere
dove il ritorno alla normalità è ancora un miraggio.
Quattro mesi dopo il passaggio dell’uragano Sandy, secondo l’ultimo rapporto della Downtown Alliance (un’organizzazione che promuove lo sviluppo socio economico della zona a sud di Manhattan), il 99 per cento degli spazi commerciali e residenziali nella zona a sud di Manhattan - dai negozi agli alberghi - ha riaperto i battenti. Secondo il rapporto la ripresa è vigorosa, il mercato immobiliare è in crescita e centinaia di milioni di dollari sono stati investiti per mettere la zona al riparo da futuri uragani. E tuttavia c’è un quartiere dove la ripresa ancora non si vede.
South Street Seaport, il vecchio molo in genere affollato dai turisti, è ancora un quartiere fantasma. Qui, secondo il Presidente del distretto di Manhattan Scott Stringer, l’85 per cento dei negozi è ancora chiuso e basta fare una passeggiata nella zona pedonale per rendersene conto: le famiglie che venivano qui per ammirare la vecchia goletta attraccata al molo e i turisti che dopo il pranzo con vista sul ponte di Brooklyn facevano shopping nel centro commerciale sono spariti .
Marco Pasanella, architetto e designer italo-americano che ha aperto su South Street un raffinato negozio di vini, Pasanella&Son, racconta: ”E’ incredibile, abbiamo avuto due metri d’acqua e siamo stati costretti a rifare tutto il negozio. E pensare che noi eravamo fra i “fortunati” perché, a differenza della maggior parte dei nostri vicini, gli impianti idraulici e di riscaldamento - non avendo la cantina - erano al piano superiore e non sono stati compromessi. Eppure diecimila bottiglie sono state danneggiate, le abbiamo svendute e la risposta di amici e vicini è stata straordinaria, ma il quartiere oggi è lungi dall’essere tornato alla normalità. Ci sono giornate dove vediamo due, ripeto, due clienti al giorno, non di più.”
Pochi isolati più avanti al Fetch Club, una pensione per cani, ci raccontano che il sistema computerizzato per il controllo delle telecamere (così i padroni possono osservare a distanza le loro creature durante il soggiorno) è andato distrutto: i lavori di ristrutturazione vanno per le lunghe e il centro ha solo parzialmente riaperto. Rimangono chiusi i negozi delle grandi catene, cruciali per incrementare il “foot traffic”, il traffico pedonale di South Street Seaport e del Pier 17. Qui si spera su una rinascita primaverile, ma soltanto Abercrombie & Fitch ha in programma la riapertura entro l’estate, per altri giganti come Gap e J.Crew la chiusura è a tempo indeterminato.
Per intere settimane dopo il passaggio di Sandy il rumore di fondo di questo quartiere è stato quello delle enormi pompe d’acqua che succhiavano centinaia di litri d'acqua dai seminterrati allagati. Poi è stata la volta dei generatori. Come ricorda Pasanella: “Certo, South Street Seaport non è Far Rockaway (la zona di Long Island messa in ginocchio dall’uragano), dove intere case sono state spazzate via, ma questo è un tipo di devastazione differente reso ancora più’ incredibile dal fatto che perfino a New York, a parte noi locali, nessuno sembra veramente essersene accorto”.
Quattro mesi dopo il passaggio dell’uragano Sandy, secondo l’ultimo rapporto della Downtown Alliance (un’organizzazione che promuove lo sviluppo socio economico della zona a sud di Manhattan), il 99 per cento degli spazi commerciali e residenziali nella zona a sud di Manhattan - dai negozi agli alberghi - ha riaperto i battenti. Secondo il rapporto la ripresa è vigorosa, il mercato immobiliare è in crescita e centinaia di milioni di dollari sono stati investiti per mettere la zona al riparo da futuri uragani. E tuttavia c’è un quartiere dove la ripresa ancora non si vede.
South Street Seaport, il vecchio molo in genere affollato dai turisti, è ancora un quartiere fantasma. Qui, secondo il Presidente del distretto di Manhattan Scott Stringer, l’85 per cento dei negozi è ancora chiuso e basta fare una passeggiata nella zona pedonale per rendersene conto: le famiglie che venivano qui per ammirare la vecchia goletta attraccata al molo e i turisti che dopo il pranzo con vista sul ponte di Brooklyn facevano shopping nel centro commerciale sono spariti .
Marco Pasanella, architetto e designer italo-americano che ha aperto su South Street un raffinato negozio di vini, Pasanella&Son, racconta: ”E’ incredibile, abbiamo avuto due metri d’acqua e siamo stati costretti a rifare tutto il negozio. E pensare che noi eravamo fra i “fortunati” perché, a differenza della maggior parte dei nostri vicini, gli impianti idraulici e di riscaldamento - non avendo la cantina - erano al piano superiore e non sono stati compromessi. Eppure diecimila bottiglie sono state danneggiate, le abbiamo svendute e la risposta di amici e vicini è stata straordinaria, ma il quartiere oggi è lungi dall’essere tornato alla normalità. Ci sono giornate dove vediamo due, ripeto, due clienti al giorno, non di più.”
Pochi isolati più avanti al Fetch Club, una pensione per cani, ci raccontano che il sistema computerizzato per il controllo delle telecamere (così i padroni possono osservare a distanza le loro creature durante il soggiorno) è andato distrutto: i lavori di ristrutturazione vanno per le lunghe e il centro ha solo parzialmente riaperto. Rimangono chiusi i negozi delle grandi catene, cruciali per incrementare il “foot traffic”, il traffico pedonale di South Street Seaport e del Pier 17. Qui si spera su una rinascita primaverile, ma soltanto Abercrombie & Fitch ha in programma la riapertura entro l’estate, per altri giganti come Gap e J.Crew la chiusura è a tempo indeterminato.
Per intere settimane dopo il passaggio di Sandy il rumore di fondo di questo quartiere è stato quello delle enormi pompe d’acqua che succhiavano centinaia di litri d'acqua dai seminterrati allagati. Poi è stata la volta dei generatori. Come ricorda Pasanella: “Certo, South Street Seaport non è Far Rockaway (la zona di Long Island messa in ginocchio dall’uragano), dove intere case sono state spazzate via, ma questo è un tipo di devastazione differente reso ancora più’ incredibile dal fatto che perfino a New York, a parte noi locali, nessuno sembra veramente essersene accorto”.
il blog Lpl di Francesca Forcella
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