sabato, aprile 20, 2013
Yara Gambirasio, una bambina di tredici anni, giovane promessa dello sport, figlia di una famiglia per bene e che l’amava più di ogni altra cosa al mondo, scompare il 26 novembre 2010. Ad oggi, purtroppo, il suo caso è ancora irrisolto.

di Simona Santullo

Il 26 novembre 2010 Yara esce di casa alle 17:30 per recarsi nella palestra che abitualmente frequentava, per consegnare alle sue insegnanti di ginnastica la musica per il saggio di danza artistica che avrebbe dovuto svolgersi di lì a qualche giorno. Alle 18:44 di quella stessa sera, Yara risponde al messaggio che la sua amica Martina le invia poco prima per avere la conferma di un loro appuntamento alle ore 8:00 della mattina seguente. Dopo le 19 di quella stessa sera, la piccola Yara non è più rintracciabile in nessun modo, sembra sia scomparsa nel nulla, senza lasciare traccia.

Il 26 febbraio 2011 il suo corpo senza vita viene ritrovato in un campo del Bergamasco da un uomo del posto mentre portava a spasso il suo cane. Il ritrovamento avviene ad appena 300 metri dal centro di coordinamento ricerche organizzato dal Comando di Polizia di Chignolo d’Isola. Eppure le campagne del Bergamasco erano state perlustrate scrupolosamente da Polizia, Carabinieri, Protezione Civile, Volontari del luogo, senza alcun risultato; quello stesso campo era stato perlustrato tre volte, prima del ritrovamento di Yara. Per aiutare e facilitare le indagini, furono impiegati anche i “cani molecolari”, in grado di memorizzare l’odore di una persona annusando un oggetto o un indumento, che portarono gli investigatori in un cantiere di un centro commerciale in costruzione, che si trova dalla parte opposta alla strada che Yara avrebbe dovuto percorrere. Lì è stata cercata ovunque, senza però alcun risultato.

A finire immediatamente nel registro degli indagati, accusato da subito di essere coinvolto nel rapimento di Yara, fu un operaio marocchino di nome Mohamed Fikri, che ad oggi non è più indagato per omicidio, ma per favoreggiamento verso ignoti, e che all’epoca lavorava come muratore nel cantiere di Mapello. Dopo i primi accertamenti, gli investigatori decisero di abbandonare la pista del cantiere e di concentrarsi sui DNA delle persone del luogo, sperando di trovare una qualche compatibilità con quello ritrovato sui vestiti di Yara. Da allora sono stati prelevati ed analizzati circa 13.000 campioni di DNA. Analizzando a tappeto i codici genetici di un’intera popolazione si è arrivati a trovare una traccia di DNA che avrebbe delle analogie con quello trovato sui vestiti di Yara, e che sarebbe compatibile geneticamente con quelli di alcuni componenti della famiglia Guerinoni.

Gli inquirenti a questo punto hanno ritenuto di dover quanto meno approfondire la pista scoperta e hanno chiesto la riesumazione del corpo di Giuseppe Guerinoni, autista di autobus morto nel 1999; il risultato ottenuto conferma la compatibilità del DNA di Guerinoni con quello ritrovato sui vestiti di Yara. A due anni dalla morte della ragazza, finalmente arriva una piccola grande speranza, che conferma l’unica ipotesi rimasta ancora aperta nell’inchiesta e che porta il nome dell’ex autista di Gorno e di un suo presunto figlio illegittimo. A rafforzare questa tesi ci sarebbero gli accertamenti compiuti sul cromosoma Y, quello che si trasmette da padre a figlio, e che confermano che il cromosoma Y di Giuseppe Guerinoni e quello dell’assassino sono identici.

Dopo questa importante scoperta, che potrebbe portare alla risoluzione del caso, un amico/collega dell’autista di Gorno ha rivelato agli inquirenti che Guerinoni nel 1962-63 avrebbe avuto un figlio illegittimo da una donna della Val Serina con la quale aveva una relazione extraconiugale. Stando così le cose, questo figlio, di cui ad oggi ancora non si conosce il nome, sarebbe il probabile assassino di Yara.

Le indagini quindi aprono una nuova pista tutta da seguire, quella di San Lorenzo di Ravetta, dove dovrebbe vivere la madre dell’assassino, che ad oggi, se fosse ancora in vita, dovrebbe avere circa settan’anni, mentre il figlio circa cinquanta. Sempre sulla base delle rivelazioni fatte dall’amico dell’ex autista, anche altre persone sapevano di questa relazione: ma allora perché nessuno parla? Perché nessuno è in grado o non ha il coraggio di dare degli indizi utili per far arrestare una persona che ha ucciso una bambina con sei coltellate alla schiena, alla gola e ai polsi? Questa persona merita la galera, non certo la libertà.

A distanza di anni, la rabbia, il dolore e il ricordo non scompaiono, le persone che hanno conosciuto Yara, che le hanno voluto bene, non si consolano, non si rassegnano, vogliono e meritano la verità, e soprattutto vogliono che sia fatta giustizia. Il tempo in questo caso è prezioso, perché il 26 febbraio prossimo scadranno i due anni che servono per poter chiudere l’inchiesta. O si trova l’assassino o si procederà con l’archiviazione del caso.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

analizzare dna compagne forse il padre di una di loro è il colpevole questa persona potrebbe avere dei figli

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