mercoledì, aprile 03, 2013
Nei giorni scorsi si è assistito allo storico incontro tra papa Francesco e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Si può dire che l’unione tra le due confessioni cristiane è vicina? Cosa comporterebbe l’unione tra i due credi?

Non accadeva dal 1054, anno del Grande Scisma tra Cattolici ed Ortodossi, che un patriarca ortodosso partecipasse all’intronizzazione di un nuovo papa. Eppure lo scorso 19 marzo questo è accaduto, come hanno documentato le televisioni di tutto il mondo. Lo storico incontro è stato ben visto sia da parte cattolica che da quella ortodossa. Lo stesso patriarca Bartolomeo I ha dichiarato che l’unione tra le due confessioni cristiane è vicina, anche se probabilmente non accadrà mentre lui è ancora in vita. Anche papa Francesco, da parte sua, sembra che si stia impegnando in questa direzione: non si è mai apertamente definito “papa”, ma sempre vescovo di Roma.

Ma in realtà cosa comporterebbe l’unione tra le due confessioni? Proviamo ad analizzare i possibili punti di convergenza e divergenza. In primo luogo, tra le due confessioni non ci sono molte differenze dal punto di vista teologico. Per esempio, entrambi riconoscono la validità del Battesimo e dell’Eucaristia dell’altra parte, anche se gli ortodossi non riconoscono alla Cresima la validità di sacramento, che amministrano insieme con il Battesimo e non come un sacramento a parte. Per gli ortodossi non si può neanche dire che i sacramenti siano un numero preciso, mentre i cattolici ne riconoscono 7.

Per quanto riguarda il sacramento dell’Ordine, sia i preti cattolici che quelli ortodossi discendono direttamente dagli apostoli, per cui entrambi si riconoscono reciprocamente. Per intenderci, quando un prete ortodosso consacra le ostie, queste diventano il Corpo di Cristo, come avviene per un prete cattolico. La Chiesa Cattolica, invece, non riconosce la celebrazione liturgica fatta dai protestanti, in quanto i loro pastori non discendono direttamente dagli apostoli. L’unica differenza tra i preti cattolici e quelli ortodossi consiste nel fatto che gli ortodossi possono sposarsi, mentre i cattolici di rito romano no. In realtà neanche questo costituirebbe un problema, in quanto all’interno della Chiesa Cattolica i preti di rito orientale possono sposarsi.

L’unità delle due confessioni cristiane, quindi, non presenterebbe grossi problemi dal punto di vista dei sacramenti e in generale teologico. L’unico problema potrebbe essere la famosa questione del “Filioque”. In pratica, mentre per i cattolici lo Spirito Santo discende dal Padre e dal Figlio (Filioque), per gli ortodossi lo Spirito Santo discende solo dal Padre. Tuttavia non può essere certo questo dilemma, mai risolto nella storia, ad ostacolare l’unione tra le due confessioni.

Dal punto di vista spirituale, gli ortodossi prediligono l’ascesi rispetto ai cattolici. I primi, infatti, ritengono che Dio non si possa conoscere così com’è, in quanto è Mistero. Per i cattolici, invece, Dio si può conoscere, in quanto è stato rivelato da Gesù Cristo. Questa divergenza spirituale, però, non dovrebbe costituire un grosso problema: anche all’interno della stessa Chiesa Cattolica vi sono spiritualità diverse (basti pensare ai movimenti del Rinnovamento nello Spirito o dei Neocatecumenali) che esaltano aspetti diversi della stessa fede.

Il problema reale che attualmente ostacola l’unione tra cattolici ed ortodossi consiste nella diversa visione della figura del Pontefice, al quale gli ortodossi riconoscono solo il primato nella carità ma non il primato nelle decisioni. Alla soluzione di questo problema sono chiamati a lavorare entrambe le parti, al fine di superare queste divergenze e realizzare così quel comando che il Cristo ha dato prima di morire: ut unum sint (che siano una cosa sola). Le premesse date dall’incontro tra il nuovo papa e il patriarca di Costantinopoli sono buone. Stiamo a vedere quali frutti porterà.

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