martedì, marzo 26, 2013
Una Via Crucis sulle note di Liszt dedicata alle vittime della criminalità organizzata.  

Radio Vaticana - E’ quella messa in scena stasera a Napoli presso il conservatorio di San Pietro a Maiella su iniziativa dell’associazione "Libera". Le meditazioni dal titolo “Patì sotto il peso delle mafie” sono state scritte da don Tonino Palmese, vicario episcopale dell'arcidiocesi di Napoli per il Settore Carità. Oltre alla partecipazione di parenti delle vittime, delle autorità e di rappresentanti della giustizia, è previsto l’intervento del cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe. Paolo Ondarza ha chiesto al porporato di soffermarsi sullo scopo dell’iniziativa: ascolta

R. - È un tempo di sofferenza, di dolore. Questa è una preoccupazione anche della Chiesa che è stata così bene interpretata da don Tonino Palmese, il quale ha voluto vedere anche alla luce di Cristo, del morto innocente, i tanti dolori, i tanti morti che ingiustamente vengono sacrificati sull’altare da questa realtà peccaminosa, da queste organizzazioni criminali che non si fermano davanti a niente per commettere i loro efferati delitti, coinvolgendo quindi anche molti innocenti. Una lista lunga, enorme, di cui abbiamo il dovere morale, cristiano di ricordare perché ci sia un momento di coscientizzazione che porti al rifiuto di questa criminalità.

D. - Quindi un monito alla collettività, ma anche un modo per ricordare alla gente oppressa dalla mafia che Cristo sceglie di assumere la condizione di chi cade vittima della prepotenza, della criminalità…

R. - Il fatto stesso che si è voluto fare un’opera che coinvolgesse l’arte, la musica e che prevedesse la partecipazione di tanti parenti delle vittime innocenti, delle autorità, di coloro che rappresentano la giustizia, come il presidente del tribunale, il procuratore… è un grido che si vuole lanciare per sollecitare l’opinione pubblica a reagire con forza, con determinazione, contro questa efferatezza.

D. - Ma tra la gente abituata all’oppressione della mafia, è viva la speranza di una Pasqua di Resurrezione?

R. - Io credo di sì, perché la gente è molto sensibile a questa volontà di riscatto, di vedere rispettata la propria dignità personale, ma anche sociale e comunitaria. Allora dare forza e coraggio a queste forze positive nella società, mi sembra sia un dovere veramente cristiano, sociale ed umano che abbiamo tutti per cercare di realizzare un mondo migliore.

D. - Da pastore e guida della Chiesa di Napoli, cosa vuol dire annunciare Cristo Risorto?

R. - Annunciare il grande dono di amore che Dio ci ha fatto. Annunciare la dignità di ogni uomo di essere rispettato; annunciare che Cristo è venuto a salvarci, non solo per quella che è la nostra dimensione interiore e spirituale, ma anche per coinvolgere tutti gli uomini a creare una società più giusta. E quindi l’augurio che rivolgo ad ognuno di noi è quello di prendere coscienza della responsabilità che ha come uomo e come cristiano, per riscattarsi e riscattare la società nella quale la Provvidenza ci ha posti a vivere.


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