Corea del Nord: sale la temperatura. Usa, Alaska e Hawaii sono fuori della portata dei missili dell’arsenale di Pyongyang
Mass media e opinione pubblica americani minimizzano il rischio di
un conflitto su larga scala, ma il Pentagono ha pronto il
dispiegamento sull’isola di Guam con un sofisticato sistema anti
missilistico.
Dopo l’annuncio del via libera ad un attacco nucleare della Corea del Nord contro gli Stati Uniti, la Casa Bianca ha risposto con un messaggio chiaro: ”Basta alle provocazioni, la Corea del Nord deve smetterla e conformarsi agli obblighi internazionali”. E alle parole sono seguite le azioni: il Pentagono nelle prossime settimane invierà alla base americana di Guam, nel Pacifico, un sofisticato sistema di difesa missilistico: il terminal high altitude area defense completo di lancia missili, intercettori e radar. Non solo due navi da guerra americane si stanno spostando nelle acque del Pacifico per monitorare la situazione (video). Insomma, con cautela e diplomazia, gli Stati Uniti fanno sapere di non sottovalutare la minaccia nord coreana, di essere pronti a difendersi, ma di non crederci fino in fondo.
Difficile che i missili dell’attuale arsenale nordcoreano possano raggiungere l’isola di Guam al limite della portata dei Musudan. Altri missili di portata maggiore che potrebbero minacciare Alaska e Hawaii non hanno ancora sufficiente sperimentazione balistica. Ad Austin, in Texas, una delle città nel mirino di Kim Jong-un, dormono ancora sonni tranquilli.
Per sentire il polso dell’America e capire cosa ne pensa l’opinione pubblica, oggi a New York ho cercato di intervistare la gente per la strada ponendogli questa domanda: ”Il rischio di un’azione nucleare da parte della Corea del Nord è reale o siamo di fronte a un altro bluff ?”. Pochissimi si sono fermati, la sensazione è che la notizia non era nel loro radar, si sentivano impreparati a rispondere o non si erano ancora formati un’idea in proposito. I pochi che si sono lasciati intervistare mi hanno detto che si tratta di un altro bluff, un altro esempio della retorica belligerante di un dittatore in cerca di attenzione.
Caitlin Hayden, portavoce della Casa Bianca e del National Security Council mi ha scritto: “Queste minacce non sono utili nè costruttive. Questa ennesima provocazione isola ancora di più la Corea del Nord dal resto della comunità internazionale e frena lo sviluppo economico”.
blog Lpl "On Location"
a cura di Francesca Forcella
Dopo l’annuncio del via libera ad un attacco nucleare della Corea del Nord contro gli Stati Uniti, la Casa Bianca ha risposto con un messaggio chiaro: ”Basta alle provocazioni, la Corea del Nord deve smetterla e conformarsi agli obblighi internazionali”. E alle parole sono seguite le azioni: il Pentagono nelle prossime settimane invierà alla base americana di Guam, nel Pacifico, un sofisticato sistema di difesa missilistico: il terminal high altitude area defense completo di lancia missili, intercettori e radar. Non solo due navi da guerra americane si stanno spostando nelle acque del Pacifico per monitorare la situazione (video). Insomma, con cautela e diplomazia, gli Stati Uniti fanno sapere di non sottovalutare la minaccia nord coreana, di essere pronti a difendersi, ma di non crederci fino in fondo.
Difficile che i missili dell’attuale arsenale nordcoreano possano raggiungere l’isola di Guam al limite della portata dei Musudan. Altri missili di portata maggiore che potrebbero minacciare Alaska e Hawaii non hanno ancora sufficiente sperimentazione balistica. Ad Austin, in Texas, una delle città nel mirino di Kim Jong-un, dormono ancora sonni tranquilli.
Per sentire il polso dell’America e capire cosa ne pensa l’opinione pubblica, oggi a New York ho cercato di intervistare la gente per la strada ponendogli questa domanda: ”Il rischio di un’azione nucleare da parte della Corea del Nord è reale o siamo di fronte a un altro bluff ?”. Pochissimi si sono fermati, la sensazione è che la notizia non era nel loro radar, si sentivano impreparati a rispondere o non si erano ancora formati un’idea in proposito. I pochi che si sono lasciati intervistare mi hanno detto che si tratta di un altro bluff, un altro esempio della retorica belligerante di un dittatore in cerca di attenzione.
Caitlin Hayden, portavoce della Casa Bianca e del National Security Council mi ha scritto: “Queste minacce non sono utili nè costruttive. Questa ennesima provocazione isola ancora di più la Corea del Nord dal resto della comunità internazionale e frena lo sviluppo economico”.
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a cura di Francesca Forcella
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Sono presenti 2 commenti
Ma questo Benedetto pinpin coreano pensasse e si concentrasse a trovare una soluzione per sviluppare l economia della sua nazione e non per annegarla ancor di piú nella povertà con stí missili supposta che si ritrova!!
Avevano preso sottogamba anche adolf hitler a suo tempo
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