“La sigaretta è un tubicino che ha ad una estremità una brace ed all’altra un aspirante suicida”, così la pensava Balzac
Nonostante l’informazione entri nelle nostre case oggi molto più di ieri, i fumatori sono ancora molti. E molto giovani. Tenere in mano una sigaretta non è nient’altro che una moda, ma mentre tutte le mode passano, questa sembra non averne alcuna intenzione. L’indagine Doxa commissionata dall’Osservatorio Fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità ci dice che nel 2012 sono state bruciate quotidianamente 140 milioni di sigarette in tutta l’Italia. L’allarme è ancora più forte: nonostante la crisi, i fumatori non intendono smettere, anche perché esiste un’alternativa meno costosa: il tabacco sfuso. E’ sempre più facile vedere in mezzo alla strada, o anche a scuola, giovani che “rollano” la sigaretta con le loro stesse mani, riuscendo a risparmiare la metà del costo.
“Molto resta ancora da fare – sostiene Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di S anità - soprattutto se si pensa che oltre l’80% dei fumatori crede di essere in buona salute. Bisogna lavorare ancora per aumentare la consapevolezza del rischio. E’ ancora troppo basso l’accesso ai 380 centri antifumo che da anni l’Istituto Superiore di Sanità censisce e supporta come il più valido alleato del Servizio Sanitario Nazionale nella lotta al tabagismo”.
Smettere di fumare: ma come si fa? Il Ministero della Salute ci elenca 5 fasi fondamentali da passare per liberarsi completamente da questo vizio. La prima fase è quella “pre-riflessiva”, in cui non si è ancora consapevoli dei danni a cui si va incontro; la seconda di “riflessione”, cioè quando si iniziano a valutare i pro e i contro; la terza viene definita “attiva” perché o si chiede aiuto o si smette di acquistare l’oggetto del desiderio; la quarta è di “mantenimento” perché il fumatore (ormai ex) si astiene da almeno sei mesi. L’ultima fase, che non sempre si manifesta, è di “ricaduta” perché si torna a fumare per un brevissimo tempo ma, poco dopo, si torna sui propri passi. Terminata l’ultima fase ci si libera dall’amata-odiata sigaretta.
Ma in pratica come si fa? Gli esperti sono tutti d’accordo: la parola chiave è “volontà”. Bisogna avere prima di tutto quella, e poi pensare al resto. E’ molto importante liberarsi di quegli oggetti che ci ricordano il fumo (mozziconi, posacenere, accendini) e circondarsi delle persone che ci vogliono bene e possono farci pensare ad altro. E’ importante ricordare che il bisogno dura solo qualche minuto e che, per pochi secondi di tentazione, si perdono anni preziosi di vita. Bisogna inoltre sottolineare che non sempre si aumenta di peso, anzi chi tiene duro, poiché aumenta l’energia, migliora le proprie prestazioni fisiche e quindi il proprio corpo. Infine, è utile controllarsi le tasche: un pacchetto al giorno costa circa 1.500 euro all’anno, più la propria vita e quella di chi ci sta intorno.
Nonostante l’informazione entri nelle nostre case oggi molto più di ieri, i fumatori sono ancora molti. E molto giovani. Tenere in mano una sigaretta non è nient’altro che una moda, ma mentre tutte le mode passano, questa sembra non averne alcuna intenzione. L’indagine Doxa commissionata dall’Osservatorio Fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità ci dice che nel 2012 sono state bruciate quotidianamente 140 milioni di sigarette in tutta l’Italia. L’allarme è ancora più forte: nonostante la crisi, i fumatori non intendono smettere, anche perché esiste un’alternativa meno costosa: il tabacco sfuso. E’ sempre più facile vedere in mezzo alla strada, o anche a scuola, giovani che “rollano” la sigaretta con le loro stesse mani, riuscendo a risparmiare la metà del costo.
“Molto resta ancora da fare – sostiene Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di S anità - soprattutto se si pensa che oltre l’80% dei fumatori crede di essere in buona salute. Bisogna lavorare ancora per aumentare la consapevolezza del rischio. E’ ancora troppo basso l’accesso ai 380 centri antifumo che da anni l’Istituto Superiore di Sanità censisce e supporta come il più valido alleato del Servizio Sanitario Nazionale nella lotta al tabagismo”.
Smettere di fumare: ma come si fa? Il Ministero della Salute ci elenca 5 fasi fondamentali da passare per liberarsi completamente da questo vizio. La prima fase è quella “pre-riflessiva”, in cui non si è ancora consapevoli dei danni a cui si va incontro; la seconda di “riflessione”, cioè quando si iniziano a valutare i pro e i contro; la terza viene definita “attiva” perché o si chiede aiuto o si smette di acquistare l’oggetto del desiderio; la quarta è di “mantenimento” perché il fumatore (ormai ex) si astiene da almeno sei mesi. L’ultima fase, che non sempre si manifesta, è di “ricaduta” perché si torna a fumare per un brevissimo tempo ma, poco dopo, si torna sui propri passi. Terminata l’ultima fase ci si libera dall’amata-odiata sigaretta.
Ma in pratica come si fa? Gli esperti sono tutti d’accordo: la parola chiave è “volontà”. Bisogna avere prima di tutto quella, e poi pensare al resto. E’ molto importante liberarsi di quegli oggetti che ci ricordano il fumo (mozziconi, posacenere, accendini) e circondarsi delle persone che ci vogliono bene e possono farci pensare ad altro. E’ importante ricordare che il bisogno dura solo qualche minuto e che, per pochi secondi di tentazione, si perdono anni preziosi di vita. Bisogna inoltre sottolineare che non sempre si aumenta di peso, anzi chi tiene duro, poiché aumenta l’energia, migliora le proprie prestazioni fisiche e quindi il proprio corpo. Infine, è utile controllarsi le tasche: un pacchetto al giorno costa circa 1.500 euro all’anno, più la propria vita e quella di chi ci sta intorno.
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