martedì, aprile 16, 2013
L’idea è stata però brevettata negli Usa  

GreenReport - Dai laboratori dell'Istituto di metodologie per l'analisi ambientale del Consiglio nazionale delle ricerche (Imaa-Cnr) di Tito Scalo (Potenza), nasce un innovativo materiale anti-inquinamento da utilizzare per bonificare terreni e acque contaminati. Si tratta delle «zeoliti da fly ash» (ceneri leggere), minerali sintetizzati a partire da acqua di mare e rifiuti prodotti nelle centrali termoelettriche. «Le zeoliti sono minerali idrati di silicio, comunemente ottenute con acqua distillata e utilizzate come "setacci chimici" come filtri per controllare gli odori e assorbenti per rimuovere elementi o molecole dalle acque contaminate - ha spiegato Claudia Belviso dell'Imaa-Cnr - La novità del nostro metodo consiste nell'averle sintetizzate impiegando acqua di mare, reperibile a costo zero, anziché acqua distillata e a temperature inferiori a 45°C, riducendo così nettamente anche la spesa energetica. La quantità di zeolite sintetizzata con questo nuovo processo è nettamente maggiore rispetto a quella formata con acqua distillata».

L'idea della stessa Belviso insieme a Saverio Fiore e Francesco Cavalcante del gruppo di ricerca "Microminerali, ambiente e salute", è stata brevettata negli Usa. Il risultato è stato ottenuto dopo cinque anni di esperimenti su un particolare materiale di scarto, altro aspetto innovativo della ricerca. «Il fly ash deriva dal combustibile fossile (carbone) delle centrali termoelettriche - ha aggiunto la ricercatrice dell'Imaa-Cnr - ed è costituito da materiale minerario refrattario alla combustione e da componenti residue per le quali la combustione avviene in modo incompleto».

Questo materiale residuale prodotto nelle centrali termoelettriche è considerato un rifiuto pericoloso da smaltire in discarica, e la sua ingente produzione negli Stati Uniti, in Cina e in India rappresenta un problema ambientale. «Le zeoliti sintetizzate a partire da questi scarti con il processo oggetto del brevetto potranno invece essere utilizzate come una sorta di ‘spugna' negli impianti di filtrazione per la bonifica di acque inquinate e per bonificare terreni contaminati da metalli pesanti come nichel, piombo e manganese, o da composti organici presenti in concentrazioni elevate», ha concluso Belviso.

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